Capitolo 8- Violence.

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Se c'era una cosa che odiavo dei lunedì mattina era il fatto che la settimana iniziava e tutto doveva ricominciare da capo.

Odiavo quando mia madre mi chiamava a tavola con sufficienza, quando mio padre mi picchiava perché non avevo fatto le cose per bene, quando mia sorella rideva di me perché fallivo.

Per loro non valevo niente, ed ogni settimana me lo dimostravano in modo diverso.

Così, decisi di mettere in pratica ciò che mi aveva consigliato Ashton.
Non avrei dovuto fare nulla di quello che spettava ad Holly, ed avrei dovuto ignorare i rimproveri dei miei genitori.

Quella mattina non preparai la colazione per nessuno, tranne che per me.
Quando i miei genitori scesero e videro che non c'era nulla in tavola, mi sgridarono pesantemente, e mio padre mi diede anche un ceffone, a causa del mio vaffanculo contro di loro.

Ma come ogni mattina, andai a scuola, pronta a ricevere altri insulti.

"Oh, dove hai lasciato la tua guardia del corpo, Lauren?"

"Luke non è la mia guardia del corpo."

"Beh, io non capisco come faccia a stare con una come te. Insomma, guardati, sei una nullità. Ti vesti con degli stracci e ti credi tanto intelligente ma non lo sei." Karima, una delle ragazze troie della scuola, mi fermò in mezzo al corridoio, sfottendomi.

"Sicuramente mi vesto più di te, e sono più intelligente di te."

"Ma certo, povera sfigata, certo." Mi spinse contro gli armadietti, ridacchiando, e puntandomi un dito contro la faccia.

"Non azzardarti a rispondermi un'altra volta, oppure finisci male."

"Cosa mi fai?" Le sorrisi, cercando di calmare la burrasca dentro di me.

"Potrei chiamare il mio fidanzato Evan che è nella squadra di basket, e farti picchiare a sangue."

"Sicuramente, guarda."

La spinsi via, entrando nella classe di inglese, e sperando di non rivederla per il resto della giornata.

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Uscii da scuola velocemente, sperando di non incontrare nessuno, ma ovviamente, non andò così.

"Oh, ciao, piccola troietta. Karima mi ha detto che tu le hai risposto. E sai benissimo cosa facciamo alle persone che non ci stanno simpatiche, no?" Evan mi fissò con un sorriso inquietante, mentre io cercavo di allontanarmi il più possibile.

Indietreggiai, sbattendo contro il ragazzo dai capelli mori che avevo visto al caffè.

"Oh, qui abbiamo la bambolina..."
Evan strinse i pugni, mentre tutta la squadra di basket mi accerchiava.

"Ragazzi, possiamo lasciarla in pace, no?"

"Sei impazzito, Michael? Eppure tu sei il capitano, non dovresti dire cose del genere." Evan rise, dandomi un pugno sulla mascella.

Sentii il sangue colare dal labbro spaccato, e sperai di scappare il più lontano possibile, ma purtroppo, ero già stata totalmente accerchiata.
Michael rimase in seconda fila, con la paura negli occhi.

Nel frattempo, dentro di me, si stava scatenando una tempesta.
I ragazzi mi si stavano avvicinando piano, mentre Evan li precedeva.

"Ragazzi, non fatele del male."

"Michael, smettila di fare il bambino, anzi, se vuoi, puoi sferrare il pugno di inizio." Evan rise, mettendosi davanti a me.

"Non ha fatto nulla di male."

"Beh, ha insultato Karima, ed è un buon pretesto per picchiarla."

Michael aprì bocca nuovamente, ma Evan aveva già sferrato due pugni alla mia fronte, ed il resto della compagnia aveva iniziato a prendermi a calci.

Mi accasciai a terra, mentre il ragazzo moro continuava a prendermi a calci ed Evan si inginocchiava davanti la mia faccia sanguinante.

"Piccola troietta, adesso non fai più la spavalda?" Uno schiaffo arrivò sulla mia faccia già martoriata, e uno sputo colpì il prato accanto a me.

"Puttana. Così sai che non ci si deve mettere contro la fidanzata di uno dei nostri amici." Un ragazzo che non conoscevo parlò, ed io cercai di alzarmi, ma un pugno sulla schiena da parte di Evan me lo impedì.

Persi i sensi qualche minuto dopo, e feci in tempo a vedere i ragazzi darsi il cinque e andarsene, mentre io restavo a terra da sola e senza aiuto.

How To Be(come) A Happy Person: Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora