Capitolo 14- Mission Impossible.

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Io e Calum, dopo la scuola, decidemmo di andare a casa del moro, visto che non potevo tornare a casa mia, e che probabilmente i miei mi avrebbero uccisa appena mi avessero visto.

"Bene, posa lo zaino in camera mia, prendi un po' dei miei vestiti, e scendi a mangiare, penso che sia tutto pronto."

"Va bene, faccio subito."

Feci ciò che mi aveva detto Calum, e in un batter d'occhio mi ritrovai in cucina a mangiare con lui.

"Tua madre?"

"È con mio padre a lavoro. Non tornerà prima di stasera. Penso che tua madre l'abbia avvertita della tua fuga." Virgolettò l'ultima parola.

"Bene, meglio che non mi trovi qui, allora."

"Lo credo anche io."

Stetti in silenzio, continuando a mangiare.

"Pensi che questo si risolverà?"

"Non ne ho la minima idea."

Finii di mangiare e lavai i piatti, sedendomi sul divano del soggiorno.

"Dove sei stata stanotte?"

"A casa del ragazzo con cui faccio terapia."

Sorrisi istintivamente, al solo pensiero di Michael.
Dannazione.

"Ancora non mi hai detto chi sia. Io ti ho anche raccontato di quello che c'è tra me ed Ashton, ma tu non mi hai illuminato sul tuo misterioso compagno di terapia."

"Lo so, ma non posso farlo."

"Tanto lo scoprirò comunque, lo sai benissimo."

Alzai le spalle, incurante.

"Quando succederà, probabilmente sarai sconvolto."

Calum rise, accendendo la televisione.

"Pensi che Ashton sia sincero riguardo i suoi sentimenti?"

"Vacci piano, Calum, praticamente ieri vi siete baciati, non correre."

"Lo so, ma ho bisogno di certezze, e non so se lui me le possa dare."

Annuii, borbottando qualcosa di incomprensibile.

"Ho paura per te, Lauren."

"Oh, non averne. Probabilmente finirò ammazzata di botte, ma poco importa."

"Dovresti andare in un posto sicuro, per non incontrare nessuno dei tuoi."

"Penso di poter ritornare a casa di quel ragazzo, sperando che non gli dia fastidio."

"I tuoi genitori potrebbero denunciare la tua scomparsa, lo sai?"

"Oh, non lo faranno. Sono solo un peso, per loro. Mi odiano, mi denigrano e mi sfottono. Sono solo un giocattolo."

"Scusami."

"No, tranquillo. Anzi, se hai qualche ansiolitico in casa potresti darmelo? Avrò problemi a procurarmene in futuro."

"Sì."

"I miei mi troveranno presto. In ogni caso, Calum, sappi che ti voglio bene."

"Non dire così, sai benissimo che non succederà niente di terribile."

"Non ne sarei così sicura."

~~~~~~~~~~

"Beh, Calum, grazie per tutto, probabilmente ci vedremo domani a scuola, in ogni caso, se i miei si presentano qui, dì che non mi hai vista."

"Lo farò."

Restammo sullo stipite della porta entrambi, prima che io lo abbracciassi di scatto.

"Ho così paura, Calum."

"Non devi averne. Tu sei forte, Lauren."

Sciolsi l'abbraccio, e mi girai verso il vialetto, iniziando a camminare.
Prima di uscire totalmente dalla casa, mi voltai un'ultima volta verso di lui, parlando.

"Michael Clifford."

"Che c'entra Michael?"

"È lui il compagno di terapia."

~~~~~~~~~~

Così, mi ritrovai davanti la stessa casa nel giro di nemmeno ventiquattro ore.

Tutto ciò era terribilmente inquietante.
Bussai alla porta, che si aprì cigolando qualche secondo dopo, facendo apparire Michael sulla soglia.

"Oh, sei di nuovo qui?"

"A quanto pare..."

"Entra su, sei in tempo per la cena."

"Grazie Michael, per quello che stai facendo."

"Oh no, non ringraziarmi. Penso che avresti fatto lo stesso."

Mi baciò di nuovo, lentamente e a stampo.
E sentii i brividi diffondersi per tutto il mio corpo.

How To Be(come) A Happy Person: Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora