Capitolo 17- Less.

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"Credo che sia ora di raccontarti il resto."

"C'è altro? Pensavo che la morte di tuo padre fosse la causa dei tuoi attacchi."

"Non solo."

La macchina partì, ed io sfregai le mani, pensando a cos'altro potesse ancora dirmi.

"Alle medie, non ero esattamente benvoluto. Un professore mi ha picchiato, e voleva fare sesso con me, ma sono riuscito a scappare."

"Lo hai detto a qualcuno?"

"Sì, ma nessuno mi ha creduto. Pensavano che io fossi ancora piccolo per capire il peso delle cose. Peccato che non si rendessero conto che era orribile stare con quel viscido verme ogni giorno."

"Gli attacchi sono nati da quello?"

"Sì. Mio padre è morto due anni fa, e da lì tutto si è fatto più difficile."

"A scuola non lo hai mai dato a vedere."

"Ho imparato a nascondere il dolore. Anche tu lo fai spesso."

Annuii, guardando verso fuori dal finestrino.

"Sai cosa mi fa più rabbia? Il fatto che mi abbia rovinato la vita. Non sono più lo stesso, ed è solo colpa sua."

"Michael, si può sempre ricominciare. Cosa credi che stia facendo io? Sono ancora qui, anche dopo tutto quello che è successo con i miei. Mi sono abbattuta? Dobbiamo andare avanti, non c'è altro modo."

Michael sospirò, prima di posteggiare davanti casa.

"Puoi aiutarmi ad allontanare tutto questo?"

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Il giorno dopo c'era qualcosa di strano nell'aria, ma non riuscivo ad identificare cosa.

Michael sembrava felice, ed ero sicura che mi nascondesse qualcosa, in più, Calum sorrideva troppo per essere un giorno normale.

Così, quando entrai a scuola e sentii i soliti mormorii sui miei vestiti e sul mio modo di fare, non me ne curai più di tanto, concentrata com'ero a cercare di capire cosa prendesse ai miei amici.

Le prime ore di lezione passarono in fretta, ed in un batter d'occhio mi ritrovai in mensa per il pranzo.

"Ieri ho chiesto di uscire a Malia."

"Cosa?" Mi voltai verso Luke, mentre Calum ridacchiava.

"Era ora amico, è da due settimane che cerchi di farlo."

"Lo so."

"Qualcuno mi può spiegare perché nessuno me lo ha detto?"

"Eri troppo impegnata con il tuo amico."

"Quale amico?" La voce di Luke giunse lontana alle mie orecchie, perché un botto mi fece sussultare.

Michael era appena salito su un tavolo della mensa, e tutti gli studenti lo guardavano rapiti.

"Penso che tutti qui mi conosciate, ma nel caso contrario, io sono Michael Clifford."

Dei cori incoraggianti partirono da tutta la mensa, mentre io continuavo a fissarlo incuriosita.

"C'è una persona in questa stanza, che viene continuamente insultata, picchiata e denigrata, per cose che non hanno senso. Questa persona, mi ha fatto capire tante cose, durante queste settimane, e mi sono accorto di amare questa persona. Mi dispiace, per chi pensava che mi sarebbe piaciuta una troia come la tua fidanzata, Evan, e mi dispiace per chi pensava che io non avessi problemi e fossi l'immagine del ragazzo perfetto.
Non lo sono. Sono solo una persona che ha patito tanto, e che grazie a questa ragazza, sta ricominciando a vivere. Grazie, Lauren."

Evan si alzò di scatto dalla panca, mentre Michael scendeva dal tavolo.

"Sei impazzito? Ti piace quella puttana là?" Mi indicò col dito, mentre Calum e Luke gli saltavano addosso.

"Chiedile scusa, stronzo." Michael lo prese per la maglia, dandogli un pugno.

"E no, non mi piace, io la amo. E sicuramente, è meno troia della tua ragazza."

Mi sorrise, prima di porgermi la mano e farmi uscire dalla sala.

"L'hai fatto sul serio?"

"Penso di sì."

"Credo di poter svenire da un momento all'altro."

"Ci sarò io a sorreggerti."

Mi baciò dolcemente, e capii di aver trovato qualcuno per cui continuare a vivere.

How To Be(come) A Happy Person: Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora