Avevo le spalle contro al coperchio del cassone mentre mangiavo le mie patatine in silenzio. Era da tempo che non mi ero permesso mangiarle dato che erano considerate veleno per la mia dieta.
-Hai preso solo quelle?- chiese Clifford che stava addentando una mela verde precedentemente pulita con una maglietta presumibilmente sporca.
-Sì, costavano poco- alzai le spalle notando che ora i miei piedi non avevano preso la forma delle scarpe, ma era successo il contrario.
-E non hai pensato a prendere dell'acqua?- ed io rimasi stupita. In effetti aveva ragione.
Lui sbuffò allungandosi da un lato del materasso per prendere una bottiglietta e lanciarmela. La aprii bevendone un po' per poi sciacquarmi le labbra salate con la lingua umida.
Clifford non mi levava gli occhi di dosso.
-Ho qualcosa che non va?- chiesi sorridendo cordialmente raddrizzando la postura.
-Sarebbe strano se vedessi qualcosa che va in te- io lo guardai scioccata. Io ero la persona più normale del mondo.
-Sei figlia unica?- chiese lui mordendo la mela.
-Perché me lo chiedi?- socchiusi gli occhi incuriosita. Non aveva parlato per tutto il giorno, perché ora voleva intraprendere una conversazione normale con me?
-Se tu sei Syd, volevo sentire come i tuoi genitori avessero chiamato gli altri figli- alzò le spalle sorridendo in modo strafottente.
Alzai gli occhi al cielo ignorando la parte offensiva della domanda.
-Adelina, Petrarca, Dartagnan e Merlino- conclusi complimentandomi mentalmente per la fantasia usata nella creazione dei nomi.
Lui scoppiò a ridere di gusto sdraiandosi sul materasso e tenendosi la pancia con un braccio, stava letteralmente piangendo dalle risate. Questo mi fece sorridere.
-Dí un po', erano per caso drogati i tuoi genitori?- nascosi un sorriso.
-No, volevano solo dei nomi originali- mi meravigliai per la mia abilità nel mentire.
Inutile dire che i nostri nomi fossero davvero originali, ma il motivo per il quale li portiamo è per puro patriottismo.
-E dimmi, il nome dei tuoi genitori?- sorrisi tristemente guardando in basso.
-Carl e Lucinda- lui smise di ridere guardandomi da sdraiato.
-Nomi normali, che noia- se ne uscì facendomi ruotare gli occhi. -Tu invece?- chiesi sorridendo. Clifford si gelò girandosi dalla parte opposta.
Afferrò un cuscino disordinatamente lanciato sul letto improvvisato e me ne passò un altro.
-Dormi- la sua voce era diventata gelida. Io presi ancora un altro sorso d'acqua prima di stendermi anch'io.
-Buona notte Clifford- e mi fermai a fissare il plexiglass sul soffitto lasciando che il sereno cielo australiano mi portasse nel mondo dei sogni.
-Animaletto- avvolsi di più le braccia attorno al cuscino caldo. Non volevo svegliarmi.
-Animaletto sveglia- cacciai via le dita che mi toccavano la spalla.
-Animaletto, stai sbavando sulla mia maglietta preferita- aprii gli occhi di scatto ritrovandomi avvinghiata al petto di Clifford. Mi staccai all'istante buttandomi all'indietro e andando a sbattere contro alla parete del cassone.
Lui iniziò a ridere mentre le mie guance diventavano di un acceso color rosso pomodoro.
-Non è divertente- protestai massaggiandomi la nuca.
Lui però non smetteva di sghignazzare neanche quando, in preda ad un impeto di rabbia, gli tirai una cuscinata addosso.
Oddio che avevo combinato?
-Mi dispiace, non volevo- e mi portai le mani alla bocca per nascondermi.
-Era un cuscino, il massimo che potevi farmi era scompigliarmi- e fissò i suoi occhi ghiaccio nei miei scuri. Tirai indietro una ciocca nera sorridendo in imbarazzo.
-E comunque non sbavo- conclusi imbronciata facendolo tornare a ridere e questa volta non riuscii a trattenere un sorriso ampio.
Mi piaceva la sua libertà nel manifestare le emozioni. Mi sarebbe piaciuto riuscire a ridere come faceva lui, ma andava contro ogni principio di galateo ed educazione.
-Ora scendi animaletto, si riparte per Sydney- afferrai il mio zaino sotto lo sguardo di Clifford che diligentemente raccoglieva la sporcizia lasciata dalla "cena" e apriva il cassone.
Feci in tempo ad allacciarmi le scarpe prima di vedere i suoi capelli verdi far capolino per ricordarmi di fare in fretta. Sbuffando saltai giù e, con qualche difficoltà, atterrai di fianco a lui.
Tornare a sedermi su quel sedile in pelle fu come ricominciare da zero. Lui a guidare muto come un pesce, io annoiata a morte e pure preoccupata.
Era passato quasi un giorno dalla mia partenza, chissà come stavano a palazzo. Melbourne si stará occupando dei ragazzi? E loro staranno facendo impazzire miss Malia? E che novitá ci sono sul piano rivoluzione?Mi portai una mano alla tempia mentre ripensavo a tutte le strategie belliche messe in atto negli ultimi periodi, ai vari grafici di morti e di battaglie vinte, anche se il numero di quelle perse era di gran lunga superiore. Melbourne, che anni prima aveva lasciato a me il regno per occuparsi dell'esercito, era colui che mi informava dal fronte militare, ma purtroppo una regina deve saper governare su più fronti. Per questo non mi sono pentita di aver rimandato la mia incoronazione di un anno, ho potuto fare molta più pratica e prepararmi meglio al futuro che mi attende. Ma davvero è servito?
-Syd?- la voce di Clifford mi riportò alla realtà.
Mi voltai verso di lui che di tanto in tanto mi guardava senza sconcentrarsi molto.
-Hai sentito cosa ho detto?- chiese facendomi corrugare le sopracciglia.
-No, scusa, dicevi?- il mio sorriso cordiale e postura da ascolto pure con lui.
-Aggrappati- disse serio spostando lo sguardo sullo specchietto retrovisore.
-Cosa?- e la risposta mi arrivò quando improvvisamente la macchina sfrecciò in avanti facendomi diventare parte integrante del sedile.
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Hidden princess || M.C.
FanfictionDal lusso del suo palazzo alla povertà della strada, dal suo jet privato ad un pick up sbrindellato, dalle sue guardie del corpo ad un ragazzo poco affidabile e tutto per salvare il suo paese. Riuscirá Sydney a compiere il suo dovere?