Mi svegliai lentamente illuminata dai raggi del sole. Aprii gli occhi ritrovandomi a guardare fuori dal finestrino del pick up. Michael mi dovrà aver messo sul sedile mentre dormivo.
Girai la testa trovandolo impegnato a bere del caffè con una mano ed a guidare con l'altra.
-Buongiorno- sorrisi vedendolo sorridere di rimando.
-Stai meglio?- chiese subito non staccando gli occhi dalla strada.
-Si grazie- notai che sulle spalle avevo una sua felpa. Era caldissima ed enorme, ma la cosa più comoda che avessi mai provato.
Mi strinsi in essa respirando l'odore di sapone economico con un retrogusto di tabacco e sudore. Non il massimo di bontá, ma mi ricordava Michael.
-Non ti sentire troppo a tuo agio in quella, è solo un prestito- sorrise notando che mi stringevo in essa più che potessi.
-A tempo indeterminato- sorrisi di rimando facendolo ridere.
-Non era che si rubava ai ricchi per dare ai poveri?- guardai le mani coperte dalle maniche lunghissime.
-Allora facciamo uno scambio equo- mi appoggiai di schiena alla portiera portando i piedi sul sedile.
-I tuoi vestiti non mi stanno- mi morsi il labbro per pensare a qualcosa che avrebbe voluto avere di mio.
-Allora scegli una cosa che vuoi, qualsiasi- dissi alla fine non trovando niente.
Lui guardò la strada pensieroso prima di voltarsi verso di me.
-Una qualsiasi?- ed io annuii.
Poi si rivoltò facendo cadere il silenzio tra di noi. Incurante accesi la radio canticchiando mentre giocavo coi cordini della felpa.
-Perché ti piace così tanto cantare?- chiese ad un certo punto facendomi sobbalzare.
Lo guardai per un attimo pensando ad una vera e propria risposta.
-Mia mamma cantava sempre- probabilmente non era quello il morivo per cui canticchiavo in modo stonato, ma mi sono sempre ricordata le canzoni che mia madre canticchiava tra se camminando per palazzo. Avrei sempre voluto avere una voce delicata come la sua, ma purtroppo non avevo ereditato questo talento.
A dir la verità da lei avevo preso ben poco, Melbourne era più come lei. Mia mamma era impulsiva, una testa matta, credeva fermamente nell'amore e lo metteva in tutto quello che faceva. Aveva dei lunghissimi capelli neri lisci ed i suoi tratti orientali spiccavano sempre nel confronto con la famiglia, soprattutto quando seduta affianco a mio padre che era l'esatto opposto. Aveva la classica eleganza cinese che era il risultato di una severa educazione impartitale dai suoi genitori, per questo in molti la consideravano superficiale e frivola, quando in realtà era solo proveniente da un'altra cultura.
-Ti manca?- lo vidi deglutire stringendo di più il volante.
-Molto- un piccolo sorriso triste mi si dipinse sul volto. Mia madre mi avva insegnato molte cose, come l'importanza della cura del proprio corpo, come indossare una maschera di fronte al pubblico e rimanere col sorriso cordiale anche di fronte agli insulti.
-Ai tuoi fratelli?- diede una veloce occhiata dalla mia parte per vedere la mia espressione.
-Darwin e Adelaide non se la ricordano. Adelaide la vede in foto e quando le ricordi che è sua madre ti guarda sorridendo senza capire. Perth non ha mai accettato la cosa. A Melbourne manca, ma ha saputo sfruttare questo sentimento a suo vantaggio- a volte mi piacerebbe avere l'etá di Adelaide ed essere figlia unica. Se non mi ricordassi i bei tempi coi miei genitori ora non soffrirei.
-Chi si occupa di voi?- sembrava quasi un interrogatorio, ma sapeva che era solo curiosità.
-Abbiamo una balia, ha cresciuto in parte Adelaide e Darwin, Melbourne si è occupato di Perth- guardai il pavimento abbastanza triste. Il fatto è che io non potevo aiutare, non perché non volessi, ma perché per mia natura dovevo rimanere impegnata e stare con gente triste non mi dava conforto. Ho messo me stessa nello studio preparandomi all'incarico di regina dapprima lasciando che la reggente facesse le mie veci e a breve direttamente.
-Non dovrebbe essere che la femmina si occupa della famiglia e l'uomo del governo?- ridacchiai appena capendo la battuta dal modo in cui sorrideva.
-Mr. Simpatia non ti manca la tua famiglia?- lo vidi irrigidirsi a quella domanda.
-Sì- rispose semplicemente sorprendendomi -Ma non penso che mi vogliano vedere- il suo sguardo divenne triste.
Io gli afferai la mano che era sul cambio iniziando a giocare con le sue dita calde.
-Io penso che gli manchi pure tu- e gli strinsi la mano non lasciandolo interrompere il nostro contatto.
Cadde il silenzio, ma la mano di Michael era ancora stretta nella mia. Le sue lunghe dita bianca erano in contrasto con le mie olivastre, la mia mano era così piccola, poi, a confronto con la sua. Mi piaceva la sensazione di sicurezza che mi dava quel contatto, anche se misero. Mi sembrava che sarebbe potuto succedere di tutto, ma lui ci sarebbe sempre stato per proteggermi e la cosa non mi dispiaceva. Mi piaceva stare da sola, ma affrontare la vita in due era più facile.
Clifford fermò la macchina in un distributore di benzina che non mi accorsi avevamo raggiunto. Ma non scese subito, guardò le nostre mani unite stringendo la mandibola nervoso in preda ai pensieri.
-Sydney, io sono una brutta persona- e puntò gli occhi nei miei lasciando per un momento che vedessi il vero Michael Clifford.
-Ti sbagli- non poteva dirlo.
-Ho rubato, ho fatto del male, ho ucciso più persone di quante tu creda- mi fissava serio.
-Tutti sbagliano, l'importante è capirlo e rimediare- gli regalai un sorriso di conforto, l'unica cosa che potessi fare.
-Come fai ad essere sicura che io l'abbia capito? O che io me ne sia pentito?- quasi urlò.
-Non me ne staresti parlando, non avresti fatto quello che hai fatto, non mi staresti proteggendo- e fu questione di un attimo che la sua mano sinistra fu sul mio viso sorregendolo mentre la sua bocca cercava bisognosa la mia. Chiusi gli occhi quando le sue labbra incontrarono le mie. Si muovevano in sincrono, le mie impacciate e le sue esperte. Le nostre mani erano ancora intrecciate e per la prima volta capii come mai tutti volessere essere baciati. Perché quello sarfallio del cuore, quella consapevolezza di averlo tuo per un secondo, quell'ansia di star sbagliando tutto e quella sensazione di essere finalmente e completamente viva non la puoi avere in nessun altro modo, nemmeno la puoi immaginare finché non la provi.
Ed il fatto di averla provata con Michael per la prima volta mi fece capire quanto fossi presa da quel ragazzo.
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Hidden princess || M.C.
Fiksi PenggemarDal lusso del suo palazzo alla povertà della strada, dal suo jet privato ad un pick up sbrindellato, dalle sue guardie del corpo ad un ragazzo poco affidabile e tutto per salvare il suo paese. Riuscirá Sydney a compiere il suo dovere?