Prologo

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Le mie lunghe ciocche more cadevano al suolo creando un tappeto sotto ai miei piedi. Alfonso, concentrato come non mai, tagliava quello che per me è sempre stato un mio grande vanto. Per anni su tutte le riviste di moda le immagini dei miei capelli vaporosi ed incredibilmente lunghi hanno fatto da copertina. Ancora non riesco a credere che tra poco avrò un caschetto per nulla sensuale.

Ed il mio viso, mai stato più di una notte senza trucco, ora dovrá esporre ogni minimo dettaglio, o quasi.

Fissai i miei vestiti tanto comodi quanto scialbi: un top nero che lasciava scoperto l'ombelico, dei jeans neri logori e strappati sulle ginocchia e delle sneakers bianche senza suola.
Ammetto che sono meglio dei miei soliti vestiti formali e delle trappole mortali chiamate tacchi, ma questo è un cambiamento troppo... radicale.

Guardai Alfonso fissarmi con un sorriso triste.

-Ho finito, mia regina- mi portai una mano all'opera conclusa.

-Non sono una regina- pensavo che il taglio fosse peggio, non il massimo, ma accettabile e pratico.

-Non ancora almeno- aggiunsi sospirando.

È da anni oramai che mi preparo a questo, all'incoronazione, al momento nel quale tutte le persone in Australia passeranno sotto al mio diretto e indiretto controllo. Ma sono pronta?

Guardai lo zaino buttato al suolo e iniziai a maledire mentalmente il giorno in cui la rivolta iniziò. È colpa dei ribelli se ora devo attraversare mezza Australia in queste condizioni per raggiungere Sydney. Nascondermi come una prostituta dalla polizia, io, la principessa del regno. Assurdamente assurdo.

-Non si preoccupi per il suo taglio, certe volte dei cambiamenti radicali servono a migliorare- esordì il parrucchiere mentre puliva e sistemava.

-Pensa?- mi voltai a guardarlo senza perdere la mia postura rigida e regale.

Si limitò a sorridere annuendo facendomi corrugare le sopracciglia.

-Principessa! Principessa!- la voce di Malia arrivò gracchiante dal corridoio.

Afferai lo zaino mettendomelo rapidamente in spalla, mi scusai con Alfonso che divertito mi lasciò andare con un bacio veloce sulle guance e, con andatura sostenuta, raggiunsi la povera balia urlante dalla faccia sconvolta.

-Miss Malia che è successo?- avanzavo senza impicci verso di lei.

-Adelaide, Darwin e Perth! Quei tre pestiferi si sono nascosti e non riesco più a trovarli!- e nonostante le sue urla riuscii a sentire la risatina infantile provenire da una statua lì vicino.

-Miss Malia, me ne occupo io ora, lei vada a chiamare Melbourne per cortesia- la donna annuì prima di dirigersi verso l'ala privata di palazzo.

Io mi portai una mano alla tempia sospirando pesantemente.

-Adelaide, Perth, Darwin, uscite. Non mi venite a salutare?- alzai leggermente la voce in modo da farmi sentire dai tre diavoletti.

Vidi una testolina mora seguita da altre due castane chiaro sbucare fuori da dietro alle statue.

Adelaide fu la prima a raggiungermi correndo goffamente seguita da un Perth imbronciato e un Darwin sorridente ed io mi abbassai alla loro altezza per riceverli.

-Voi tre piccoli disgraziati, durante la mia assenza non dovete far impazzire Miss Malia e tantomeno disobbedire a Melbourne. Tornerò il prima possibile, promesso- e tutti e tre mi abbracciarono stretti.

Sydney non piangere. Sydney non piangere.

-Quando torni?- chiese Darwin che mi guardava tirando su col naso.

-Mi incoronano e torno- e gli scompigliai i capelli corti facendolo sorridere.

Perth non parlava. Era il più grande dei tre, aveva dieci anni ed era il classico bambino perennemente imbronciato. Quindi non mi sorpresi della sua finta faccia disgustata quando gli lasciai un sonoro bacio sulla guancia.

-Ciao- disse invece Adelaide muovendo la manina e succhiandosi il pollice dell'altra.

Mi mancheranno queste tre pesti.

-Sydney...- mi alzai di colpo sentendo la sua voce, mi girai e trovai subito gli occhi verdi di mio fratello Melbourne.

Corsi tra le sue braccia stringendolo a me come mai prima d'ora. Lui, il mio gemello, capiva fino in fondo i rischi che correvo e quello che dovevo affrontare.

-Mi mancherai Sydney- disse lui sapendo che non sarei tornata prima di qualche mese.

-Anche tu Melbourne- e dovetti trattenere le lacrime ancora una volta. Dovevo essere forte.

Poi mi staccai, guardai la mia famiglia per l'ultima volta e mi diressi verso l'uscita del palazzo.

Mi fermai a guardare l'ultimo pezzo restante che ancora non avevo salutato.

Fissai la foto a dimensione naturale dei miei genitori, una volta arrivata di fronte ad essa mi fermai per un inchino come forma di rispetto.

-Mamma, papá, aiutatemi da lassù e vegliate su di noi come avete sempre fatto- sussurrai a bassa voce.

Poi alzai il mento e voltandomi uscii da palazzo.

Buona fortuna Sydney.

Hidden princess || M.C. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora