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-Io non lo faccio- incrociai le braccia al petto anche se in modo scomodo.
Michael davanti a me mise il broncio.
-Hai detto che ti fidavi!- e subito iniziai a maledirmi. Lo sapevo che non avrei dovuto dirglielo.
-Non voglio morire- e comtinuai a guardarlo autoritaria e ferma nella mia decisione.
-Tanto morirai comunque, almeno così muori ridendo- e penso che la mia faccia fosse abbastanza per fargli capire l'enorme cazzata che aveva appena detto.
-Va bene, va bene. Mi scuso solennemente animaletto. Ma fatto sta che non puoi non provare ad andare in skateboard almeno una volta nella vita. E considerando che hai più protezioni che capelli non hai niente da temere- roteai gli occhi sospirando e prendendo lo skateboard che il ragazzo aveva in mano.
Lui con gli occhi brillanti e un sorriso a trentadue denti iniziò a spiegarmi come fare.
Dopo dieci minuti buoni di spiegazioni e domande finalmente provai a salire, ma direi che lo skateboard non facesse per me.
Appena misi un piede sulla tavola lo skateboard mi partì da sotto i piedi facendomi cadere a terra di culo. Logicamente Clifford scoppiò a ridere e solo dopo aver riso per altri venti minuti finendo quasi per piangere, si ricordò di aiutarmi a rialzarmi.
Decise di tenermi la tavola con un piede e con le mani mi aiutò a salirci sopra. La cosa complicata era spingersi. Il che mi procurò altre tre o quattro cadute ed altrettante risate da parte del mio amorevole insegnante.
Una volta imparato il meccanismo, ad andare dritta ero bravissima e Michael rinunciò in partenza ad insegnarmi a curvare dato che "se manco riuscivi a salire non immagino a curvare".
Mi lasciò divertire sedendosi su una ringhiera lì vicino senza neanche che me ne accorgersi dato che ero concentrata a fare avanti e indietro, provando a imparare da sola a fare una simil curva.
Dopo parecchi tentativi riuscii nella mia impresa e mi voltai esultante in cerca del ragazzo che non trovai.
-Clifford?- spostai lo sguardo attorno cercandolo con gli occhi, ma senza risultato.
-Clifford!- chiamai sperando mi sentisse, ma di lui non trovavo traccia.
Non c'era. Sará andato dal gruppo di ribelli della zona per vendermi, era tutto un trucco. Quindi non voleva davvero aiutarmi, voleva solo incastrarmi ed io, stupida, ci ero cascata in pieno. Ora sanno dove sono, mi troveranno e poi uccideranno tutti i miei fratelli...
Vidi una chioma verde comparire da un lato dello skate park. Mi tranquillizzai. Erano solo paranoie.
A bordo dello skateboard mi spinsi fino a lui.
-Merenda?- chiese prima di allungarmi quello che sembrava un frappuccino di Starbucks.
-Uno piccolo al cioccolato. Non sapevo quale ti sarebbe potuto piacere e sono andato sul classico- lo afferrai subito portandomi la cannuccia alla bocca assaggiando quella granita al cioccolato.
-È buonissimo, grazie- arrossii mentre, finalmente a piedi, raccolsi lo skateboard per andarmi a sedere su una panchina affianco a lui.
Stava anche lui sorseggiando il suo, lo skateboard era sotto ai miei piedi e ci giocavo facendolo scorrere dal piede destro al sinistro e viceversa.
-Ti piace il pomeriggio?- mi chiese sorridendomi. Io lo guardai annuendo.
Allungò un braccio dietro alle mie spalle facendomi arrossire.
-Andiamo, non dirmi che sono il primo ragazzo che ti abbraccia- scherzò, ma il mio aumento di rossore gli fece sgranare gli occhi.
-Che cosa?- esclamò facendomi sprofondare nell'imbarazzo.
-Non è che incontro molte... persone mie coetanee. E quando li incontro solitamente hanno altri... motivi che li portano da me- cercai di fargli capire senza sbilanciarmi troppo.
Lui sgranò gli occhi rimanendo a bocca aperta.
Perché doveva essere così imbarazzante.
-Vuoi dirmi che sei vergine?- sputai il sorso di frappuccino bevuto in quell'istante facendo scoppiare a ridere quella serpe verde seduta affianco a me.
-Clifford!- esclamai rossa come un pomodoro.
Poi con il braccio mi attirò a se ed io mi pietrificai. Insomma io non...
-Rilassati, animaletto, è solo un abbraccio tra amici- ed incrociai i suoi occhi ghiaccio.
Aveva davvero detto che ero sua amica?
-Davvero?- non riuscii a contenere il sorriso quando lui annuì ridendo.
Mi buttai su di lui abbracciandolo forte rischiando di rovesciare il mio e il suo frappuccino. Michael smise di ridere di gusto, mi circondò invece la vita con un braccio e potei scommettere che come me stava sorridendo.

La giornata era purtroppo finita e il nostro viaggio dovette ripartire.
Avevamo scherzato allo skate park per qualche altra ora, lui mi aveva fatto vedere qualche trick, era davvero bravo. Io caddi ancora facendoci ridere ogni volta che il mio culo toccava il pavimento. Mi lasciai abbracciare, arrossendo, ma senza irrigidirmi, soltanto godendomi il calore di Clifford a contatto col mio corpo.
Avrei voluto che quella fosse la mia routine, andare a scuola, il pomeriggio uscire con lui e magari con qualche altra persona, un frappuccino con gli amici e poi a casa a studiare inglese per il giorno dopo. Purtroppo la realtà era un'altra e il peso di essa si faceva sentire ogni kilometro di più. Ogni giorno passato con lui la notte mi faceva pensare che stessi sbagliando tutto, non potevo perdere così tanto tempo. Eppure non volevo smettere.
-Clifford?- chiesi nel silenzio della notte sperando fosse ancora sveglio. Un suo mugolio mi fece capire che lo era.
-Hai mai avuto una ragazza?- lui si girò verso di me, i suoi occhi assonnati mi fecero capire che sistava chiedendo che cosa mi fosse preso.
-Sì- rispose anche se non vedevo l'allegria nei suoi occhi.
-Com'è?- chiesi avvicinandomi a lui e prendendogli la mano appoggiata di fronte alla sua faccia. Lui mi fissò negli occhi prima di voltarsi di nuovo dandomi le spalle.
-Dormi- mi disse soltanto.
-Buona notte Michael- e cercai di nascondere la delusione.

Hidden princess || M.C. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora