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-Quindi Sydney- mi chiese Michael seduto al volante. Doveva ancora realizzarlo. Era da quando ci eravamo svegliati che continuava a ripeterlo.
-Esatto. Per la millesima volta sì, quello è il mio nome- sospirai fissandomi le unghie.
-Nel senso, ho detto che la principessa è incapace di regnare alla... principessa?- mi misi una mano sulla fronte.
-Grazie per quello, ma.. sì- mi morsi un labbro nervosa. Avrò commesso un errore? Conoscendomi probabile.
-Cazzo, sto andando in giro con un mirino sul sedile dell'auto!- scoppiò lui facendomi alzare un sopracciglio.
-Non te n'eri mai accorto fino a che non te l'ho detto io- constatai facendolo fermare a ragionare.
-È solo che.. senza abiti firmati, tacchi, trucco, capelli... sembri normale- io risi appena.
-Normale?- e lo guardai scrollando la testa. Non sarò mai normale.
-Non iniziare col discorso da film "nuoto nei miliardi, ma la mia vita fa schifo"- e scoppiai a ridere sentendo come imitava la voce di una ragazza.
-No, la mia vita non è male- ed alzai le spalle. In fondo mi hanno addestrato a sopportarla.
-Quindi... Melbourne è tuo fratello-
-Gemello- corressi.
-Si, ok, fratello gemello. Adelaide è la più piccola, poi Darwin e Perth- non riuscivo a trattenere le risate vedendolo perso nei conti.
-Perché Melbourne non prende il potere?- mi irrigidii. Smisi di ridere.
-Perché salgo io al trono- lui capì che quella domanda non era da fare. Non è capibile la scelta di Melbourne per chi non la vive.
-Non pensi che possa ucciderti o venderti a dei ribelli che di te farebbero borsette in pelle umana?- rabbrividii all'idea e per un attimo quel dubbio si insinuò in testa, ma lo cacciai via subito.
-Michael mi fido. Hai avuto uno notte per legarmi ovunque avessi voluto e farne di me quel che volevi. A dirla tutta hai avuto anche più tempo per farlo- alzai le spalle arrossendo.
Avevo abbassato la guardia fin da subito con lui. Forse perchè per la prima volta in vita mia non dovevo indossare abiti impostami, dovevo solo essere io.
-Ma non hai un jet privato?- ruppe quei pochi secondi di silenzio.
-Certo, ho anche il mio pilota privato- lui ruotò gli occhi.
-Noi moriamo di fame e voi avete aereo e pilota privato- e scrollò la testa.
-Pensi che la cosa non ci riguardi? Pensi che io e Melbourne non stiamo lavorando su questo fronte? Ma capisci bene che non possiamo vivere in un appartamento come tutti non perché siamo superiori, ma perché saremmo troppo esposti. Quello che voi ribelli non capite non è che la monarchia è sbagliata, ma che governare il paese non è facile. Tuttalpiù cambiare da un giorno all'altro uno stato è impossibile. Ci sono mille e mila fattori da tener conto: soldi, persone, legami, immagine pubblica, vita privata. Inoltre non dimentichiamo che siamo umani e come tali commettiamo errori- ero molto seria in quel discorso perché ci credevo veramente. Anch'io consideravo ingiusta la monarchia, ma capivo anche che l'anarchia non era una possibilità accettabile e cambiare da monarchia in repubblica non era come dirlo.
-Giustifichi i ribelli?- ed il tono sorpreso, quasi stranito mi colpì.
-Giustifico la causa, non le azioni- e sorrisi tristemente ricordando che chi mi disse quella frase tempo prima fu mio padre.
Mi ha sempre insegnato a considerare qualsiasi punto di vista perché, se esiste, deve essere tenuto in considerazione.
-Pensi di riuscire a cambiare qualcosa?- io emisi un sospiro chiudendo gli occhi.
-Onestamente non lo so. Da sola no, di certo. Ho delle idee che potrebbero aiutare, ma logicamente c'è bisogno di.. tempo. Tempo che i ribelli non concedono- strinsi i denti.
-Non hai mai paura di morire?- mi guardò un attimo di sfuggita deglutendo.
-Sì... molta. So che morirò giovane per un motivo o per un altro, vorrei solo riuscire a rendere il mio paese più vivibile- mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio guardando verso il basso.
Le sue domande finirono dato che si perse nei suoi pensieri. Sapevo non avrei potuto chiedere di lui, anche se mi incuriosiva, ma speravo che un giorno mi avrebbe raccontato tutto di sua spontanea volontá.
-Cosa sai della morte dei tuoi genitori?- fu quasi un sussurro quella domanda e capii perché.
Presi un respiro profondo prima di aprire bocca senza riuscire a parlare. Poi la richiusi sospirando. Era difficile raccontare senza ricordare.
-L'ho vissuta in diretta. Tutti noi a dir la verità- lui si limitò ad annuire capendo che non mi andava di dire altro. Strinse la mascella però. Lui sicuramente sapeva di più e qualcosa mi faceva capire che io non volevo sapere quel di più.

-Allora animaletto, che si fa oggi?- disse ad un tratto dopo svariato tempo di assoluto silenzio.
Io lo guardai corrugando le sopracciglia.
-Se non hai mai provato del cibo spazzatura immagino tu non abbia mai provato tante altre cose- iniziò sorridendo maliziosamente.
-Tipo?- ero a dir poco curiosa di sapere cosa aveva in mente.
-Ti fidi di me, giusto?- annuii mentre i suoi occhi si spostarono temporaneamente su di me -Allora fidati, ti farò recuperare diciannove anni di cazzate e bravate- e scoppiò a ridere. Sorrisi pensando che forse era quello che mi serviva prima di iniziare la mia nuova vita.

Hidden princess || M.C. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora