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-Quanti anni hai?- chiesi dopo ore di viaggio passate in silenzio. Niente.

Tornai a guardare il paesaggio esterno annoiata.

-Ma Clifford è il tuo nome?- riprovai.
Niente. Ancora.

Sbuffai accendendo la radio.

Lui la spense.

-Almeno un po' di musica!- mi lamentai.

Niente. Di nuovo.

Imbronciata mi misi a contare i pali telefonici che vedevamo durante la strada.

Ero arrivata a cinquanta quando la macchina prese una svolta inaspettata.

-Dove stiamo andando?- chiesi aspettandomi il silenzio come risposta.

Ed infatti fu ciò che ottenni.

-Oh... Andiamo Clifford!- esasperata mi accasciai sul sedile tamburellando le dita sul mio braccio. Sarei dovuta andare a piedi o rischiare di essere uccisa da qualche ribelle, ma viaggiando in limousine.

Poi, finalmente, capii la meta: una stazione di benzina con minimarket incluso.

Felice ed affamata aprii la tasca dello zaino alla ricerca di qualche soldo. Spostai i cambi e la busta contenente beni intimi di prima necessità, avevo pure alcune barrette dietetiche ai cereali, ma niente soldi. Provai a cercare in un'altra tasca trovando un piccolo portamonete rosa. Estasiata dalla scoperta lo aprii rimanendo delusa dal contenuto. Cinque dollari. Dovrei attraversare l'Australia con cinque miseri dollari?

-Ti conviene scendere adesso, per quando finisco di fare benzina ti voglio sull'auto- e finalmente potei sentire la voce di Clifford nell'abitacolo appena prima che saltasse giù.

Sbuffai prendendo i soldi e scendendo senza preoccuparmi di chiudere la portiera.

Mi sgranchii la schiena e le gambe sotto lo sguardo annoiato di qualche altro autista e Clifford.

-Ci stai mettendo troppo- mi ricordò il mio amorevole guidatore facendomi alzare gli occhi al cielo.

Camminai nel negozietto cercando, come prima cosa, il bagno. Avevamo passato ore su quella macchina e la natura chiamava.

Una volta libera decisi di scegliere qualcosa da mangiare che fosse anche economico, se fosse stato dietetico sarebbe l'ideale.

Ma logicamente, una volta arrivata nella zona cibo, decisi che le patatine a cinquanta centesimi erano perfette con o senza grassi.

Pagai il mio cibo ed uscii dal negozio cercando il pick up ancora parcheggiato alle pompe di benzina, ma con Clifford seduto all'interno.

Corsi fino alla portiera del passeggero ancora aperta e saltai sulla poltrona.

-Ti è andata bene che ho trovato un Charizard da catturare e che mille dollari mi servono, altrimenti saresti rimasta qui- disse Clifford dopo aver messo via il cellulare.

Sbuffai infastidita.

-La prossima volta morirò di fame, contento?- ed il mio tono sarcastico non lo toccò minimamente mentre metteva in moto il motore con la solita faccia a metá tra l'infastidito e l'annoiato.

Ritornammo sull'autostrada ed io ripresi a sbuffare ogni cinque minuti dopo aver ricominciato a contare i pali del telefono totalmente annoiata.

-Ti prego dì qualcosa! È impossibile che tu non voglia parlare con nessuno per così tanto tempo!- esclamai una volta raggiunta la modica cifra di centocinquanta. Il tempo, si può dire, lo contavo a pali piuttosto che ad ore.

E non rispose. Come al solito.
Insomma, cosa dovevo fare per farmi rispondere da quell'essere?

Iniziai a canticchiare a bassa voce alcune delle mie canzoni preferite per provare a far passare il tempo.

-Sei stonata- esordì la statua del guidatore.

-Lo so- alzai le spalle, purtroppo le mie doti canore lasciavano molto a desiderare.

-Allora smettila- prese un pacchetto di sigarette dal cruscotto e se ne cacciò una tra le labbra.

-Non vorrai fumare, vero?- chiesi stizzita notando l'accendino nella mano pronto ad accendere la sigaretta.

-Ti dispiace?- si voltò verso di me con ancora la sigaretta spenta in bocca.

-Si, anche tanto- incrociai le braccia al petto.

-A me no- e se l'accese nonostante il mio disappunto.

Abbassai il finestrino cercando un po' di ossigeno per i miei polmoni non abituati.

-Alza il finestrino- non lo ascoltai minimamente cercando di portare la faccia più vicina al vetro abbassato per non rischiare di iniziare a tossire.

-La mia macchina, le mie regole, animale giallo- mi voltai scocciata per il nome col quale si era rivolto a me.

-Come scusa?- il mio tono era calato come insegnatomi per mascherare la rabbia incombente.

-Animale giallo. Stonata, lenta e pure sorda?- ed un sorrisetto di scherno gli comparì sul volto.

Io chiusi gli occhi e, come previsto dalle norme comportamentali, iniziai a sopprimere l'ira.

-Diciamo che ignoro l'oltraggio verbale fattomi, ma hai il dovere di scusarti personalmente con me- voltò la testa per guardarmi con le sopracciglia corrugate e un sorriso divertito.

-Ma fa sul serio?- tornò a guardare la strada, ma solo dopo che una nuvola di fumo mi circondò il volto facendomi tossire.

Lui, vedendomi in difficoltà per colpa della sua nicotina, scoppiò a ridere sguaiatamente.

-Oh animaletto, non solo il nome è strano- e continuò a ridere mentre io sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi.

-Ti chiedo di smetterla- provai ancora notando che, finalmente, aveva buttato il mozzicone dal suo finestrino e così potei alzare il mio.

Lui roteò gli occhi zittendosi tornando a guardare la strada.

-Non ho sentito le scuse- ribadii imbronciata.

-Sai che sei petulante, animaletto?- poi girò in uno spiazzo andando a fermarsi in un angolo nascosto.

-Vuoi uccidermi?- chiesi una volta spento il motore.

Lui si portò la mano sul viso come se avessi appena detto un'assurditá.

-Si, sei la terza vergine che uccido questa settimana- disse prima di farmi un occhiolino e scendere dalla macchina.

Io mi raggelai. Mi voleva uccidere.

-Scendi che chiudo?- la sua voce arrivò ovattata per via del metallo.

-Ma hai detto che mi ucciderai- e strinsi lo zaino al petto aprendo appena la portiera fissando gli occhi ghiaccio stupiti del ragazzo.

-Sapevo che eri stupida, ma non fino a questo punto. Scendi o ti tiro giù a modo mio- un brivido mi percorse la schiena sentendo il suo tono arrabbiato. Scesi velocemente raggiungendo il ragazzo che chiuse il pick up.

-È tardi ed ho sonno, seguimi- ed andò nel retro.

Aprì il cassone coperto sul quale saltò su aiutandomi a salire. Sbarrai gli occhi quando notai il materasso, il cibo e la borsa piena di vestiti.

-Wow- dissi mentre il ragazzo chiudeva il portellone bloccandoci dentro.

Gattonai fino al materasso e mi ci sdraiai sopra, puzzava di fumo e patatine, ma era la cosa più comoda del mondo.

-Fai un po' di spazio- disse lui buttandosi al mio fianco.

-Come scusa? Io non dormo con te- e mi misi a sedere lontano dal ragazzo dai capelli verdi.

-Scegli: o con me o fuori da sola nel mezzo del niente- sbuffai portandomi una mano alla tempia.

Se arrivo viva giuro che lo sbatto in carcere per attentato alla mia salute psicologica.

Hidden princess || M.C. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora