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Mi ero addormentata tra le sue braccia, continuando a lottare i miei demoni interiori e a volte senza trovare fuga. Tremante non riuscivo a calmarmi e ad ogni tuono il suo abbraccio si stringeva, ma il tutto era direttamente proporzionale alla paura. La domanda che mi ponevo era principalmente una: perché mi aveva aiutato? Perché al posto di lasciarmi da sola mi aveva abbracciato fino a quando, stremata, non trovai un po' di riposo? In fondo per lui ero solo un mucchio di soldi da portare a Sydney.

Non mi chiese niente quando la mattina mi porse una mela scherzando. "Serpenti e temporali, manca solo la paura del buio" e frenai l'impulso di spingerlo e di ridere. Mi stavo lasciando troppo andare e non era consono.
Però con lui era difficile trattenere tutto, lui era il mio contrario, libero di dire e fare quel che voleva, di mangiare qualsiasi cosa volesse e quando la volesse, di indossare quello che voleva e di vivere la giornata con il solo pensiero di non farsi beccare dalla polizia.

Avrei voluto fare come lui, avrei voluto vivere questo viaggio per l'eternità, avrei voluto restare libera per sempre. Ma sapevo che per me era impossibile.

-Animaletto, sei ancora vivo?- mi interruppe Clifford. La musica era accesa, non me n'ero neanche accorta troppo impegnata a sgridarmi per gli ultimi atteggiamenti avuti.

Sorrisi cordialmente rispondendo un sì e tornando ai miei pensieri.

Guardavo fuori ma in realtà fissavo il vuoto. Cosa dovevo fare?

-Facciamo un gioco?- girai la testa incuriosita. Era in evidente imbarazzo e anche un po' nervoso.

-Quale?- lui mi guardò come sorpreso che avessi risposto.

-Io dico una parola e tu mi dici cosa ti ricorda. Ogni dieci tue puoi chiedermene una te- lo guardai capendo che quello era il massimo che potessi ricevere da lui.

-Ci sto- ero a dir poco incuriosita.

-Australia- cominciò.

Responsabilità, patria, impegni, regno, trono, futuro.

-Il paese in cui viviamo- alzai le spalle come se nulla fosse. Non era convinto e faceva bene.

-Sydney- a che gioco stava giocando?

-Casa mia- assottigliai gli occhi. Non mi avrebbe scoperto.

-Cibo- finalmente qualcosa di normale.

-Dieta. Ferrea dieta- ridacchiai elegantemente.

-McDonald- scoppiai a ridere alla sua faccia una volta aver pronunciato quel nome.

-Non ci sono mai stata- risposi facendolo girare verso di me.

-Non ci sei mai stata?!- urlò il ragazzo dopo aver smesso di guardare la strada.

-Guida Clifford- e lui girò la testa -e no, non ci sono mai stata- non disse più niente per qualche secondo, ma un sorriso gli si disegnò sul volto.

-Serpenti- rise lui facendomi imbronciare.

-Sono viscidi, senza un cervello capace di pensare e fatali- incrociai le braccia al petto.

-Touchet. Comunque, stonatura- e dovetti frenare l'istinto di colpirgli la testa.

-Non è garbato ricordarmi le cose in cui non sono brava- lui roteò gli occhi.

-Galateo- ma ancora su questo discorso?

-Nobiltá- giocai un po' con una ciocca di capelli.

-Ribelli- un brivido mi percorse la schiena.

-Tu- risposi semplicemente ricacciando in dietro tutto il resto.

-Pioggia- sorrise divertito.

-Odiosa, con o senza tuoni- e sorrisi pure io contagiata dal suo buonumore.

-Melbourne- mi si gelò il sangue nelle vene.

-Città- troppo secca e decisa forse, lui se ne accorse, ma non disse nulla.

Contai un attimo le parole cercando di evitare un'altra parola scomoda.

-Tocca a me. Etá- tirai il volto in un sorriso cercando di fare finta di niente.

-Ventuno- sbarrai gli occhi.

-Non ti facevo così grande- esclamai realmente sorpresa facendolo ridere.

-Non sono un mica un bimbo come te, animaletto- e con una mano mi scompogliò i capelli.

Arrossii di colpo e guardai le mie mani intrecciate tra loro sulle gambe.

-Ho diciannove anni- e mi zittii. Non potevo dargli confidenza. Non potevo.
Lui sospirò.

-Syd, so che c'è qualcosa che nascondi, non sono idiota. E non mi interessa perché tutti abbiamo dei segreti che non possiamo o vogliamo rivelare. Non ti sto chiedendo di dirmi quello che non vuoi, ma rilassati per favore. Dobbiamo stare insieme per qualche altro giorno ancora e poi non ci rivedremo più- lo guardai con sguardo triste.

Qualche altro giorno e poi sarò di nuovo principessa. Qualche notte e doventerò regina. Poco tempo e tornerò da sola a farmi carico di tutto.

Io annuii soltanto tornando a guardare fuori. Non avevo voglia di parlare. Non volevo rischiare.

-Resta qui- Clifford mi fece salire sul cassone del pick up dopo il nostro consueto giro in bagno serale una volta parcheggiati. Io mi sdraiai sul materasso fissando il cielo tingersi di arancio e le nuvole di un bel giallo e marrone. Ho sempre adorato il tramonto e il firmamento in generale. Guardare in alto e perdersi tra i colori, una sensazione bellissima.

Lo sportello si aprì rivelando un ragazzo dai capelli verdi venire a carponi verso di me prima di gettarsi sul letto porgendomi una busta di carta in mano.

-McDonald unto e fritto- scherzò facendomi ridere. Io lo guardai non riuscendo a trattenere un sorriso sornione.

Aprii in fretta la busta tirando fuori scatolette, bibite e patatine.

-Ho pensato potesse piacerti il McChicken, quindi questo- contenta come una bambina afferrai la scatola indicatomi aprendola, il profumo innauseante di fritto e salsa mi arrivò per la prima volta in vita mia alle narici. Poi afferrai il panino con due mani e gli diedi un morso.
Davvero dell'ottima spazzatura.

Clifford rideva mentre mangiava il suo panino.

-Sicura di avere diciannove anni e non cinque?- ed annuii prendendo un altro morso di cibo.

Una volta diventata regina giuro solennemente che mi farò costruire un McDonald privato solo per me e per gli abitanti del palazzo. Magari invito anche Clifford, sempre se ometto di specificare che sia un ribelle e che ha sparato a cinque macchine della polizia solo un paio di giorni fa.

Hidden princess || M.C. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora