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Un qualcosa che mi colpiva la guancia mi fece socchiudere gli occhi. Ancora una volta mi svegliai su quello che sembrava un cuscino caldo, anche se capii fosse Clifford intento a svegliarmi.

-Buongiorno Clifford- mi stiracchiai arrossendo. Ancora una volta, di notte, mi ero avvinghiata a lui.

-Dovrei comprarti un cuscino grande come me- disse sorridendo portandosi le mani dietro alla testa fissandomi.

-Io... mi dispiace- mi spostai i capelli guardando in basso. Le mie gambe erano ancora vicino alle sue e potevo sentire il calore del suo corpo.

-Pronta a ripartire?- e mi lanciò una bottiglietta d'acqua. La afferrai al volo buttandola nello zaino.

Era il terzo giorno di viaggio, tre giorni della stessa routine: sveglia, viaggio, pranzo, viaggio, cena, dormire. Avevo bisogno di una doccia, di cibo normale e di una toilette disponibile ad ogni ora. Ed i miei fratelli. Da quando i nostri genitori erano morti non riuscivo a separarmene, avevo sempre paura succedesse qualcosa di male. Fortunatamente Melbourne era il mio gemello perciò speravo che me ne sarei resa conto, in caso.

Clifford, stranamente, accese la radio distraendomi dai miei pensieri.

-Clifford? Che è successo?- gli sorrisi vedendolo pure cambiare stazione alla ricerca di qualche canale per lui decente.

Logicamente non mi rispose. Lui e il rispondere erano due cose completamente diverse.

La musica tenuta bassa riempì l'abitacolo e, conoscendo la canzone, iniziai a canticchiare.

Ad un certo punto, raggiunto l'acuto della canzone prontamente imitato in modo raccapricciante, Clifford afferrò il telefono portandoselo all'orecchio.

-Pronto? Wwf? Ho trovato un Syd che emette strani lamenti. Non riesco a capirne il motivo... Ah, neanche voi? Bene, troverò una soluzione- chiusi gli occhi ignorandolo continuando a cantare la mia canzone nel modo più orrendo possibile.

Sentivo gli occhi di Clifford cadere su di me di tanto in tanto, come se questo "Syd selvatico" fosse la cosa più rara del mondo. Strano, a stento ci sopportavamo, parlavamo poco e quel poco bastava a fidarmi di lui.

-Che hai da guardare?- mi girai ad un certo punto cogliendolo in fallo.

Alzò le spalle prima di tornare a guardare la strada con un sorriso divertito.

Dopo poco delle gocce d'acqua iniziarono a cadere sul parabrezza. Il cielo era giá grigio dalla mattina, ma in quel momento era diventato nero. Clifford imprecò guardando le gocce aumentare sempre di più.

-Dobbiamo fermarci- e la sua affermazione venne accompagnata da un tuono.

Mi raggomotolai sul sedile nascondendo la testa tra le ginocchia e coprendomi le orecchie con le mani.

-Syd?- la voce di Clifford mi arrivava pacata. Dal giorno dell'attacco ho sempre avuto paura dei tuoni, il cui rumore è simile a quello di una bomba.

Cacciavo dalla mia testa le immagini di quella sera.

-Syd, che hai?- un altro tuono accompagnò la voce del ragazzo, ma non riuscivo a reagire.

I ricordi mi stavano sopraffacendo e non volevo.

Due mani mi sollevarono dalla mia posizione spostandomi sotto l'acqua piovana. Il freddo mi fece tornare in me.

Clifford, che aveva parcheggiato in un'area di sosta, mi teneva in braccio dirigensosi verso il cassone.

-Lasciami, ce la faccio- e cercai di divincolarmi. Mi mise a terra mentre apriva lo sportello e, bagnati fradici, salimmo.

Mi diressi immediatamente verso il materasso ma lui mi afferrò per un braccio.

-Non saliremo bagnati sul letto- scherzava? E come avremmo fatto allora?

-Come facciamo allora?- alzai un sopracciglio sicura avrebbe trovato impossibile ogni altra soluzione.

Invece lui sorrise malizioso levandosi la maglietta e lanciandomela addosso. Io arrossii e mi coprii gli occhi quando sentii la zip dei suoi jeans abbassarsi.

Iniziò a ridere e dopo poco sentii qualcos'altro arrivarmi addosso.

-Il tuo zaino è di là, prendi questa- spostai un dito in modo da vedere il ragazzo dai capelli verdi, ora un po' scoloriti, vestito con una maglietta nera e dei pantaloni della tuta.

-Non mi cambio di fronte a te- arrossii pensando all'idea dei suoi occhi vagare sul mio corpo.

Sbuffando mi diede le spalle e, per sicurezza mi girai anch'io. Mi infilai in fretta la maglietta che su di me sembrava più un vestito e poi tolsi anche i jeans bagnati. Quando mi girai lo trovai a fissarmi.

-Carino il reggiseno viola, animaletto- mi fece l'occhiolino ridendo mentre avrei voluto sprofondare nell'imbarazzo.

Feci appena in tempo a raggiungere il letto che un altro tuono tagliò il silenzio di sottofondo.
Subito mi raggomitolai tremante.
Clifford mi si avvicinò.

-È solo un tuono Syd- io negai con la testa. Non poteva immaginare, non doveva nemmeno ipotizzare la causa di quella mia paura.

-Mi canti una canzone?- mi chiese con uno strano tono quasi... dolce. Io alzai appena gli occhi disorientata, ma un altro tuono mi fece riabbassare la testa e stringere di più i denti per combattere il flashback.

-I remember the day you told me you were leaving. I remember the make-up running down your face. And the dreams you left behind you didn't need them
Like every single wish we ever made. I wish that I could wake up with amnesia. And forget about the stupid little things- rimasi sorpresa nel sentire la sua voce riempire il silenzio.

Guardai verso di lui. Stava davvero cantando.

Un altro tuono mi fece distrarre dalla sua canzone e iniziai quasi a piangere. Non volevo rivedere i miei genitori morire, non volevo.

-Syd, è solo un temporale- e scoppiai quando all'ennesimo tuono vidi il giardino esplodere in un'eruzione di terra e ricadere sotto forma di nebbia marrone. Più stringevo le mani nelle mie spalle più mi sembrava di avere dei pugni d'erba tra le dita, le orecchie mi fischiavono e il mio corpo era appiattito al suolo.

-Melbourne! Melbourne!- eppure attorno non vedevo niente, gli scoppi, i tuoni, oramai non sapevo neanche più cosa fossero, come distinguerli.

Qualcuno mi abbracciò. Ed improvvisamente lo scenario stava cambiando, separavo i tuoni dalle bombe ed anche se non era facile mi stavo lentamente aggrappando alla voce di Clifford per ritornare a galla.
La mia testa era appoggiata al suo petto mentre le sue mani mi accarezzavano la schiena.

-Grazie Clifford- arrossii sapendo mi sarei dovuta spostare, ma consapevole che non l'avrei fatto fino a quando lui non mi avrebbe allontanata.

Sorprendentemente non mi allontanò.

Hidden princess || M.C. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora