Capitolo 8

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Non mi piace vedere mia madre arrabbiata con me. Ultimamente gli sto dando solo del dispiacere, e non dovrei dato tutto quello che ha passato.

Nell'ultimo periodo ho causato non pochi casini: una sera sono stata riportata a casa da un poliziotto perché stavamo bevendo, e non poco. Un altro giorno mi hanno sospesa perché non andavo a scuola da mesi.

Insomma, non ho reso a mia madre la vita facile. Sono solo un egoista.

<RAILEY, MI STAI ASCOLTANDO?> dice mia madre riportandomi alla realtà con un tono di voce molto alto.

Appena arrivata a scuola era furiosa, sembrava quasi che a minuti gli sarebbe uscito del fumo dalle orecchie.

Salita in macchina ha incominciato a farmi la ramanzina urlando, continuava a dirmi 'cosa ho fatto di male per avere una figlia così irresponsabile' o 'appena arriviamo casa non uscirai per un mese e mezzo, mi darai il tuo telefono e il tuo computer, così impari a picchiare i tuoi compagni'.

Non mi ha neanche chiesto il motivo per il quale l'ho fatto e neanche la mia versione della storia. Il preside le ha solo detto che ho tirato un pugno ad un mio 'amico'.

<COSA C'È?> sbotto guadagnandomi una sua occhiataccia.

<NON RISPONDERMI COSÌ, NON SONO STATA DI CERTO IO A TIRARE UN PUGNO A QUALCUNO!> urla continuando a guidare.

<Non mi hai chiesto neanche il motivo per il quale l'ho fatto. Sai mamma, non tiro un pugno al primo ragazzo che incontro!> rivolgo il mio sguardo fuori dal finestrino.

<Parla, voglio proprio sapere la tua scusa questa volta> dice svoltando a destra.

<Quel ragazzo, che non è assolutamente amico mio, mi aveva chiesto di uscire ma io gli ho risposto di no e lui mi ha chiamato puttana e ha detto che Thommy..> mi blocco un attimo prendendo un respiro profondo mentre mia madre stringe più forte il volante e qualche lacrime li scende dal viso.

<Vai avanti> mormora tra un singhiozzo e l'altro.

<Ha detto che lui ha preferito morire piuttosto che avere una puttana come sorella> dico.

<Oh tesoro, mi dispiace> dice stringendomi la mano. <Non ne avevo idea>

<Tranquilla, dovevo difendere mio fratello> mi asciugo una lacrima.

<Hai fatto bene, ti voglio bene bambina mia>

<Anch'io> ed era vero.

Siamo quasi arrivate a casa, manca solo un isolato.

Accendo la radio per riempire tutto il silenzio che c'è in questa macchina. Dalla radio parte 'We don't talk anymore' di Selena Gomez e appena parte il ritornello, inizio a cantare.

<'We don't talk anymore, we don't talk any-' ...MAMMA ATTENTA> dico indicando fuori dal finestrino.

Lei si volta e appena capisce a cosa mi sto riferendo esclama <OH CAZZO!> .

La macchina ci viene contro. Sento la nostra auto ribaltarsi, e in poco tempo i finestrini sono rotti. Sento l'asfalto a contatto con la mia testa e il mio braccio destro, non lo sento più talmente è stata forte la botta. Mi fischiano le orecchie e non riesco a muovere la testa. Vedo il cielo azzurro con qualche nuvola sparsa qua e là, vedo in lontananza un aereo e con le poche forze che mi rimangono lo ammiro. Sono belli gli aeroplani, la scia che lasciano quando volano, quel colore bianco che si abbina all'azzurro del cielo...che bello il cielo.

In poco tempo sento molto più calore alla testa di prima. Sento troppo calore, è quasi snervante.
La vista comincia ad appannarsi lentamente, prima di chiudere gli occhi vedo qualcosa che avrei preferito non vedere: mia madre con la testa chinata di lato con il viso ricoperto di sangue, il finestrino si era rotto completamente per il botto e alcuni frammenti di vetro sono finito sul suo e sul mio volto credo.

Cerco di chiamarla ma non ci riesco, e come se dalla mia bocca non uscisse nessun suono, come se avessi perso la voce. Vorrei urlare, ma l'unico suono che sento è quello delle sirene in lontananza, forse quelle dell'ambulanza o della polizia.

Prima che io possa muovere un dito, vedo tutto nero. Solo io e l'oscurità, che bella sensazione però, mi sento quasi a mio agio. Sento un rumore tipo quello di un vetro rotto e sento qualcuno dire 'sono in due'. Cerco di aprire gli occhi e noto che il vetro davanti a me non c'é più, c'é solo un ragazzo più o meno sui vent'anni, dalla divisa riesco a capire che è un vigile del fuoco. Sento l'aria fredda entrare dentro di me, e richiudo gli occhi.

La stessa voce maschile di prima dice 'portiamo prima fuori la signora' e dopo pochi minuti sento qualcuno chiamarmi, saranno i paramedici o i pompieri, vorrei solo dire 'lasciatemi stare' ma tutto quello che esce dalla mia bocca sono dei piccoli lamenti soffocati dal dolore.

<PRESTO! È ANCORA VIVA! RESTA CON ME, NON TI ADDORMENTARE> dice una voce.

Apro lentamente gli occhi e mi trovo accanto lo stesso pompiere che aveva portato fuori mia madre, questa volta però non era davanti a noi ma accanto a me, presumo che dopo aver tirato via il vetro dalla macchina e aver portato via mia madre, sia entrato completamente nella macchina per assicurarsi che io fossi viva o almeno credo.

Noto subito il colore della sua divisa di colore blu scuro quasi nera con qualche striscia gialla, ha gli occhi marroni ma profondi, i capelli anch'essi scuri. Lo guardo attentamente e lui guarda me, mi continua a ripetere di stare sveglia e di farlo per 'la mia famiglia' se così si può chiamare.

<Resta sveglia, adesso ti tiriamo fuori> abbassa lo sguardo verso le mie gambe e mormora un 'cazzo'.

Raffinato il ragazzo.

<HA LA GAMBA INCASTRATA> urla il ragazzo per farsi sentire credo dai suoi colleghi. <PASSATEMI IL CRICK>.

CRICK? HO SENTITO BENE? HA DETTO VERAMENTE CRICK?

<Non ti addormentare. Come ti chiami?> domanda lui, presumo per non farmi addormentare.

Con le poche forze che ho, dico il mio nome. <R-Railey> dico e subito dopo dalla mia bocca esce un altro lamento soffocato.

<Che bel nome, io sono Luke> fa un sorriso falsissimo e continua <ascolta, hai la gamba bloccata, riesci a muoverla?>

Provo a fare ciò che mi ha detto sperando che si muova, e per fortuna è così. <S-si>

<Bene, vuol dire che non è rotta. Ora cercherò di alzare la parte che ti sta bloccando la gamba, e appena ti dico di cercare di allontanarla, fallo. Ok?>

Con un filo di voce rispondo. <Ok>

Posiziona lo strumento il più vicino possibile alla parte bloccata mettendosi quasi sdraiato. <Pronta? Al mio tre> faccio un respiro profondo e lui mi rivolge un sorriso che mi tranquillizza un pó. <Uno...due..TRE!!>

🍀🍀🌺🌺🌻🌻🌹🌹

SPAZIO AUTRICE:

Ehyla, come state? Vi sta piacendo la storia?
Fatemi sapere😊

La strada è in salita ma la vista è grandiosa [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora