Capitolo 33

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<Io odio la matematica> esclama esausto Carter. <Quella strega ci ha dato un problema che neanche Einstein sarebbe riuscito a risolverlo>.

<Tu non saresti riuscito a risolverlo perché la tua intelligenza è in coma da tempo>, risponde Jay, facendo ridere gli altri.

È piacevole passare la pausa pranzo con loro. Quando siamo arrivati al tavolo Luke e Jay si sono messi a discutere perché Luke mi aveva tenuto il posto e Jay voleva che mi sedessi vicino a lui, alla fine mi sono seduta tra loro due, almeno la finivano di rompere. Davanti a noi ci sono Ronnie e Derek, mentre di lato c'è Carter.

<Ah giusto, perché tu sei un genio della matematica, vero?>

<No, ma di sicuro sono meglio di questa qua> ridacchia indicandomi.

<Come scusa? Una come me?>

<Si come te, acida e bisbetica>

<Non credo proprio> dico, <meglio acida e bisbetica che un pervertito con i neuroni grandi quanto le carote nel mio piatto>

<Ma se non hai nessuna carota nel piatto!> ribatte Jay.

Rido. <Esatto, ci sei arrivato>

Luke e Derek sono rossi in viso a forza di trattenersi per non ridere ma vedendo la faccia sconvolta di Jay, non riescono e scoppiano in una rumorosa risata, unendo anche il resto del gruppo.

<Ciao fratellone, vieni qui!> esclama Ronnie guardando dietro le mie spalle.

Ti prego, dimmi che non l'ha fatto davvero!

<Ciao guardona> dice appena si accomoda vicino alla sorella. Questa me la paga.

Ignoralo! Ignoralo!

Senza guardarlo continuo a mangiare la mela, non oso neanche immaginare cosa c'è dentro quel purè.

<Guarda che ti ho salutato!> dice strappandomi la mela dalle mani.

Ok. Ora l'ha fatta grossa! Nessuno si mette tra me e il cibo!

Sei a scuola. Conta fino a 10.

È troppo.

Fino a 5?

1..

2..

3..

<Sei diventata sorda?>

4..

4 e mezzo..

Oh, al diavolo! Non resisto.

<No, ti sto solo ignorando e gradirei lo facessi anche tu!>

<Perché devi essere così acida con me? So che mi ami bambolina, ma se davvero vuoi qualcosa da me basta chiedere> dice con quel sorrisetto sulle labbra. Si avvicina e mi tocca la mano ma la ritraggo subito.

<Toccami una sola volta e giuro sulla persona che ho più cara al mondo che ti spezzo quella schifosa mano in mille pezzi e te la faccio ingoiare> dico tutto d'un fiato, <e ti assicuro che non sto scherzando!>

<Ok ok, non scaldarti>

<E tu non rompere!> lo guardo in cagnesco.

<Hunter, perché devi sempre fare così?!> interviene Ronnie.

In tutta risposta alza le spalle e gli fa la linguaccia. Si si, proprio maturo sei!

Io proprio non lo reggo a sto idiota. Solo perché è carino non vuol dire che si deve dare delle arie. Si crede troppo importante.

<Allora Railey, da dove vieni?>, mi chiede Jay.

<Oh è inutile, non risponderà alle tue domande>, dice Hunter e ovviamente per dispetto risponderò a tutte le sue domande. Beh, quasi.

<Vengo da Los Angeles>, vedo Hunter innervosirsi visto che a lui non avevo risposto ma a riccioli d'oro si.

Bevo dell'acqua. <Los Angeles?, e come mai ti sei trasferita? Hai fratelli o sorelle?> mi chiede Carter. Passo da una faccia soddisfatta ad un viso molto più cupo, molto più triste, come se quella domanda mi abbia colpito dritto al cuore.

Prima che potessi aprire bocca Derek e Luke lo interrompono.

<Ora basta con l'interrogatorio!>

<Smettetela!>, interviene Luke.

Li ringraziai mentalmente, non volevo parlarne. Per fortuna hanno incominciato a parlare d'altro, Ronnie chiede ad Hunter se i loro genitori oggi fossero a casa, Derek e Carter parlano dell'ultima partita di Basket della scuola e Luke e Jay parlano di musica. Io rimango in silenzio tutto il tempo.

È bastata una semplice domanda a farmi ricadere in quella fossa piena di solitudine, rabbia e senso di colpa, come se nella mensa non ci fosse nessuno a potermi salvare da quella fossa che cercavo di scalare ripetutamente da anni per arrivare in alto, senza risultati continuando a cadere.

Quando Thomas morì, caddi in una delle fosse più profonde che esistevano, io le chiamo così ma i dottori lo chiamavano "Periodi di chiusura" o più semplicemente di "Apatia". Spesso, con gli esseri umani, buoni o cattivi, i miei sensi si staccavano, si stancavano: lasciavo perdere tutto. Ero educata, certo. Facevo segno di si. Fingevo di capire, perché non volevo ferire nessuno.
Thomas é la mia più grande debolezza. Ogni volta che sento quel nome, il mio cervello si chiude. Ascolto. Se capita, rispondo. Ma la gente è troppo ottusa per rendersi conto che io non ci sono.

Sento un calcio arrivarmi sulla caviglia. Hunter mi guarda confuso, come se si stesse chiedendo che avessi.

<Che c'è?>

<Cosa stai facendo?> domanda.

Sbuffo. <Pensavo>

Ride. <Tu pensi?>

<Si, penso con una cosa chiamata cervello, cosa che tu non credo che abbia>

<Non è che la mia bellezza ti zittisce fino a questo punto?>, so che in realtà dovrei ribattere ma mi viene solo da ridere e a sua volta rise anche lui compiaciuto.

Infondo non mi dispiace tutto questo. Lo stare alla mensa con qualcuno accanto, forse amici o forse no. Nella vecchia scuola stavo solo con Lucy, per gli altri era come se non esistessi.

Sembrava andasse tutto bene e ormai la campanella stava per suonare e saremo potuti rientrare tutti in classe finché non arrivò lei..
Un'enorme chioma bionda cotonata peggio di hairspray si dirige verso di noi con un sorriso da gatta morta.

<Arriva Amber> mormora a bassa voce Ronnie.

Giusto! Amber era la tipa che si era fatto nei bagni Derek, e...anche quella che si era fatto Hunter in biblioteca. 

Mi sa che a quella non gli piace chiudere le gambe.

È una ragazza tutta tette e culo, con un bel fisico e un vestito stretto e più corto di una cintura, di colore fucsia che non lascia nulla all'immaginazione. Sembra un evidenziatore ambulante oppure la sorella mal riuscita di Barbie. Almeno quella bambola era naturale.

Sopra il vestito ha una giacchetta bianca che le copre a malapena il seno, dovrebbero ricordarle che si viene a scuola per imparare e non per fare una sfilata di moda.

Chissà cosa vuole..

Più si avvicina e più i ragazzi la guardano ma quando arrivò, fece quello che non mi sarei mai aspettata, spostò la sedia e si mise sulle sue gambe e cominciò a baciarlo.

Vi prego, datemi un secchio!

La strada è in salita ma la vista è grandiosa [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora