Veronica
Non saprei neanche come definirla la mia vita. A volte mi sembra di fare parte di un interminabile sogno. Sogni e realtà che, nella mia quotidianità, vanno di pari passo, si intrecciano e non mi lasciano in pace. Vorrei estirpare dalla mia mente tutto ciò che c'è di marcio, vorrei svegliarmi da questo incubo e tirare un sospiro di sollievo e poi dire: «Per fortuna, era soltanto un brutto sogno». Nel mio caso, faccio parte di un incubo. Spero - un giorno - di svegliarmi ed essere circondata da sole cose belle.A volte credo di essere qui perché nella mia vita passata ho combinato qualcosa di veramente grave. Quindi, non posso che meritare tutto questo. Le seconde possibilità servono a rimediare agli sbagli del passato, io ho sbagliato anche questa volta, ho sbagliato nella mia vita passata, ho sbagliato nella mia vita attuale e sarò condannata a sbagliare anche nelle mie vite future. Questa è la legge del contrappasso, un circolo vizioso da cui mi è impossibile venir fuori.
Quello che penso realmente, invece, è che ad un certo punto della mia vita, abbia fatto pena a qualcuno e che quel qualcuno abbia voluto aiutarmi. Nessuno, e sottolineo nessuno, sarebbe riuscito a farla franca al mio posto. Il fato ha voluto che, ogni giorno, il mio angelo custode vegliasse su di me, perché nella mia sfortuna sono stata fortunata. Anche se ho dovuto cambiare tutto.
Tutto.
Come tutte le mattine, mi sveglio ancor prima che suoni la sveglia. Certe volte è talmente presto che non è nemmeno sorto il sole. Gli incubi non vogliono lasciarmi in pace. Sono trascorsi cinque anni, ma il ricordo è vivido nella mia mente. Rivivo l'orrore tutte le notti e mi sembra di impazzire, come se dovessi lottare contro il mio passato, nonostante sia svanito ormai da anni.
Per fortuna, adesso ho la mia nuova vita e le belle persone che ne fanno parte. Tutto ciò, fa sì che non affondi e adesso sono a galla, nell'attesa di raggiungere qualcosa. Non per forza la riva, ma qualsiasi cosa che mi tiri fuori dalle acque torbide dell'oceano.
Devo riempire tre ore della mia mattinata prima di andare da Astrid, la mia unica amica e collega qui a New York. Lavoriamo entrambe come segretarie part-time nell'azienda di Lauren Jefferson e, mentre lei è in ufficio, io mi occupo di portare Elia al nido. Lei e il suo dolce angioletto hanno portato un po' di luce nelle mie giornate grigie, fin dal primo momento in cui li ho incontrati, soprattutto il piccolo Elia. La dolcezza di quel bambino mi ricorda che il mondo non è del tutto marcio ed esiste qualcosa di bello per ognuno di noi. Nonostante tutto, l'amicizia che posso concedere ad Astrid è molto limitata. Sebbene ormai ci conosciamo da due anni, lei non sa neppure dove vivo e quando vedo che il nostro rapporto tende a crescere, faccio in modo di bloccare questa crescita.
Essendo ancora molto scossa per l'incubo appena avuto, cerco di coprire il rumore dei miei pensieri con dei suoni reali e forti, con qualcosa che mi distragga. Accendo così la TV e inizio a fare zapping. In televisione, la mattina presto, quasi tutti i canali sono occupati dalle televendite, il che è inutile dal momento che nessuno acquista più vedendo le cose in TV. Continuo a cambiare canale e trovo una bella sfilza di cartoni animati. Le musichette allegre sono ottime per mettere di buonumore un bambino, non di certo chi "fugge dalla realtà". Decido quindi di mettere su MTV Music, dovrei andare sul sicuro. Le canzoni si susseguono una dopo l'altra. E poi...
«...I will find you, wherever you go... for all your life. Everywhere...»¹
Quella canzone cattura la mia attenzione, mi entra in testa e trapassa tutto il mio corpo. Mi fa rizzare i peli di sopra la nuca. Sembra la realtà. Inizio a sentire dei brividi perché lui ha mantenuto la sua promessa: non mi libererò mai di lui. Neanche una semplice canzone mi aiuta a spegnere la mente. I ricordi mi travolgono come un'onda gigante che si infrange tra gli scogli.
Spengo di colpo anche la TV e mi passo le mani sul volto, rassegnata, perché so che non uscirò mai da tutta questa storia. Non ne uscirò mai viva.
Riesco a stento a trattenere le lacrime che rischiano di inondarmi gli occhi. Raggiungo il bagno, mi spoglio e mi infilo sotto la doccia, nella speranza che il getto caldo dell'acqua riesca a lavare via tutto questo malumore. Le lacrime si confondono con l'acqua. Vorrei non essere da sola, vorrei che il tempo passasse in fretta per non farmi sentire il casino che ho in testa.
Passo le ore restanti a leggere un thriller. Almeno questo mi aiuta a estraniarmi dalla realtà. Per un solo piccolo istante posso far finta che tutto ciò che ho vissuto è solamente la brutta trama di un libro. Posso far finta che nella mia vita vada tutto bene. Ma la sensazione di "benessere" dura pochi istanti perché quando la realtà torna a colpirmi, ricado di nuovo dentro una spirale di ricordi da cui mi è impossibile fuggire.
Più tardi, raggiungo il bilocale di Astrid. Quando arrivo a casa Allen, il piccolo Elia alza le braccia nella mia direzione per farsi prendere in braccio. Mi si riempie il cuore di gioia quando mi chiama «Zia Nica» e si aggrappa al mio collo come un koala. Forse è l'unico essere umano sulla terra che mi considera una parente. E forse anche per me è lo stesso. Elia è quel dolce nipotino che non ho mai avuto e Astrid è la mia unica amica qui a New York, l'unica con cui sia mai riuscita a legare prima. A volte mi critica, dicendomi di essere troppo chiusa, mi rimprovera il fatto di essere distaccata, che tengo a distanza qualsiasi persona di genere maschile, ma non sa cosa nasconde il mio passato. Una volta ero diversa, non avevo nessun problema a rapportarmi con le persone e non avevo paura di farlo, soprattutto. A volte vorrei sfogarmi con qualcuno, ma sono come una statua di ghiaccio, dura all'esterno ma facile da rompere. So per certo che se venisse fuori quello che ho fatto, ne uscirei distrutta. Ma adesso è tutto diverso. Per questo preferisco non avere rapporti con le altre persone. Continuo a ripetere nella mia testa – e a illudermi – che le cose cambieranno, ma quel momento sembra non arrivare mai. Non posso permettermi di far avvicinare qualcuno come un tempo. Ho fatto già questo sbaglio e, almeno questa volta, ho imparato dai miei errori.
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¹ «Ti troverò, ovunque andrai. Per tutta la tua vita. Ovunque» Questa strofa non fa parte di nessuna canzone. È frutto della fantasia dell'autrice.
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𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶
Romance✓ 𝗖𝗢𝗠𝗣𝗟𝗘𝗧𝗔 «Non ti libererai di me facilmente» è la frase che sente Veronica tutte le volte che chiude gli occhi. Scappare dal proprio passato si sta dimostrando un'impresa ardua per lei, ma è più che consapevole che non tutto ritorna al pro...