Capitolo 71

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Oggi.

Veronica
Più tardi, saluto Matt davanti la porta del mio appartamento con un profondo bacio sulla bocca. L'ho invitato ad entrare, ma mi ha detto di avere altro lavoro da sbrigare. Ci sono rimasta un po' male, ma mi ha promesso che domattina andremo a fare colazione insieme e mi accompagnerà dal piccolo Elia prima che lui vada al lavoro.

Comunque, il fatto che non sia entrato mi ha lasciato più tempo per fare una lunga chiacchierata con Karina. È passato un mese dalle minacce di Igor e ancora non si è fatto vivo, almeno non con lei. Per questo ho voluto videochiamarla, per vedere se le sue parole fossero sincere. Lei è sempre stata protettiva nei miei confronti, ma voglio che adesso faccia ciò che le dico. Abbiamo rischiato entrambe in passato e lei più di me, per certi versi. Quando l'ho vista mi è sembrato che dicesse la verità, ma soprattutto, era tutta intera. Mi è sembrata preoccupata e le ho raccomandato nuovamente di fare la cosa giusta se Igor si presentasse di nuovo alla sua porta. Su questo punto di vista, anche lei è stata colpita emotivamente. Sei anni fa ha intrapreso una sorta di relazione con lui, che ha interrotto dopo aver scoperto che era coinvolto in un giro di prostituzione e di che razza di mente malata avesse.

«Che hai, comunque? Mi sembri più allegra del solito» afferma Karina, cambiando argomento.

«Nulla, sono appena rientrata da un appuntamento» dico con nonchalance.

«Non ci credo!» afferma il volto contento di Karina. «Oksana Volkova non ha appuntamenti!».

«Ma Veronica Eaton sì».

L'urlo di Karina mi perfora un timpano, nonostante il volume del computer sia moderato. La sua contentezza contagia anche me e scoppio a ridere

«E chi sarebbe il fortunato? Quel figone del tuo capo, vero?» chiede. Annuisco. «Lo sapevo».

«Come facevi a saperlo, scusa?».

«Me ne sono accorta quella volta che sono venuta a trovarti. Ti guardava in una maniera... ti voleva già da allora».

«Credo tu abbia ragione. Una sera mi ha fatto un discorso strano sul fatto che mi... osserva, da anni».

Il silenzio dall'altro capo dello schermo mi fa intuire che anche Karina trova tutta questa storia inquietante, ma le racconto che in un certo senso è una cosa carina.

«Speriamo solo che la storia non si ripeta» afferma.

«Lo spero. Per la prima volta credo di essere certa di sapere chi ho davanti. Mi sono stufata di privarmi delle belle cose della vita, capisci? Voglio iniziare a vivere davvero e Matt mi sembra la persona giusta con cui farlo» ammetto. «Io forse... cioè.. forse provo qualcosa per lui».

«Credo che ormai sia più una certezza che un'ipotesi».

«Hai ragione e non è neanche un fuoco di paglia, altrimenti a quest'ora me ne sarei accorta».

«Sono così contenta per te, Sana. Vorrei essere lì con te per poterti abbracciare».

«Mi manchi» affermo. «Promettimi che verrai a trovarmi presto».

«Te lo prometto».

***

L'indomani, puntuale come un orologio svizzero, Matt fa la sua comparsa davanti il mio appartamento con tanto di colazione in un sacchetto. Mangiamo in fretta e usciamo di casa ancora più velocemente.

«Allora, devo chiederti di venire in ufficio un po' prima oggi. Stiamo organizzando un'assemblea con la Mo.Ne.Y Ltd. e sei tu a dover partire, ma questa volta andrai con Jason» afferma Matt, quando saliamo in macchina.

«Perché, Jason? Non è impegnato a recuperare il tempo perso con Astrid?» chiedo.

In realtà, non mi interessa molto della loro relazione in questo momento - anzi, sono contenta per loro e tutto - però sono più interessata al fatto che avrei potuto trascorrere un po' di giorni in compagnia di Matt. Inoltre, Jason e io non siamo proprio migliori amici.

«Jason aveva già trattato con loro, in passato. Come sai, Astrid non può lasciare Elia e tu sei la nostra risorsa più preziosa in quest'ufficio» afferma, sorridendomi.

«Lo so» ribatto ironica. «Casa faresti senza di me, Matt?».

«Non lo so, bocconcino. Non lo so proprio».

Quando ferma la macchina davanti l'appartamento di Astrid, mi prendo due secondi per guardarlo un po'. Non lo so, ma non vorrei lasciarlo andare. Vorrei poter restare con lui un po' di più. Lo so, ci vediamo tutti i giorni, ma in un ambiente lavorativo e tutto questo non mi basta più.

Matt
Sapevo che l'idea di chiedere a Veronica di uscire sarebbe stata un'ottima idea, ma non credevo che dopo il nostro primo appuntamento andasse ancora meglio.

Vedo Veronica più spensierata, forse lo immagino e sono un totale idiota a pensarlo, ma i suoi occhi sono più felici. La ragazza impostata e riluttante nei miei confronti è sparita, lasciando posto ad un sorriso sincero che tutte le volte che lo vedo mi rende felice.

«Ci vediamo all'uscita del St. John, allora?» chiedo.

«Sì» afferma. «Ci vediamo più tardi».

Contro ogni mi aspettativa, Veronica, si allunga nella mia direzione e mi deposita un bacio a stampo. Sorrido divertito perché davvero, mi sembra di essere ritornato l'adolescente che si emozionava per le cose più stupide.

Anche ieri sera lo ero. Quando il mio bocconcino mi ha invitato ad entrare in casa sua, mi sono ritrovato a dover rifiutare con una scusa stupida perché sapevo che non sarei riuscito a trattenermi. L'effetto che mi fa Veronica è davvero "invadente", per cui non potevo rischiare di lasciarmi andare così velocemente. Inoltre, conoscendola, ho capito che con lei devo andarci con i piedi di piombo e fermarmi a casa sua avrebbe significato rovinare quello che ho raggiunto con tanta fatica. Perché ne ho fatta, credetemi.

Più tardi, prima di raggiungere l'ufficio, perdo mezz'ora circa per sbrigare alcune faccende commissionate da mia madre, ma quando arrivo, sono sconvolto di sorprendere Astrid e Jason e per poco non deciso di fare marcia indietro e lasciarli fare ma, cazzo, quella è la mia scrivania!

«NO! No, no, no! Non contro la mia scrivania!» mi lamento.

«Cazzo» impreca Jason, cercando di nascondere Astrid dietro il suo corpo.

Non so se ho sentito bene, ma mi è parso di sentire borbottare anche lei. «Perché ci interrompono sempre sul più bello?».

Faccio finta di non sentire la risata complice di Jason e, quando ognuno torna al proprio posto, mi soffermo a guardarlo in silenzio con aria di disapprovazione, ma allo stesso tempo felice che le cose siano cambiate anche per lui.

«Dimmi» dice, quindi, esortandomi a parlare.

«Finalmente, eh?».

«Sì».

Più lo guardo, e più mi rendo conto di che faccia da cazzo abbia (in senso buono). Jason è felice e dopo tutto questo tempo se lo merita.

«Sono contento per voi. Quantomeno adesso la smetterai di gonfiarmi la testa con i tuoi problemi da adolescente paranoico. Ma Jason, ti giuro che se vi becco a farlo di nuovo sulla mia scrivania vi licenzio» dico, per alleggerire la circostanza fattasi troppo seria.

«Non lo stavamo facendo sulla tua scrivania» ribatte.

«No, ma ci stavate arrivando!».

«E che sarà mai?! Io non ti ho detto nulla quando hai braccato Veronica alla sua scrivania. Vedi che anch'io potrei licenziare voi».

«Il discorso è diverso. Noi non abbiamo fatto nulla» mi giustifico.

«Lo sai quant'è frustrante avere un bambino che ti interrompe sul più bello? E lo sai quanto lo diventa ancora di più quando il tuo socio fa lo stesso?».

Non posso fare altro che scoppiare a ridere ed essere solidale. So cosa vuol dire stare in astinenza, anche perché sto vivendo la stessa esperienza con Veronica.

Sbuffo sonoramente e mi auguro che anche io tra qualche giorno potrò avere la sua stessa faccia da cazzo. 

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𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora