Capitolo 3

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Matt
Quando la vedo entrare in sala, sul mio volto si fa strada un sorriso spontaneo. Quando sposto lo sguardo al suo fianco, invece, rimango un po' interdetto. Jason non mi aveva detto che anche Astrid sarebbe stata presente alla festa. Per di più, in compagnia di quel grazioso bocconcino biondo.
Quando vedevo Veronica alle feste di famiglia, mi sono sempre chiesto chi fosse ma, per un motivo o per un altro, non mi sono mai avvicinato. Mi è sempre sembrata "irraggiungibile", non so per quale motivo, ma credo che non si sia mai accorta di me. Io l'ho notata invece. È inevitabile perché la sua bellezza e quella chioma di capelli biondi attirano parecchio l'attenzione. L'unica cosa che non sono riuscito a capire è come mai non l'ho mai vista in compagnia di qualche uomo. Presumo che questo abbia a che fare con il fatto che l'ho sempre vista per i fatti propri. Ogni volta che ci incontravamo ad una di queste feste non guardava mai realmente negli occhi chi aveva di fronte, in generale, non dava molta confidenza e soprattutto non mi ha mai degnato di uno sguardo. Però mi sono preso del tempo per osservarla senza che se ne accorgesse in questi anni e la cosa che più la contraddistingueva era il suo sguardo mesto. Non ho mai visto Veronica ridere, ha sempre fatto solo sorrisi di circostanza per non risultare maleducata agli occhi delle persone. Può sembrare ambiguo notare tutti questi particolare solamente osservando una persona, però so anche che da quando ho posato gli occhi su di lei, sono stato catturato nella sua ragnatela e fin ora non sono riuscito a tirarmene fuori.

Lo scorso sabato, quando ci siamo incontrati nell'ufficio di mia madre è stato come se fosse stata la prima volta che mi vedesse. Devo dire che trovarla lì è stata una piacevole sorpresa per me. Al contrario, lei non vedeva l'ora di sbattermi fuori dal suo ufficio, che a breve diventerà il mio e del mio socio Jason. Questo vuol dire che lavoreremo a stretto contatto e cercherò di farla sorridere sinceramente. Osservo ancora per un po' Veronica, mentre sorseggio un po' di champagne dal mio flûte, quando decido che è ora di andarle a parlare. Jason non ha perso tempo nel chiedere ad Astrid di ballare e adesso Veronica è da sola che li osserva.

Mi avvicino a lei, sfiorandole la spalla per attirare la sua attenzione. Alla mia vista non si scompone minimamente. Come la maggior parte degli invitati, anch'io indosso una maschera ma, al contrario di quella delle donne, le nostre coprono tutto il viso, anche gli occhi.

«Hai gli occhi verdi?» chiede, senza pensare.

Resto un po' perplesso (come forse anche lei per aver pronunciato quelle parole) perché in realtà non dovrebbe vedersi nulla. «Riesci a vedere i miei occhi?» chiedo.

«Già» si limita a dire.

«Vuol dire che ho gli occhi luminosi» affermo, sperando di risultare simpatico. E infatti vedo quel sorrisetto di circostanza.

Come si fa ad intavolare una conversazione con qualcuno che sai già a priori che non vuole parlare con te? Veronica non dice altro, anzi, vedo nel suo sguardo molto fastidio e sono certo che voglia che mi tolga dalle scatole. Ma non posso andarmene adesso che ho trovato un modo per attaccare bottone.

«Sai» esordisco guardandola dritto negli occhi, «le ho scelte io queste» dico, riferendomi proprio alle maschere. «E in teoria avrebbero dovuto nascondere il mio viso integralmente».

«Mi sa che hai fatto una pessima scelta, allora. Cosa sei, l'organizzatore della festa?».

«Sì, una cosa del genere. Sono come i wedding planner, ma invece di organizzare matrimoni, organizzo eventi di beneficienza e feste di pensionamento».

Vedo un altro sorriso accennato spuntare sulle sue labbra, questa volta sincero e spero che Veronica accetti di ballare, quindi vado dritto al punto e glielo chiedo.

«Allora, accetteresti di ballare con questa specie di organizzatore di eventi?» chiedo in maniera teatrale, inchinandomi leggermente verso di lei e porgendole la mano. «Non puoi rifiutare».

«E perché mai?» ribatte.

«Perché nessuno ha mai rifiutato un mio invito».

«Ma c'è sempre una prima volta» afferma lei.

«Allora?» la incoraggio.

Mi stupisco quando Veronica fa scivolare la sua piccola mano nella mia. Senza perdere tempo, intreccio le dita alle sue e la conduco in pista da ballo. Quando siamo l'uno di fronte all' altra porto la mia mano destra dietro la sua schiena e poi iniziamo ad ondeggiare.

A quel contatto, noto subito un leggero disagio da parte sua, quindi accantono l'idea di farle scorrere la mano lungo quella pelle morbida e la tengo ferma dove l'ho poggiata. Se mi azzardassi a fare qualcos'altro, potrebbe denunciarmi per molestie sessuali e non credo sarebbe un buon inizio per noi. Se tutto va bene dovremmo lavorare assieme per il resto della nostra vita (fino alla pensione) e vorrei limitare i danni.

«Non sai ballare» afferma dopo un po', «ma nonostante tutto mi hai invitata lo stesso».

«Già, non ho potuto resistere. Eri lì tutta sola che guardavi con quegli occhioni grandi gli altri che ballavano. Ho pensato che volessi ballare anche tu e quindi eccomi qui a tua completa disposizione».

Il mio atteggiamento potrà sembrare un tantino stupido, ma far ridere una donna è un buon modo per rompere il ghiaccio, solo che lei sembra essere ibernata da mille anni e più. Dovrò lavorare parecchio per compiere quest'opera di scongelamento.

Avrei molto da chiederle, ma rischierei di fare la figura dell'idiota. In teoria, per lei è la prima volta che ci vediamo, anche se ho una maschera che copre il mio volto, ma io l'ho "tenuta d'occhio" per parecchio tempo e non vorrei che questo le sembrasse inquietante. Non vorrei spaventarla, diciamo.

Non appena la musica termina, veniamo subito interrotti da mia madre che, dal palco, prende la parola. Il suo discorso è un mix di malinconia e... liberazione? Sta di fatto che non vedeva l'ora di andarsene in pensione.

«Adesso, invito i nuovi Amministratori Delegati a salire sul palco. Credo di avervi fatto perdere abbastanza tempo, stasera. Vi lascio con i giovani» esclama. «Buon proseguimento di serata».

«Mi sa che adesso tocca a me» dico.

«Mmmh?».

Odo la domanda silenziosa di Veronica alle mie parole. Quindi, via il dente e via il dolore, mi tolgo la maschera e le mostro il mio aspetto prima di salire sul palco per la mia presentazione ufficiale, facendole il mio miglior sorriso.

Tutto nella sua espressione mi lascia intuire che mi ha riconosciuto e avevo ragione, nei prossimi giorni ci divertiremo parecchio.

𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora