Capitolo 55

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Cinque anni prima.

Oksana
Quando odo le parole di Dmitriy, inizio a sudare freddo. Perché ha detto quella frase? Sa che non commetterei mai un errore del genere nei suoi confronti e sa perfettamente che Thiago è solo un amico per me.
I suoi occhi sprezzanti non lasciano mai i miei quando, incamminandosi verso la vasca, carica il pugno che riesco a captare all'ultimo minuto e cerco di afferrare invano. Osservo la scena che si svolge davanti ai miei occhi e noto come il povero Thiago cerca di scansare i colpi di Dmitriy senza mai cercare di colpirlo a sua volta.

«Dmitriy, smettila!» lo chiamo, cercando di allontanarlo, tirandolo per la camicia. «Lascialo!».

«Non mi toccare!» mi urla.

Automaticamente mi scanso, colpita dalla sua espressione feroce. Thiago è ancora dentro la vasca con il soffione in mano, ma gli viene strappato dalle mani da Dmitriy che glielo avvolge al collo quando scivola dentro la vasca. D'un tratto raggiungo mio marito che sovrasta Thiago e sembra posseduto dal diavolo. Lo spintono, cerco di strappargli quel flessibile dalle mani, cerco di liberare Thiago direttamente dal tubo, ma tutto ciò che vedo sono i suoi occhi imploranti e il suo volto rosso, quasi nero, per la mancanza di ossiggeno circolazione.

«Aiutami» gracchia.

«Dmitriy, smettila! Così lo ammazzi!» urlo con tutta la forza che ho in corpo.

Non so come, ma mi ritrovo a spingerlo sul petto e a fargli mollare la presa su Thiago. Mi accerto immediatamente che stia bene, aiutandolo ad alzarsi in piedi e uscire dalla vasca, ma l'ira di Dmitriy raggiunge anche me e, afferrandomi per i capelli, vengo scaraventata per terra e batto la testa allo stipite del comodino. Un dolore sordo avvolge il mio cranio, rendendomi momentaneamente spaesata. Riesco a stento a sollevarmi da terra e cercare di capire cosa stia succedendo intorno a me perché mi sembra quasi faticoso. Sento qualcosa di caldo scivolarmi sulla nuca e quando tocco quel punto dolente mi accorgo di avere le dita rosse e viscose. Il sangue inizia a colorare il pavimento bianco quindi cerco di tamponare la ferita con la mano. Quando mi rialzo, vedo che Thiago ha placcato Dmitriy, mettendolo al tappeto. Gli tiene la testa contro il pavimento e le mani dietro la schiena, mi guarda con occhi imploranti.

«Mi dispiace» sussurra quando mi avvicino a lui.

«Non è successo nulla. Puoi lasciarlo adesso» mi limito a dire, passando lo sguardo su mio marito che sembra chiedere silenziosamente scusa.

«Non è successo nulla?!» chiede incredulo Thiago. «Ti ha rotto la testa e ha cercato di strangolarmi. Devi denunciarlo, o lo rifarà di nuovo».

«Sono sicura che si sia trattato solo di un momento di debolezza» mi limito a dire.

«Hai sentito, matador? Toglimi le mani di dosso. Non le farò del male».

«Sarà meglio per te» lo minaccia Thiago.

Quando Thiago libera la sua presa, Dmitriy si affretta a raggiungermi e a chiedere scusa.

«Vieni. Siediti, Sana» dice, prendendomi per mano conducendomi in bagno. «Prendo l'acqua ossigenata e sistemo tutto. Perdonami, amore. Non volevo farti del male. Questo lo sai, vero?».

Dmitriy continua a scusarsi e a darmi dolci baci sulle labbra, tenendomi il volto tra le sue mani. Quelle mani che mi hanno aiutata quando non avevo nulla, quelle mani che mi hanno stretta forte quando avevo bisogno di un abbraccio, quelle mani che mi hanno appena procurato una ferita in testa, quelle mani che credevo fossero la mia salvezza ma che adesso mi stanno spaventando maledettamente. Ma nonostante tutto, annuisco e dico: «Lo so».

Attendo che prenda tutto e nel frattempo sono costretta a fare i conti con lo sguardo di disapprovazione di Thiago che, appoggiato alla porta, mi guarda con aria interrogativa, scuotendo la testa.

«Sei sicura che sia stato solo un caso isolato?».

«È mio marito!» affermo infastidita. «Non è che passa il tempo a riempirmi di botte. E sì, non era mai successo prima».

«Non le ho mai torto un capello» dice Dmitriy, entrando in bagno, mettendosi all'opera. «Se ti faccio male dimmelo» dice, rivolgendosi a me con occhi dolci.

Quando lo guardo, il mio pensiero va sempre alle parole di sua sorella. So che Dmitriy è così per un motivo. Non posso avercela con lui, non quando il suo comportamento proviene da qualche trauma passato. Quindi, gli sorrido per tranquillizzarlo e gli passo le dita su una guancia.

«Ti amo» sussurra. E poi rivolgendosi a Thiago, aggiunge: «Scusami, Thiago. Ho avuto una reazione esagerata ma, mettiti nei miei panni, avresti reagito alla stessa maniera se tua moglie fosse stata Oksana».

***

Qualche giorno dopo, Thiago sembra essersi tranquillizzato. Ha praticamente passato tutto il tempo a chiedermi se andasse tutto bene o se si fossero verificati altri episodi di violenza. L'ho rassicurato, chiarendo che Dmitriy non è una cattiva persona. Thiago non ha proferito parola, anche se ho capito cosa pensa di mio marito. Quel giorno, quando Dmitriy medicava la mia ferita, Thiago è rimasto lì con noi a parlare un po'. Dmitriy non mi è sembrato così turbato dalla sua presenza, anche se Thiago continuava a guardarlo in maniera torva e continuava a metterlo sotto pressione con continue domande. Per un momento ho pensato che sarebbe scoppiato nuovamente il finimondo, ma Dmitriy ha mantenuto i nervi saldi e, più tardi, quando siamo andati a letto, sono stata io a tenerlo stretto perché è scoppiato a piangere. In quel momento, mi si è attorcigliato lo stomaco a vederlo in quello stato, ma sapevo che era profondamente pentito e ho cercato di farlo stare bene, ma non posso farlo stare meglio se non so cosa lo turba quando reagisce in quel modo. Voglio saperlo e andrò fino in fondo a questa faccenda. Farò di tutto per saperne di più, anche a costo di inimicarmi Dmitriy e so che solo una persona conosce tutta la vicenda. Quindi, senza pensarci ulteriormente, prendo il telefono è compongo il numero di Irina.

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𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora