Capitolo 15

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Sei anni prima.

Oksana
A quella vista, il mio cuore rischia di schizzare via dal petto. Riesco a mala pena a trattenere le lacrime e ad evitare di scoppiare a piangere. Sento la vista annebbiata e la testa che mi pulsa ritmicamente e fa girare tutto ciò che ho intorno. Spero vivamente che non sia quello che penso, che ho soltanto dormito e che non sia successo nient'altro.

Ancora intontita dal sonno, mi guardo intorno con molta cautela. La camera in cui mi trovo rispecchia uno stile classico ma, allo stesso tempo, contemporaneo. Le pareti cremisi, decorate con rifiniture dorate, sono ricoperte di quadri ed arazzi e donano alla stanza un tocco di classe che rende il tutto molto "aristocratico". Tutto sa di lusso e ricchezza, me ne sono accorta nell'esatto momento in cui ho conosciuto Dmitriy. Anche le morbide lenzuola che accarezzano il mio corpo sono di un tessuto pregiato, forse seta. Seta color ghiaccio, come i suoi magnifici occhi.

Mi prendo ancora qualche secondo per osservare l'uomo splendido che dorme al mio fianco. Dmitriy sembra dormire beato e tutto ciò che voglio è trovarmi altrove quando si sarà svegliato. Quindi, mi impongo di pensare lucidamente e - facendo meno rumore possibile - sgattaiolo fuori da quel letto che non è il mio. Evito di emettere alcun fiato per evitare disastri inutili.

Ancora non riesco a credere di essermi cacciata in una situazione simile. Non è da me e la cosa più grave è che non riesco a ricordare come ci sia finita.
Ripercorro mentalmente ciò che è stato della notte scorsa. Ricordo che ho iniziato il turno e che in poco tempo, a causa della mancanza di riposo, ho iniziato ad avvertire la stanchezza e poi le pillole. Quel momento di debolezza in cui ne ho inghiottita una senza riflettere su quelle che avrebbero potuto essere le conseguenze delle mie azioni. Ricordo che fin da subito mi ha dato la carica necessaria per affrontare il resto della nottata, ricordo di aver lavorato più di quanto faccio di solito. Ero euforica e c'è stato un momento in cui... sono salita sul bancone del bar? I ricordi sono confusi, quindi cerco di sforzarmi di ricordare quello che sia realmente successo e che, quest'ultimo episodio, sia solamente frutto della mia immaginazione. Ma la mia mente non mi inganna, perché ricordo perfettamente il momento esatto in cui, mentre ballavo, due forti mani mi hanno afferrato per i fianchi e mi hanno portata giù dal bancone. Poi l'espressione di disapprovazione e la passione nello sguardo di Dmitriy, la mia felicità nel vederlo e il mio corpo avvinghiato al suo in un caldo abbraccio rassicurante. Poi ricordo che mi sono trattenuta al locale dopo la chiusura, con Dmitriy a bere. Ho bevuto un sacco e adesso mi rendo conto che non è stato molto intelligente da parte mia mischiare le due cose. Da quel momento in poi, buio totale. Non ricordo assolutamente niente. La mia mente sembra aver rimosso quegli attimi che ne sono seguiti.

Rabbrividisco visibilmente e parto alla ricerca dei miei vestiti. Con mio grande stupore, li trovo piegati sul comodino insieme al mio cellulare, il che mi fa pensare che non è successo nulla. Cioè, credo che me ne sarei accorta... a quest'ora.
Per il momento tiro un sospiro di sollievo, mi rivesto in fretta e indosso le mie scomodissime "scarpe da lavoro". Prima di recuperare la borsa, mi azzardo a guardare il cellulare, brulicante di SMS non letti e chiamate perse. Tutte da parte di Karina. Alcuni - molti - recitano "dove sei?" o "dove diavolo sei"?, altri sembrano minacce del tipo "ti vengo a cercare ovunque tu sia" o "OKSANA sto chiamando la polizia".

Le scrivo velocemente un messaggio per scusarmi e mi precipito alla porta. Varco la soglia, ma prima di uscire, mi ci vedo di lanciare velocemente un'ultima occhiata a quell'uomo stupendo con cui ho condiviso il letto. E Dmitriy è sveglio, ad osservarmi, leggermente sollevato dal letto con i gomiti appoggiati sul cuscino, che mi osserva nell'attesa che parli, ma io riesco solo a stare zitta e sono solo capace di tenere gli occhi fissi nei suoi.

«Sai» inizia, scostando le lenzuola, alzandosi e dirigendosi nella mia direzione, «quasi sempre, sono io a dover cacciare le donne dal mio letto. Non era mai successo che qualcuna se ne andasse senza dire nulla».

Quel commento mi infastidisce, ma in pochi secondi vengo distratta da qualcos'altro. Per fortuna lui indossa la biancheria, ma il mio sguardo non nota solo quel particolare. No, perché tutto il corpo di Dmitriy sembra un capolavoro. I suoi addominali sono scolpiti e sul suo corpo non è presente neppure un filo di grasso. La sua vicinanza mi distrae e ancor più il suo profumo virile. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso e la mia attenzione in un istante viene catturata dal tatuaggio che occupa gran parte del suo fianco destro. È un fiore, una rosa nera con striature rosse, il cui stelo - fitto di spine, alcune più grandi delle altre - si allunga verso il basso e scompare sotto i boxer, per poi ricomparire come una spirale che si avvolge lungo la sua coscia muscolosa e termina alla caviglia.

«Sono qui su» sussurra Dmitriy, sollevandomi il mento con un dito. Ad attendermi trovo il suo sorriso gentile. Ha un'aria fresca e riposata, come se non si fosse appena alzato dal letto.

Balbetto un flebile «Scusa» e rimango lì, impalata di fronte a lui.

«Perché stavi scappando?» chiede.

«Perché mi sarei risparmiata tutto questo imbarazzo».

«Imbarazzo per cosa, con esattezza?».

«Per quello che è successo la scorsa notte».

«Non so cosa ricordi, ma ti assicuro che non è successo niente, dolcezza» dice, scostandomi una ciocca di capelli dal viso, per portarla dietro il mio orecchio.

«È proprio questo il punto» dico, sottraendomi dal suo tocco. «Io non ricordo proprio nulla di quello che è successo. Ricordo soltanto che ci siamo messi a bere e poi, improvvisamente, mi sono ritrovata nuda nel tuo letto con questo orribile mal di testa».

«Oksana, rilassati. Ieri sera eri davvero un po' troppo su di giri per i miei gusti. Ti ho portata qui perché la tua amica se n'era già andata e, non conoscendo il tuo indirizzo, ho pensato che fosse più sbrigativo portarti qui. Eri esausta».

«Karina mi ha lasciata da sola?» chiedo, improvvisamente delusa per il comportamento della mia amica, aggrottando le sopracciglia.

«Non è proprio andata così. Alla fine del turno Karina ha cercato in tutti i modi di portarti a casa, ma tu hai insistito affinché rimanessi con me. Continuavi a ripetere che ti stavi divertendo, quindi l'ho rassicurata e ho fatto in modo che continuassi a divertirti».

Cirifletto un po' su, notando ambiguità nelle sue parole. Tutto, nel suoragionamento, mi sembra sospetto. Se Dmitriy ha davvero rassicurato Karina comeha detto, che motivo avrebbe avuto lei per mandarmi tutti quei messaggi? Seavesse saputo con chi ero, non avrebbe avuto alcun motivo per chiamarmi tuttequelle volte. C'è qualcosa che non quadra nel suo ragionamento. Allora, perchéDmitriy mi sta mentendo?

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𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora