Capitolo 36

38.3K 2K 133
                                    

Oggi.

Veronica
«Be', l'atterraggio è andato meglio del previsto, no?» chiede Matt, continuando a prendersi gioco di me. «Credo che dobbiamo iniziare a tenerci per mano un po' più spesso».

Siamo nell'ascensore dell'Hilton Hotel, nell'attesa di raggiungere le nostre camere e il mio "comprensivo" capo mi prende in giro da quando abbiamo messo i piedi sulla terra ferma. Mi verrebbe voglia di strozzarlo, perché non è corretto beffarsi delle paure altrui, ma in questo momento ha un'aria così spensierata e un sorriso così bello che mi è impossibile avercela con lui. Quindi mi godo tutta la sua bellezza.

«Non ci sperare, Jefferson. Se me la sono cavata è stato solo merito delle tequila che ho bevuto. Non di certo perché mi hai tenuta per mano» ribatto.

Ecco, un'altra cosa di cui sono rimasta sorpresa, è stata la facilita con cui non ho esitato a prendere la mano di Matt quando mi ha offerto il suo supporto. Stavo così bene che avrei voluto restare lì tutto il tempo. Poi sono subentrati i cattivi pensieri e ho deciso di far durare il primo contatto il meno possibile. Poi, sono stata io stessa a chiedere la sua mano. Be', detta così può sembrare un'altra cosa, ma Matt non si è tirato di certo indietro, solo che da lì ho scatenato il suo fantastico senso dell'umorismo che - parlando sinceramente - ho adorato tutto il tempo.

«Ma ne hai bevute a mala pena tre!».

«Mi sono bastate per distrarmi dal non pensare che se l'aereo fosse precipitato sarei morta giovane».

«Continua a raccontartelo. Lo sappiamo entrambi che ho ragione io. Ma se adesso non vuoi darmi questa soddisfazione, me lo farò stare bene».

«Matt» inizio esasperata. «Non c'è nulla che tu debba farti stare bene perché è così. Punto».

«Sai cosa mi piace di più di te, bocconcino?» chiede. «Hai sempre la risposta pronta e mi piace» conclude, facendomi l'occhiolino.

Alzo gli occhi al cielo, cercando di nascondere quanto la sua affermazione mi abbia fatto piacere. Matt è così divertente... Giuro che mi piace sul serio, ma non ho ancora capito in che modo. Perché ci sono mille aspetti sotto cui una persona ti può piacere. Oggettivamente è un bell'uomo, diciamo pure che è bellissimo. Quindi, fisicamente mi piace e parecchio. Caratterialmente si è dimostrato premuroso e divertente, quindi è bello pure su quest'aspetto e posso affermare che sì, mi piace. E infine, di lui mi piace il modo in cui mi fa sentire. Adoro quando sono con lui perché mi mette a mio agio, cercando in tutti i modi di non farmi pensare a cose sgradevoli. Forse lui lo fa inavvertitamente, ma ho notato che, da quando abbiamo avuto quella "divergenza" a casa sua, dopo lo jogging, fa di tutto per non invadere i miei spazi. Apprezzo il fatto che non abbia più "sconfinato" e che abbia rispettato la mia volontà. Quindi, nel complesso, Matt non ha nulla che non vada, ma l'ultima volta che la mia mente ha formulato un pensiero del genere mi sono scottata, quindi, adesso, è meglio non lasciarsi abbindolare da lusinghe.

***

Più tardi, quella stessa sera, dopo essermi messa il pigiama ed essermi distesa sotto le morbide lenzuola del letto king-size della mia camera, sento bussare alla porta. Sbuffo sonoramente perché non vedevo l'ora che arrivasse questo momento da tutta la giornata, invece adesso sono costretta ad alzarmi per andare ad aprire. Quando trovo Matt sulla soglia, faccio di tutto per fargli notare il mio disappunto, guardandolo irritata nell'attesa che mi dica subito cos' è venuto a fare. Lui, invece, si limita a osservarmi dalla testa ai piedi, mettendomi in imbarazzo e facendomi sembrare svestita. Automaticamente mi avvolgo le mani attorno alla vita, ma ciò non basta a far staccare lo sguardo insistente di Matt dal mio corpo.

«Cosa volevi?» chiedo, attirando i suoi occhi nei miei.

«Volevo sapere cosa facevi».

«Ero a letto. E adesso, se non ti dispiace...».

Cerco di chiudergli la porta in faccia ma, all'ultimo secondo, Matt la blocca con la sua mano e affaccia la testa nello spazio rimasto aperto. Sorrido per la comicità della scena e Matt ricambia con un sorriso sghembo.

«Sei ridicolo, Matt» affermo, aprendo la porta e facendolo entrare del tutto.

«Ridicolo è il mio secondo nome, bocconcino».

Sorrido di nuovo e chiedo: «Ti serviva qualcosa?».

«Perché sei sempre così scontrosa?».

«Non è vero».

«Sì, invece».

«No, invece» ribatto.

«Cosa ti fa credere che mi serva qualcosa?».

«Il fatto che sono la tua segretaria, per esempio. O, il fatto che sei venuto in camera mia a quest'ora, per esempio».

«Mi dispiace deluderti, ma non ho bisogno di nulla. Sono venuto a dirti che abbiamo un tavolo prenotato da Carlo's per le otto. Quindi, faresti meglio a vestirti in fretta».

L'irritazione inizia a prendere di nuovo il sopravvento, ma cerco di mantenere la calma.

«Sai, non capisco come tu abbia la faccia tosta di organizzare la mia serata. Ti informo che ho chiamato il servizio in camera e la mia cena arriva tra mezz'ora. La mangerò comodamente coricata nel letto, quindi scordati la mia presenza da Carlo's» concludo, facendogli il verso. Do le spalle a Matt e ritorno di nuovo nel caldo tepore di quel letto accogliente e per fargli capire che deve levare le tende, spengo la luce, schiacciando l'interruttore sopra la testiera del letto, lasciando la camera al buio. «Chiudi bene la porta quando esci».

«Dio, quanto sei testarda» lo sento sbuffare.

«Testarda è il mio secondo nome» scimmiotto.

«E spiritosa» afferma. «Adesso, guarda quanto lo sono io». Matt accende la luce e, con un movimento repentino, tira via il piumone dal mio corpo. Impreco in russo, chiudendo subito la bocca prima che possa sentirmi. Tutto ciò mi fa infuriare e il mio primo istinto è quello di colpirlo in qualsiasi modo. Quindi, afferro il cuscino da sotto la mia testa e, in ginocchio sul letto, inizio a colpirlo. «Stronzo che non sei altro».
Matt cerca in tutti i modi di schivare i miei colpi e quando mi strappa dalle mani il guanciale e lo butta per terra, afferrandomi poi i polsi, cercando di farmi calmare.
Quando mi invita a stare ferma mi agito ancora di più e poi, mi ritrovo di colpo distesa sul letto, con i polsi bloccati all'altezza della mia testa e Matt che mi sovrasta.

Fisso i miei occhi nei suoi, incapace di proferire parola, con il cuore che rischia di schizzare fuori dal petto. Il mio respiro è pesante, probabilmente perché poco prima mi sono agitata, ma più probabile per la vicinanza improvvisa con Matt. Anzi, sicuramente per la sua vicinanza. Mi perdo nei suoi occhi verdi pensando a come sarebbe facile attirarlo sulle mie labbra, adesso che mi ha liberato dalla sua presa. Scaccio il pensiero quando lo vedo che si avvicina alla mia bocca, nell'attesa di sentirla sulla mia, ma rimango delusa quando, all'ultimo secondo, il suo volto vira verso il mio orecchio.

«Se fossi stata più attenta...» sussurra, «ti saresti accorta che la cena di questa sera è già prenotata e scritta a chiare lettere nell'itinerario che ti ho spedito tramite e-mail. O non lo hai nemmeno letto?» dice, tornando a guardarmi negli occhi. «Quindi, adesso ti vesti e vieni con me. Intesi, bocconcino?» conclude, baciandomi la punta del naso, provocando dei brividi che si propagano per tutto il mio corpo. Rabbrividisco, letteralmente e, quando si alza dal letto, dandomi le spalle, vengo improvvisamente invasa da un senso di vuoto.

Contro ogni mia previsione sono andata a quella cena. Sono stata tutto il tempo con i pensieri confusi per quello che è accaduto in hotel e dal mio cuore in subbuglio. L'ultima cosa che ricordo, dopo la cena, è Matt che mi propone di continuare la serata in giro per locali e io che accetto.

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora