Capitolo 67

29.4K 1.9K 373
                                    

Cinque anni prima.

Oksana
Cosa significa tutto questo? Chi sono queste quattro donne? Perché proprio quattro? Rabbrividisco quando mi viene in mente quella strana conversazione avuta con Dmitriy mesi prima.

Eravamo a letto e io ero intenda ad ammirare il suo splendido tatuaggio. Ho contato le spine sul lungo stelo di quella rosa e ne ho contate esattamente quattro che spiccavano in mezzo a tante più piccole, notando che la parte restante era vuota.

«Perché proprio quattro?» chiesi.

«Fin ora è stato un numero importate per me» disse.

«Ovvero?».

«Un giorno te ne parlerò. Presto mi tatuerò la quinta spina. Devo concludere il disegno».

«E perché non lo completi in una sola seduta?» chiesi ancora, nella mia ignoranza.

Ricordo che mi guardò con un ghigno malvagio che quel giorno mi parse la cosa più sexy della giornata. Anche la sua voce rendeva tutto più affascinante quando disse: «Perché cose come queste si fanno con il tempo».

Solo, la sua risposta mi suonò strana quella mattina. Per il resto, me ne dimenticai subito quando iniziammo a farci le coccole. Ma adesso... adesso ho un quadro più chiaro della situazione.

Di una cosa sono certa: con Dmitriy ho corso parecchio. Troppo in fretta mi sono fatta coinvolgere in questa storia, senza rendermene conto. Non ho fatto nulla per cambiare le cose. Mi sono fatta abbagliare da tutte le cose che non avevo avuto fin ora e ho trovato quando ho incontrato lui. Mi sono fatta... corrompere, in un certo senso, perché tutto ciò mi faceva comodo. Ero così sola e smaniosa di amore, che sono arrivata al punto di elemosinarlo. Mi vergogno di ciò che ho fatto, comportandomi da egoista mi sono approfittata di una situazione che adesso si sta rivelando tremendamente sbagliata. Sono in questa stanza e tutto avrei immaginato e non uscirne più confusa che mai. Non avrei mai immaginato che qui dentro vi fosse nascosto qualcosa di tale importanza. Forse sono solo foto senza significato, ma le analogie con quelle spine, rendono tutta questa storia assurdamente reale e terrificante. E poi, la X sul volto della prima moglie di Dmitriy? Perché ha fatto questo? Cosa significa?

Prima che perda il lume della ragione, estraggo il cellulare dalla tasca e compongo il numero di Irina. Risponde dopo il settimo squillo con la voce impastata dal sonno.

«È questo che nasconde tuo fratello? Un matrimonio e foto di ex identiche a me?» chiedo in maniera frenetica.

«Mi stupisco che te l'abbia detto».

«Non me l'ha detto lui. Ho trovato l'album e il resto nel suo ufficio. Quell'ufficio dove non mi ha mai permesso di entrare. Per questo è così... violento nei miei confronti? Cosa è successo, Irina? Dimmelo!» grido tra le lacrime.

«Oksana, ti avevo avvertito di stare lontana da Dmitriy. Pensavo che fosse cambiato, ma mi sbagliavo. Ascoltami bene» dice, improvvisamente spaventata. «Devi andartene da lì. La prima moglie di Dmitriy, Victoria, è scomparsa misteriosamente. Ed è successo anche con un'altra sua conoscente. Non sono mai state ritrovate e non si sa che fine abbiano fatto. Non so nemmeno come Dmitriy abbia fatto a essere scagionato da qualsiasi accusa. So che centra lui in qualche modo».

«Ha conoscenze nella polizia» sussurro, rendendomi conto che le sue supposizioni posso essere esatte.

«È probabile. Devi andartene da lì. Presumo che lui non sia in casa. Vattene prima che ritorni».

Quando chiudo la chiamata, sono scossa da tremiti della paura. Mi sembra tutto così assurdo... Perché proprio a me? Mi sento intrappolata in un incubo. Si riferiva a questo quando diceva: «Non ti libererai mai di me facilmente»? Era una minaccia? Credevo fosse una promessa.
Che fine hanno fatto quelle donne? E Lyudmila? È stato anche lui ad ucciderla?

Tiro su col naso, riflettendo bene su ciò che devo fare. So per certo che devo andarmene. Fuggire via da lui il più lontano possibile. Non so nemmeno dove sia, o quanto tempo abbia a disposizione per poter scappare. Di colpo, un rumore di una porta che si apre, mi riscuote dai miei pensieri e mi fa rizzare i peli sulla nuca. La porta di entrata dell'ufficio è ancora chiusa, il che vuol dire che c'è qualcosa di estremamente anomalo.

«Sai» inizia una voce alle mie spalle. «Dmitriy e io abbiamo fatto una scommessa. Io ero certo che saresti stata una brava mogliettina ubbidiente e non avresti mai messo piede nel suo ufficio, ma mi sbagliavo. Dmitriy invece credeva che saresti entrata qui dentro alla prima occasione, anzi, ne era certo e aveva ragione, sei una stupida ficcanaso».

Quando mi giro, lo vedo. Igor.

«Sono contento di rivederti nuovamente, Oksana».

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora