Capitolo 84

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Oggi.

Matt
«Dmitriy?» chiedo, totalmente rapito da quella scena. Come è possibile? Lui dovrebbe essere morto. Tutto quello che mi ha raccontato Oksana...
Osservo il suo volto impassibile, ma quando pronuncio il suo nome, sulla sua bocca si affaccia in sorriso malvagio, forse, il ghigno più pericoloso che abbia mai visto in vita mia.

«Proprio io» risponde compiaciuto. «Vedo che la puttanella ha cantato».

Il modo in cui chiama Oksana mi fa salire il sangue al cervello e mi irrita da morire. L'unica cosa che vorrei fare adesso è prenderlo a sberle. Lo guardo costernato, ancora sotto shock per la realtà dei fatti: Dmitriy è vivo e vegeto, proprio davanti ai miei occhi.
La sua faccia sembra essere contorta dal disprezzo e dopo un po', indirizza quella stessa emozione a me quando batto una mano sulla mia scrivania e lo travolgo con le sole parole. Non ho paura di affrontarlo e non gli permetterò di fare del male a Oksana, qualunque sia il motivo della sua ricomparsa.

«Cosa vuoi?» chiedo con rabbia. «Ti servono soldi? Dimmi quanti ne vuoi e sparisci dalla mia vista!».

Il suo tono pacato mi manda in bestia quando, con calma risponde: «Te l'ho detto, voglio solo rivedere mia moglie» sottolinea.

Sua moglie. Certo, perché Oksana è sua moglie e il fatto che non sia mai morto implica che lei non mi è mai appartenuta. È sempre stata di un altro, anche quando credevamo che non esistesse più. Appartiene legalmente a questo soggetto malato che ha ucciso, non solo la sua prima moglie, ma altre ragazze innocenti. E adesso... quando realizzo quello che voleva fare alla mia Oksana, mi alzo in piedi e lo raggiungo dall'altro lato della sedia, sovrastandolo. Giro la spalliera nella mia direzione, in modo da poterlo guardare dritto in faccia e fargli capire che non sto scherzando. Dmitriy non si scompone, si limita a guardarmi senza l'ombra di un'espressione sul volto.

«Tu non la vedrai!» esclamo, puntandogli un dito contro. «Te ne andrai senza obiezioni. Dimenticati di lei».

«Si vede che sei un pivellino. Oksana ti ha raccontato di come non riusciva mai dirmi di no?».

Lo guardo con disprezzo perché è questo che sto provando in questo momento. Rimango in silenzio, limitandomi a fissarlo dritto negli occhi e poi riprende. «Presumo di sì. Quindi sarai anche consapevole che quando mi vedrà succederà quello che è successo anni prima. A proposito, dovrebbe essere di ritorno tra poco, non è vero?. Ti dispiace se rimango qui ad aspettarla?».

«Sì». Con un impeto di rabbia, lo afferro per il bavero della camicia e lo sollevo dalla sedia, tirandolo nella mia direzione. Lo sovrasto di almeno dieci centimetri e sono sicuro che se lo colpissi in faccia lo metterei al tappeto. «Non ci siamo capiti, devi sparire o chiamo la polizia».

«Prima mi riprendo mia moglie e dopo me ne vado».

Alle sue parole una rabbia incontenibile monta in me e senza pensarci più di tanto gli assesto un pugno sul naso e lo allontano da me, facendogli urtare la scrivania di Jason. Quello che succede dopo è tutto molto confuso. Il vecchio si riprende in fretta e si catapulta su di me, spingendomi a terra prendendomi per i fianchi. Sento un forte dolore alla schiena quando mi ritrovo schiacciato tra la moquette fredda del pavimento e il corpo viscido di Dmitriy.

«Potrai essere più giovane, ma non sarai mai alla mia altezza» mi sussurra all'orecchio.

E queste sono le parole che sento pronunciare prima che qualcosa mi colpisce con forza in testa e perdo i sensi. Poi, tutto nero.

Oksana
Non mi sentivo così bene da parecchio tempo. Ieri sera con Matt è stato tutto perfetto. Sapere che ci siamo venuti in contro - letteralmente - mi ha riempito il cuore di gioia. Abbiamo passato una notte perfetta e il risveglio è stato ancora meglio. Credo che per Matt non sia stato molto piacevole, ma io mi sentivo come se fossi caduta tra le braccia di Morfeo. Ho passato una mattinata rilassante fino a quando mi ha lasciata al St. John. Potrà sembrare strano - o esagerato - ma dopo pochi minuti che se ne era andato, ho subito sentito la sua mancanza. Almeno, la presenza di Ethan e degli altri bambini mi hanno distratta e fatto passare il tempo in fretta. Era questa la tranquillità che desideravo da parecchio. Volevo un equilibrio e credo di averlo raggiunto in questi giorni. Spero che con Matt sia sempre un crescere. Non avevo mai provato sentimenti di questo genere, ma si che quello che provo adesso è autentico e più forte che mai.

Con Matt eravamo rimasti che avremmo pranzato insieme, ma un suo messaggio mi avverte all'ultimo minuto di vederci direttamente in ufficio. Il messaggio recita: CI VEDIAMO IN UFFICIO. FAI IN FRETTA. HO UNA SORPRESA PER TE.

Mi acciglio per un secondo di fronte a quel tono autoritario, ma poi sorrido. Sono sicura che non vede l'ora di vedermi e la cosa è più che reciproca. E poi, sono curiosa ed eccitata all'idea di ricevere la mia sorpresa. Raggiungo, così, in fretta la metropolitana e riesco a infilarmi sul treno all'ultimo momento. Dopo la seconda fermata, mi catapulto fuori e raggiungo in fretta la strada. Mi affretto anche a prendere l'ascensore del palazzo in cui lavoro e in pochi secondi mi ritrovo in ufficio.

Non lo so, ma c'è qualcosa di inquietante non appena entro. Credo sia soltanto una brutta sensazione. La mia scrivania è in perfetto ordine, segno del fatto che Astrid non è stata al lavoro questa mattina. Appoggio la borsa sul tavolo e mi tolgo la giacca, facendo lo stesso. La porta dell'ufficio di Matt è chiusa, così, senza bussare, mi affretto ad entrare.

Quello che vedo non appena sono dentro, mi fa gelare il sangue nelle vene. Matt è steso per terra di schiena, privo di sensi e un rivolo di sangue proveniente dalla sua tempia colora il pavimento di rovere. Mi affretto a raggiungerlo, ma non appena faccio due passi, mi sento afferrare per i capelli e scaraventata per terra. Rabbrividisco perché ho già vissuto un episodio del genere. Il mio cuore sembra fermarsi di colpo e, a fatica, mi cerco di alzarmi dal pavimento. Quando alzo lo sguardo, riesco a vedere due gambe che si avviano nella mia direzione. E poi lo vedo: i suoi capelli biondi cenere, le guance scavate, suoi occhi di ghiaccio che hanno la stessa espressione dell'ultima volta che l'ho visto...
Non ci posso credere. Il terrore mi paralizza e inizio a tremare tutta. Non può essere vero. Dmitriy non è qui. Lui è morto. L'ho ucciso io. Non ci credo.
Scuoto la testa senza rendermene conto. E lui annuisce. Mi afferra nuovamente per i capelli e mi tira su con forza.

«Te l'avevo detto che non ti saresti mai liberata di me. Buon anniversario, amore».

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𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora