Capitolo 61

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Cinque anni prima.

Oksana
«Sicura di stare bene?» chiede Thiago al mio fianco, mentre ci dirigiamo in aula.

«Certo. Vedi qualcosa che non va?».

«Sì. Sei silenziosa e non mi guardi nemmeno in faccia».

Odio quando le persone si accorgono che c'è qualcosa che mi turba. Ho avuto sempre questa capacità di essere un libro aperto, ma è la cosa peggiore che possa esistere. Sarebbe un pregio solo se il soggetto in questione non avesse nulla da nascondere. Nel mio caso è un male. Sono ancora un po' sconvolta per ciò che è successo un paio di giorni fa con Dmitriy. Diciamo che, anche se nel suo comportamento non ci sono state "ricadute", i segni sulle braccia mi hanno ricordato che ciò che è successo non è stato solo un sogno. Diciamo che se me l'avessero detto, non c'avrei creduto. Dmitriy era così amorevole che non avrei mai preso in considerazione che determinati episodi sarebbero potuti accadere.

Il resto della lezione lo passo così, a pensare se ho fatto bene o meno a infilarmi in questa situazione. Non rimpiango di essermi sposata, forse solo di averlo fatto troppo presto e senza riflettere un minimo. Ero sicura al cento per cento quel Febbraio, ma adesso credo di aver affrettato le cose. Riflettendoci su, è stato Dmitriy a spingermi a farlo, ad aver insistito. Dopo la permanenza in clinica gli ero così talmente grata che avrei fatto tutto ciò che mi avrebbe chiesto.

Quando, come da routine, Thiago mi accompagna al parcheggio, sono stupita di trovare Dmitriy appoggiato alla mia auto. Non distoglie mai lo sguardo da me - tranne una breve occhiata ostile che lancia al mio amico, ma Thiago non se ne accorge - e quando lo raggiungo, mi accoglie nel suo abbraccio. Ricambio perché, nonostante ce l'abbia ancora un po' con lui, mi sento protetta. Le sue braccia sono state il mio porto sicuro da quando lo conosco.

«Bellissima» mi sussurra all'orecchio. E poi, quando mi lascia, porge la mano a Thiago e gli sorride. «È un piacere rivederti».

Certo, la falsità avrebbe potuto risparmiarsela. Dmitriy mi ha espressamente detto di stargli lontano (anche se non ha insistito più di tanto) perché non gli piace, ma non capisco per quale motivo gli sorride in quella maniera. Thiago, al contrario, gli sorride sinceramente.

«Falla ridere ogni tanto tua moglie. Ha tenuto su il muso tutta la mattinata».

«E perché, amore?» chiede Dmitriy rivolgendosi a me.

«Nulla. Le solite cose. Sai, gli esami si avvicinano e tutto il resto» mento.

Non voglio che pensi che ce l'abbia ancora con lui, dopotutto gli ho assicurato di averlo perdonato e infatti Dmitriy è stato carino con me in ogni momento che abbiamo avuto tutto per noi. Si vede che lo ha fatto perché si è veramente pentito.

«Okay. Ci vediamo, Sana. Dmitriy».

Salutiamo Thiago e lascio guidare mio marito. Quando salgo sulla macchina vedo che è comparsa la gabbietta di Dobby sul sedile posteriore.

«Andiamo da qualche parte?» chiedo, allacciando la cintura.

«Davvero sei stata triste tutto il tempo?».

«Un po', ma solo perché non vedevo l'ora di tornare a casa da te» mento ancora e gli sorrido. So che le mie sono paranoie, ma Dmitriy mi fa paura. Ho paura delle conseguenze se dovessi contraddirlo o dovessi dire qualcosa che non gli sta bene.

«Be', è il tuo giorno fortunato, piccola. Oggi andremo fuori città. Per questo mi sono portato dietro Dobby».

Sorrido, questa volta sinceramente perché ho davvero bisogno di una giornata rilassante e poi, spero che le cose con Dmitriy migliorino. Non voglio che il nostro rapporto degeneri. Ho bisogno di lui. Sono in un momento della mia vita dove se non avessi lui, sarei completamente sola e ho paura di restarci. Forse per questo giustifico i suoi comportamenti, ma l'importante è che stiamo bene adesso.

***

Qualche giorno dopo la rilassante gita in campagna, sono crogiolata tra le braccia di Dmitriy, sotto il piumone caldo. Questa è una di quelle mattine dove vorrei rimanere coricata con lui tutto il giorno. È innegabile che ci sto bene e che passare i momenti così mi ricorda quando tra noi andava tutto bene. O meglio, mi ricorda come lui era prima. Forse è cambiato davvero o il matrimonio ci ha cambiati entrambi, ma è certo che voglio passare ancora del tempo qui, dove sono adesso.

Ho capito che non lo amo. So che sono parole forti da dire, ma la realtà è questa. Probabilmente se Dmitriy lo sapesse, chiederebbe subito il divorzio. Sono stata accecata dall'uomo affascinante e ho creduto che fosse amore. Con lui è successo tutto talmente in fretta che non ho avuto nemmeno il tempo di riflettere su quelli che erano i miei veri sentimenti. Mi rincuora il fatto che più passa il tempo e più mi affeziono a lui. Quindi se davvero un giorno lo amerò, col tempo lo capirò, ma so che in questo momento non è così.

I miei pensieri vengono interrotti dal suono del campanello. Guardo la sveglia sul comodino e mi accorgo che sono le dieci del mattino. Strano, perché solitamente la domenica non aspettiamo mai nessuno. Dmitriy si muove al mio fianco ma continua a dormire, girandosi e dandomi le spalle. Quindi, prendo il primo indumento che trovo, lo indosso e raggiungo l'entrata.

Quando vedo chi c'è al di là della porta, vengo attraversata da emozioni contrastanti. Non so se cacciarla via a pedate o stringerla forte a me, ma sappiamo entrambe cosa farò. Il volto di Karina appare scavato e i suoi occhi sono spenti, tristi. Non la vedo da parecchio e non ho sue notizie da quando eravamo in buoni rapporti. Vorrei prendermela con lei per il modo in cui mi ha trattata o per il solo fatto di non avermi creduta, ma il bene che le voglio supera qualsiasi altra cosa. Quindi, senza dire una parola, la attiro nel mio abbraccio e rimaniamo così per momenti che sembrano infiniti. Quando Karina si scosta da me, i suoi occhi sono pieni di lacrime e ciò che le esce dalla bocca mi sconvolge. Letteralmente.

«Sana» inizia, puntando i suoi occhi terrorizzati dritti nei miei. «Hanno ucciso Lyudmila».

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𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora