Capitolo 51

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Cinque anni prima.

Oksana
Vivo ormai qui da mesi e il mio unico enigma è quella maledetta stanza, l'ufficio di Dmitriy che non ho mai visto aperto. O meglio, negli ultimi tempi mio marito ha lavorato da casa e ha tenuto la porta aperta in mia presenza ma, tutte le volte che tentavo di avvicinarmi trovava sempre un modo per tenermi fuori. Non credo che abbia qualcosa da nascondere, ma non so spiegarmi il motivo per cui voglia tenermi a tutti i costi lontana da lì. Sono arrivata persino ad intrufolarmi dentro un paio di volte, ma Dmitriy mi ha caricata di peso sulla sua spalla e mi ha sempre trascinata fuori. Quelli sono i momenti che preferisco del mio uomo, lui è sempre così composto che quando si diletta a immedesimarsi in momenti come questo, mi riempie sempre il cuore di gioia, soprattutto quando quel gioco finisce con noi che ci rotoliamo nel letto. Sorrido tra me e me mentre, con Dobby accoccolato sulle mie gambe, completo la relazione su Shakespeare. Forse questo è il periodo perfetto per iniziare - sul serio, questa volta - l'università. Tra la disintossicazione e i preparativi per il matrimonio, sono rimasta nuovamente indietro. Ancora non mi rendo conto di come sia riuscita a ridurmi in quello stato, ma l'unica cosa certa è che se non ci fosse stato Dmitriy al mio fianco, a quest'ora sarei morta o Dio solo sa dove.

Più tardi, sono intenta a preparare la cena. Dal momento che fa tutto la signora Nadia - la domestica - ho deciso che almeno una volta a settimana sarò io a deliziare Dmitriy con le mie pietanze. Dopotutto, lui sembra apprezzare sia il gesto che i miei piatti e il minimo che posso fare è proprio... fare qualcosa. Non so perché sento dentro di me questo continuo bisogno di sdebitarmi, ma penso che Dmitriy se lo meriti. Fa tutto per me e anche io vorrei fare qualcosa per lui.

«Chi sarebbe questo Thiago Herrera con cui passi tutte le mattine?» chiede Dmitriy con tono gelido mentre si serve la cena.

«È un mio collega» dico, semplicemente. «Te ne ho parlato, qualche mese fa. E comunque non è vero che passo tutta la mattinata con lui. Chi te lo ha detto?».

«Il rettore mi ha chiesto se tra noi andasse tutto bene dal momento che ti ha visto spesso con questo certo Thiago. È spagnolo, vero? Mi chiedo come mai abbia deciso di venire a studiare proprio a Mosca»

«È argentino. Comunque, vive da sua zia al momento. A quanto pare è l'unica parente che gli sia rimasta in vita».

Quando Thiago mi ha raccontato la storia della sua vita, ho subito provato una certa empatia. Le nostre storie erano quasi simili, con la differenza che lui si è trovato senza genitori a causa di un brutto incidente d'auto. Per fortuna, aveva ancora una zia che potesse prendersi cura di lui, anche se ciò significava allontanarsi da tutto ciò che aveva conosciuto fino a quel momento. Thiago era un bambino, aveva appena otto anni quando è rimasto orfano, ma dice che i suoi genitori erano delle persone fantastiche, da ciò che ricorda.

«Strano» commenta.

«Non vedo cosa ci sia di strano» affermo, sedendomi a mangiare.

«È strano il fatto che compaia all'improvviso, no? Ci ha provato con te?».

«Cosa? No! Cioè, quando l'ho conosciuto mi ha dato quell'impressione, ma poi ho capito che è così per natura. Perché me lo chiedi? Mi sarei allontanata da lui se avesse avuto cattive intenzioni».

«Lo so, scusami. Sai, ultimamente sono sotto pressione a causa del lavoro. Non dubito affatto di te» dice, facendomi un breve sorriso.

«Anche perché sono tua moglie e comunque ho promesso a Thiago che vi avrei presentati un giorno ma, tra il mio periodo in clinica e il matrimonio, non ci sono state occasioni».

«Allora vedi di organizzare presto qualcosa. Voglio sapere chi frequenta mia moglie».

Non lo so, il suo commento dovrebbe farmi piacere ma credo che sotto quel "voglio sapere" ci sia qualcos'altro. Con Dmitriy è andato tutto bene fin ora, ma alcuni suoi comportamenti mi hanno lasciata pensare parecchio. Sono rimasta in clinica tre mesi e veniva a trovarmi solo due volte a settimana. Ogni qual volta cercavo di sapere qualcosa su Igor o chiedevo novità, mi rispondeva in malo modo, dicendomi di non prendere l'argomento. Quando sono uscita si è premurato ad organizzare in fretta un mega matrimonio scintillante, non tenendo in considerazione il mio parere. Avrei preferito una cerimonia intima, invece erano presenti oltre quattrocento persone e io non avevo nessun invitato. Come confermato da Irina, Dmitriy è risultato un po' nervosetto e ogni qual volta gli chiedevo cosa c'era che non andasse, il suo nervosismo si tramutava in rabbia. Così, un giorno ho tirato in ballo sua sorella confessandogli che, una volta, mentre parlavamo, mi ha detto che la sua irascibilità fosse il frutto di esperienze passate sgradevoli. Quel giorno, ricordo di aver insistito molto sull'argomento - che non è stato chiarito - e Dmitriy si è messo a urlare, scuotendomi per le spalle e dicendomi di farmi gli affari miei. È quello che ho fatto. Sono stata zitta e buona, anche se avrei voluto sapere di più. Non abbiamo più parlato di quel discorso e non abbiamo più tirato in ballo nemmeno Igor. Abbiamo parlato solo di noi e di quanto stiamo bene insieme. Ma una cosa la rimpiango: non gli ho detto del disagio in cui mi sento ogni qual volta alza la voce con me.
Dmitriy non mi intimidisce, mi mette letteralmente paura.

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