Capitolo 26

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Oggi.

Matt
«Mmmh... Considerando il fatto che ti sei fermata cinque volte in un tratto lungo due chilometri, sì, devi scontare assolutamente la tua penitenza» affermo.

Iniziare la giornata con una corsa è un buon modo per tenersi svegli quando l'unica cosa che vorresti fare a quest'ora è ritornare a dormire. Ma iniziarla con Veronica mi fa venire voglia di trascorrere così tutte le mattine che mi rimangono. Tutto mi sarei aspettato, ma non trovarla sveglia e pimpante alle sei e trenta del mattino. Credevo che fosse una di quelle persone che - lavorando solo il pomeriggio - passa la mattinata a letto, ma poi mi sono ricordato che fa anche la babysitter. La cosa che mi ha maggiormente colpito sono stati i suoi occhi marroni che, mi sono sembrati riposati, ma sul suo volto mi è sembrato scorgere un velo di stanchezza, come se non avesse chiuso occhio tutta la notte. Inoltre, non mi sarei nemmeno aspettato che sarebbe scesa giù per fare esercizio fisico. Lo jogging non è un allenamento leggero e lei ha confermato i miei sospetti. Veronica è negata per lo sport anche se non sembrerebbe, dato il suo fisico perfetto. Me lo ha dimostrato poco prima, per questo adesso siamo qui in un parco sotto casa nostra e la sto prendendo giocosamente in giro.

«Ma non è giusto, Matt. I patti erano diversi» si lagna, ancora con le mani sulle ginocchia, intenta a prendere fiato.

«E sentiamo, quali sarebbero i patti?».

«Sarebbero che... ho deciso di ritrattare».

«Mio dolce bocconcino, lo sai chi tratta con me?».

«Mmmh... Io?» chiede, accigliata.

«No, Veronica, solo i miei clienti. Tu hai perso la scommessa e adesso devi mantenere la parola data» affermo con suo disappunto, porgendole la mia bottiglietta d'acqua. «Bevi. E inoltre devi "pagare" per il ritardo di poco fa quindi, penitenza raddoppiata».

«Sai che come allenatore fai schifo?».

«Sai che hai una bella lingua biforcuta?» ribatto e, per tutta risposta, lei me la mostra facendomi una linguaccia. «Adesso, mettiamoci all'opera».

«Mettiamoci? Vorrà dire che faremo le flessioni insieme?».

«No, ho usato il plurale per farti sbrigare. Su, dai» concludo, schioccando le dita un paio di volte. «Hai ancora tre serie da quindici da fare».

«E pensare che una volta mi stavi pure simpatico» borbotta Veronica, suscitando la mia ilarità.

La osservo mentre posa le sue mani da principessa sul marciapiede impolverato. Credevo che si sarebbe imposta un po' di più, ma vederla sporcarsi le mani le fa guadagnare dei punti ai miei occhi. In più, mi sto godendo lo spettacolo del suo meraviglioso corpo disteso, quindi ne vale decisamente la pena. Penso che abbia un fondoschiena bello tondo. Quei leggins glielo fasciano per bene e mi è impossibile non guardarlo, anche perché sembra un richiamo.

«Non dovresti contare?» chiede Veronica, facendomi "rinsavire". «Non sei lì per guardarmi il di dietro».

«Vedo che sei molto diretta».

«Credevo che te ne fossi accorto prima. Però continuo a non sentirti contare».

«Hai ragione. Uno... due...» inizio.

«Ehi! Ehi!» mi interrompe, alzandosi. «Avrò fatto come minimo sei o sette flessioni mentre eri distratto a fissarmi il...».

Sorrido per la sua espressione, ma il suo sguardo serio mi fa capire che forse non è il momento adatto per farlo.

«Adesso mi rifiuto di continuare» ribatte, alzandosi da terra e mettendosi le braccia conserte e sporgendo il labbro inferiore con fare teatrale.

𝗧𝘂 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗶 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗲𝗱𝗶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora