12. "тι aмo con тυттι ι тυoι dιғeттι"

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"Mi dispiace, non ce l'ha fatta. Lei ha...perso troppo sangue e non abbiamo potuto fare nulla. Mi dispiace"

Credo che non mi scorderò mai queste parole. Sono le piú brutte parole che io abbia mai sentito.

Mia madre non può essersene andata cosí. Non...non é giusto. Lei era tutta la mia vita, mia e di Melany. Era il nostro sostegno, era semplicemente TUTTO.

E adesso come faremo? Siamo rimaste da sole. Nostro padre - quell'uomo, non é in grado di badare a noi, poiché siamo entrambe minorenni.

E non abbiamo parenti. C-come faremo da sole?

Io sono una ragazza dura, che non piange in pubblico, ma é appena morta mia madre, e non riesco a trattenere una lacrima.

Me la asciugo immediatamente con la mano, e Rose corre ad abbracciarmi. Per questo lei é la mia migliore amica, sa quando ho bisogno di un abbraccio e riesce sempre a consolarmi.

Cosa faremo adesso senza di lei? Ci daranno in adozione per forza. Cazzo! Se solo avessi un anno in piú!

Non andrò a vivere con mio padre, mai e poi mai.

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Per il momento siamo tornate a casa. É stata una giornata tanto stressante, Melany é distrutta e anch'io.

Ho bisogno di riposare. Domani vedremo un assistente sociale. Non abbiamo scelta, secondo la legge le minorenni non possono vivere da sole, ed io compirò diciotto anni solo tra un anno.

Un fottuto anno ci separa dalla libertà.

"Con chi andrete a vivere?" mi chiede Rose, che é sdraiata sul mio letto.
"Non lo so" sospiro e mi stendo anch'io affianco a lei.

"Jo, mi dispiace tanto..."
"Ssshhh. Non ne voglio parlare"
"Avrei voluto che andasse diversamente, sai? Volevo crescere e andare a vivere con te, come delle vere amiche, insieme. Dalla culla alla tomba. E invece, forse cambierai perfino città"

"No che non lo farò. Non me ne andrò mai. Al massimo dall'altra parte della città, ma stai pur sicura che non me ne andrò mai!"

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Suona l'assistente sociale, e vado ad aprire "Buongiorno" fa lei. É una donna sulla quarantina, capelli neri raccolti in una crocchia alta.

Ha una borsa nera dove probabilmente terrà le cartelle, e indossa una giacca elegante nera, una gonna e dei tacchi neri.

Sembra una donna per bene.

Ci sediamo al tavolo del salone, da sole, per discutere di tutto.

"Allora, signorina Bennett" prende una cartella dalla borsa "Secondo la legge, lei e sua sorella, essendo ancora minorenni, verrete affidati al vostro parente piú prossimo, ovvero..."

Da un'occhiata alla cartella e prosegue "Alla moglie di vostro padre, la signora Lucy Adams" a questa frase rinango a bocca aperta, con gli occhi spalancati che la fissano.

Moglie? Adams? Non capisco, che mi sono persa?

"Scusi, come moglie?" chiedo
"La signora Adams, la moglie legale di suo padre. Ma non lo sapeva? Sua madre ha divorziato da suo padre anni fa"

O mio Dio...sono divorziati...mio padre ha una moglie...o cazzo, o Cristo, o-

"Signorina si sente bene?" mi chiede l'assistente sociale notando la mia faccia "Io non ne sapevo assolutamente nulla. Credevo che mio padre fosse sposato con mia madre"

"Perciò non sapeva del divorzio? E che la signora Adams ha un figlio di diciotto anni, Jace?"

FIGLIO ha detto?! Fatemi capire...mio padre ha un altro figlio? Quindi io avrei un...un...FRATELLASTRO?!?!

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