#22# Miss Movin' On

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Sam

- Non. Ti. Avvicinare. - Ringhiai, agitando il coltello per aria, in direzione del ragazzo. - Sei uno stronzo. - Continuai, piagnucolando poi per il dolore. -

Kylar mi guardò dispiaciuto, mentre teneva le mani per aria, a mezzo centimetro dalla punta del coltello che avevo messo fra di noi. - Sam... -

Lo fulminai con gli occhi e lui tacque all'istante, facendosi piccolo piccolo e mordendosi il labbro. - Tu stai male. Fottutamente male... - Borbottai, mentre mi guardavo la mano, cercando di muovere il pollice, che invece mi fece soltanto male, senza spostarsi di un solo millimetro. - Cristo... -

Ero incazzata nera. Non mi ricordavo di essere mai stata così tanto arrabbiata con qualcuno in vita mia, folli assassini a parte.

Tutto era successo perché quell'idiota aveva cercato di rubarmi del cibo dal piatto...
Mentre allungava le sue ditina da ladro verso il mio trancio di carne al sangue, l'avevo colpito per scacciarlo via e lui si era irritato; morale della favola: avevamo cominciato a spintonarci a vicenda, fin quando lui non mi aveva dato una gomitata un po' troppo forte, tanto da farmi cadere per terra e atterrare con le dita semi-chiuse.

Mi ero schiacciata il pollice della mano destra.

Quella che usavo per disegnare.

VAFFANCULO!

Non potevo rompermi tutte le dita della sinistra?! NO! Il pollice con cui disegnavo!

- Sam, davvero mi dispiace da morire, non volevo farti male... - Riprovò di nuovo a farmi cambiare idea e a spostarsi dove non potevo puntargli il coltello contro, ma io mi scansai da una parte e rimisi le barriere fra di noi.

- Non ti muovere, hai già fatto abbastanza danni oggi. - Ringhiai, scuotendo la lama.

Kylar chiuse gli occhi, sospirando rassegnato e fece un passo indietro, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. - Mi dispiace. -

Feci una smorfia, voltandomi verso il frigorifero e marciando in quella direzione, alla ricerca del ghiaccio, che avrebbe potuto alleviare anche di poco il male che sentivo e permettermi di muovere, FORSE, il dito.

- Se è rotto ti ammazzo, sappilo. - Dichiarai, aprendo lo sportello con poca grazia e facendo leva sulla spalla ferita.

Quasi nemmeno sentii il dolore tanto ero arrabbiata in quel momento.

Sentii i passi di Kylar che mi passavano dietro, fermandosi ad un metro da me, davanti ai cassetti: si chinò, prese uno strofinaccio e me lo allungò, con un'espressione da cucciolo bastonato e abbandonato. - Potrei dirti se è rotto senza andare in ospedale... Ma devi farmelo vedere, Sam. -

- NO. - Mi portai la mano al petto, spalancando gli occhi. - Non ti avvicinerai mai più alla mia mano. MAI. PIU'. -

Alzò gli occhi al cielo, sospirando. - Per favore. Se è rotto dobbiamo raddrizzare subito l'osso o sarà un danno permanente. -

Mi cadde la mascella alla terrificante idea di non riuscire più a disegnare una sola linea per tutto il resto della mia vita e sentii gli occhi farsi lucidi: non potevo perdere l'unico modo che avevo di interpretare il mondo a modo mio e mostrarlo agli altri con il mio punto di vista... Non potevo perdere una parte di me così importante.

Tirai sù col naso e allungai la mano tremolante; Kylar mi fissò qualche istante, cercando di capire se facessi sul serio o se fosse una trappola per accoltellarlo. Ma non mi mossi, dunque si avvicinò ed esaminò il dito prendendomi per il polso e ruotando il braccio a destra e a sinistra, guardando l'osso circondato da una boffa viola e verde, che sembrava ingrossarsi sempre di più.

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