#7#

249 17 4
                                    

Sam

- Posso muovermi ora? - Domandai, con l'ansia perenne di non potermi nemmeno grattare il naso.
Dopo un paio di minuti di silenzio e di menefreghismo, ricominciai: - E ora? Quanto ti manca? -

Derek mi fulminò con un'occhiataccia e tornò a concentrarsi sul foglio che la professoressa gli aveva messo davanti.
"Inizi tu, sarà divertente" Aveva detto. "Ci sarà da ridere, vedrai." Aveva aggiunto...

Ed ecco il risultato: una ragazza annoiata e con i crampi alle gambe, i piedi svenuti per la cancrena e la schiena praticamente inesistente.
Derek intanto continuava quello che doveva essere il mio "ritratto" da due ore e mezza.

Forse fargli prendere parte alle mie lezioni non era stata poi una mossa così geniale, da parte dei miei genitori...
Era già la seconda settimana che passava con me fra le mura dell'Accademia delle Belle Arti.

La prima era trascorsa tra un "Oh, il nuovo alunno" e il "Ciao, di che operatore telefonico sei, babe?"
Del CazziMieiZoccola. Ottima segreteria telefonica... recitava qualcosa come "Ho di meglio da fare che campionare le disagiate sociali della città, provate con un altro. Ciaoooo"

In compenso io mi ero fatta una ventina di nuove amiche, centinaia di nemiche e avevo anche rinunciato all'idea di lecchinarmi la professoressa di paesaggistica, dato che il mio "amico" Derek era il suo "paesaggio" preferito.
Tutte avevano occhi solo per lui da quando era arrivato, come se fossero ansiose di mettere le mani sul nuovo giochino, o forse solo perché temevano che prima o poi avrebbe sentito le voci circolanti su ognuna di loro.

Silurata Brooke, Derek si era guadagnato il rispetto di molti ragazzi di quell'accademia, ma anche le attenzioni di tutto il resto del corpo studentesco femminile.
E capivo benissimo il perché, soprattutto dopo aver sperimentato una convivenza piuttosto ravvicinata con lui e averlo beccato un paio di volte senza maglietta, mentre boxava nella palestra privata di casa mia.

Nonostante avesse tratti comuni, riusciva comunque a distinguersi dalla massa per le loro caratteristiche: gli occhi erano scuri, ma profondi e perforanti; era alto, un po' muscoloso, ma aveva un atteggiamento che lo faceva sembrare al di sopra della media; i capelli sempre scompigliati di natura gli conferivano quel non-so-che di fascino misterioso, unito al fatto che non parlava mai molto volentieri con nessuno.

Ci aveva messo giorni prima di dialogare apertamente con i miei genitori, però con Cole non se ne parlava proprio: quei due sembravano odiarsi come cane e gatto.

Derek era uno di quei fenomeni paranormali che andavano studiati con attenzione.
Affascinante, imprevedibile, letale...

Mi scomposi sulla sedia, inarcando la schiena in modo da controllare di avere ancora la colonna vertebrale al suo posto: - Oh, andiamo... Dovresti aver disegnato anche le formiche del cortile a quest'ora. - Sbuffai, scrollando la testa per togliermi un ciuffo di capelli ribelle, che prima penzolava sul mio occhio sinistro.

L'Agente sorrise falsamente, continuando a tracciare linee sul foglio, che ovviamente non mi era concesso vedere. In quelle settimane avevo scoperto che aveva una buona mano e un ottimo occhio da artista attenti ad ogni dettaglio.

Quello poteva anche derivare dal suo lavoro, ma il modo in cui le figure prendevano forma sotto la sua immaginazione, era stupefaciente.
Un uso delle ombre e del chiaroscuro impressionante e alquanto realistico. Lo aveva beccato la prof. del laboratorio artistico del lunedì, quando aveva fatto un approfondimento sul carboncino e gli aveva chiesto di fargli un piccolo disegno di prova, così per capire chi avesse davanti.

Ne ero sinceramente rimasta sconvolta pure io. Solo che... Ero contenta di scoprire che non tutte le sue qualità migliori derivassero da anni di addestramento all'omicidio, o all'infiltraggio nella società.

Revenge AngelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora