#6# Silurata

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Sam

Dopo il pomeriggio al lago avevo avuto un exploit d'idee e fantasia. Il mio estro artistico era sorto tutto d'un fiato, bombardandomi di immagini nuove e colori contrastanti spettacolari.

Passare quel pomeriggio con Derek era stato sicuramente meglio della gita nel bosco con il nonno. Avevo trovato, in un ambiente che conoscevo a memoria, l'ispirazione per un nuovo disegno.

Erano tre giorni che la mano si muoveva sul foglio e che perfezionava la bozza, in vista poi di essere conclusa con i colori e diventare un capolavoro.

Per una che mangiava qualsiasi roba le capitasse sotto al naso, non uscire dalla stanza nemmeno per fare colazione, o prendere una brioche, era un'eresia bella e buona.
Spesso erano il nonno e Cole a portarmi qualcosa da smangiucchiare fino in camera, ma oltre a quello non muovevo un solo passo che non fosse verso il bagno.

Sapevo che Derek mi controllava di tanto in tanto, o passando davanti alla camera e soffermandosi sulla porta qualche istante, oppure facendo girare la videocamera della stanza verso di me. Quando sentivo il suono metallico dello scorrimento, voltavo il foglio e facevo la linguaccia all'obbiettivo, per poi riprendere quando tornava in posizione.

Dovevo ammettere che stava venendo benissimo. Non sapevo se era il soggetto o meno, ma mi trovavo ad essere parecchio soddisfatta del risultato che lentamente stava prendendo forma, minuto dopo minuto.

Erano due giorni in cui stavo reclusa e in isolamento forzato, però quando lavoravo la mia natura socievole si trasformava in una perfetta indole solitaria da eremita e il mio lato "Hey, ciao amico," diventava più un "Stammi lontano, o ti ammazzo, stronzo."
Cole da piccolo aveva provato a farmi il solletico mentre disegnavo, solo perché non volevo giocare con lui e alla fine si era ritrovato con della china indelebile su tutta la faccia. Ci aveva messo una settimana per riuscire a toglierla, venendo preso in giro dai suoi amichetti delle medie.

Mamma e papà mi avevano messa in punizione per una settimana, durante la quale non avevo avuto il permesso di guardare la televisione e disegnare... Una vera rottura di palle... Ma, hey, mi aveva provocato!



Derek

Come diamine faceva a disegnare per così tanto tempo senza farsi venire dei crampi alle mani, o qualcosa del genere?! Era incomprensibile per me...

Ogni volta che provavo a vedere cosa la spingesse a quell'esilio forzato, lei mi copriva il disegno con le braccia, o lo voltava al contrario, facendo crescere solo la mia curiosità e l'irritazione per il fatto di non avere il permesso di sapere che diavolo stesse facendo da giorni.

Giorni noiosi a dire la verità. Giorni in cui la mancata compagnia di quella ragazza chiacchierona e socievole si faceva sentire parecchio. Non parlavo con suo fratello perché sapevo che mi odiava e meno ancora con suo nonno, avendo paura che mi giudicasse un semplice inetto alle prime armi, dato che avevo passato da poco la ventina d'anni. Nell'Agenzia ero ancora un cucciolo, un ragazzo non pronto a gestire situazioni COSÌ pericolose come la suddetta Missione Z.

Non ne capitava una da tantissimo tempo. Più o meno da quando Heaven aveva fallito la sua, scoprendo il padre di Samantha e fadendolo catturare. Lei era stata la fuoriclasse per eccellenza dell'organizzazione, figlia di due pezzi da novanta e addestrata ad uccidere fin dalla nascita.

Anche se la mia storia aveva parecchi punti in comune con la sua, rimanevo pur sempre uno nell'ombra. Ordinario, nella media, troppo poco fantasioso e indistinto in mezzo alla massa.
Ero stato scelto proprio per questo... Ero troppo ordinario per essere un agente.
Sostanzialmente dovevo solo segnalare la presenza di un pericolo per far intervenire una squadra, o i genitori di Samantha.

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