#15# Guns and blood

177 12 4
                                    

Tenetevi forte! Vi ho regalato 2000 parole in più del solito!
Dopo questa notizia flash, vi auguro una buona lettura!!!! <3

**********************

Sam

Non sapevo da quanto tempo esattamente fossi rannicchiata là dentro, ma tutto quello che riuscivo a pensare era che se fossi uscita, mi avrebbe ammazzata. Poco, ma sicuro.
Dopo essermi fermata avevo contato i secondi durante i quali sentivo i suoi passi vicino a me e, insolito per un'atea, avevo pregato.
Per 1743 secondi, mi ero appellata a qualsiasi entità superiore, alieno o angelo custode che ci fosse stato nei paraggi affinché in qualche modo tornassi a casa, almeno per vedere che mio fratello fosse salvo.

Quasi mezz'ora passata a supplicare che una vita fosse rimasta illesa durante quel terribile scambio di persona nel quale ero rimasta coinvolta e che ancora non riuscivo a realizzare del tutto.

Io ero niente... In confronto a mia madre, mio padre e mio fratello, io non ero assolutamente nessuno, eppure... La mia vita sembrava essere la più contesa di quel mondo.

Max Heaven si era costruita una vita partendo da zero quando gli era stato portato via tutto e il casanova Joe Heyden aveva lottato per farne parte; Cole aveva intrapreso una carriera tutta sua, nella quale i nostri genitori non si azzardavano ad intervenire più di tanto, non capendone bene le varianti. Io... IO ero quella che invece non era capita per nulla.

Trattata ancora come una bambina piccola, venivo sballottata di qua e di là dalle decisioni degli altri, abbassando il capo quando era ora di parlare e rimanendo in silenzio.
Forse l'unica scelta che avevo preso in autonomia nella mia vita era stata quella di frequentare un'accademia di belle arti e di mollare poi le arti marziali miste, con grande disapprovazione di mia madre.

"Hai un gran potenziale e lo stai buttando nel cesso, Samantha." Così mi aveva lasciata, all'alba dei miei diciassette anni, mentre disegnavo seduta in giardino.

Cole era rimasto sconvolto da quell'apice di rabbia che aveva investito la donna, ma io avevo stretto le spalle ed ero tornata al mio ritratto di Jack Sparrow.

Che scherzo del karma...

Quella mattina ero uscita di casa con il sole ancora alto, mentre ciò che vedevo in quel momento mi lasciava intendere quanto le parole di Derek fossero state, probabilmente, fin troppo sottovalutate da parte mia: la luna filtrava attraverso gli alberi spogli, creando ombre piuttosto grottesche e inquietanti, suggestive e incantevoli allo stesso tempo; il bosco era calato nel silenzio più totale ed io ero rimasta sola.

Qualcosa però mi diceva che "sola" non lo ero proprio.
Nonostante fossero passate ore da quando il killer aveva chiamato per l'ultima volta il mio nome, una strisciante sensazione di pericolo, mista alla paura più pura, non aveva mai smesso di accarezzare la mia schiena e sembrava intenzionata a proseguire per il resto della notte.

Sospirai, passandomi una mano sul viso stanco e raggomitolandomi ancora di più contro la gamba di pietra della statua, fredda e umida.

Il primo mese dell'Accademia era stato fantastico, perché l'insegnante di pittura ad olio ci aveva portati fuori a dipingere en plein air, ammirando dal vivo i nostri soggetti, esattamente come facevano gli impressionisti.
La Fletcher ci dava sei ore di tempo per trovare qualcosa da ritrarre e poi ci diceva che avrebbe aspettato in aula il nostro ritorno... Aveva una salute cagionevole, perciò ci accompagnava solo fino al cancellino che collegava il campus al bosco e ci augurava una buona fortuna, ricordandoci che se non rientravamo con qualcosa di fattibile in mano, ci avrebbe dato un brutto voto e un appuntamento con i servici sociali del campus.

Revenge AngelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora