#18# Queens, baby

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Sam

Sbadigliai sonoramente, mentre il cartello della Pennsylvania ci dava il suo augurio di buona fortuna; sedici metri più avanti, comparve quello di New York e io squittii di gioia, saltando sul sedile, troppo felice per potermi contenere oltre.

Non ero felice solamente perché avevamo appena finito la traversata continentale, seminando qualsiasi tipo di assassino spietato, ma anche perché finalmente potevo alzarmi da quel dannatissimo sedile per visitare qualcosa di diverso dal parco affianco casa mia e che non fosse un autogrill...
Mi era piacuto guidare la macchina di De... Kylar. Mi era piaciuto guidare la macchina di Kylar, però ero stanca e volevo una pausa pure io, dato che lui non aiutava di certo il conducente, bonfochiando cose incomprensibili dormendo.

Kylar...

Mi voltai ad osservare il profilo del ragazzo accanto a me, così tranquillo e in pace con il mondo, senza quel cipiglio tra le sopracciglia che si portava dietro quando era sveglio e pensava a tutto ciò che avrebbe dovuto fare per tenermi lontana dai guai.
Aveva ciuffi mori che gli ricadevano sulla fronte, in modo disordinato e casuale, coprendo in parte gli occhi, mentre le palpebre abbassate permettevano di notare quanto le sue ciglia fossero lunghe e scure; il solo guardare la mascella lineare e la bocca sottile mi fece venire i brividi lungo la schiena e arrossire come non mai, perciò distolsi subito l'attenzione, cercando di concentrarmi sulla strada.

Era un ragazzo bellissimo, sul serio... E il punto era che non se ne rendeva minimamente conto di quanto fosse interessante, non solo per quell'aura cupa e misteriosa che si portava dietro, ma anche per i suoi occhi scuri, ma allo stesso tempo luminosi, infuocati, che riuscivano a stregare completamente le persone che li guardavano.
Quando si arrabbiava sembravano diventare dorati, quasi arancione scuro, proprio come se delle fiamme gli bruciassero dentro; facevano ghiacciare il sangue nelle vene, però non potevi smettere di guardarli ardere e consumarsi di rabbia cieca.

Sospirai esasperata dalla mia mente, che negli ultimi tempi si stava perdendo sempre più spesso in certi pensieri e ragionamenti scomodi, riguardo un certo soggetto che non ne voleva sapere di lasciarmi in pace.
Allungai una mano verso la radio e l'accesi, dopo che era stata spenta per consentire a Kylar di dormire tranquillamente, senza troppo chiasso.

<< John, è una serata fantastica, non trovi? >> Esordì la conduttrice radiofonica, tutta contenta.

Come diavolo faceva ad essere così pimpante? Erano le due del mattino!

L'uomo, John, emise un mugulio di assenso. << Già, proprio fantastica. New York è per metà caduta nel sonno della Bella Addormentata e per l'altra metà si sta scatenando nei locali, ormai quasi in procinto di chiudere le serrande e mettere via i drink. >> Commentò divertito. << Ma veniamo alle notizie sul traffico... Molto importante: incidente sulla corsia d'immissione... >>

- Non dalla Pennsylvenia! Ti prego.... - Mi trovai a supplicare lo schermo dove compariva il nome della stazione radio, che a quanto pareva era quella statale.

<< ...dal Connecticut. >> Tirai un respiro di sollievo e mi abbandonai contro il sedile.

Accanto a me, Kylar grugnì infastidito, muovendosi sul sedile di Holly con lentezza e senza un briciolo di coordinazione. Era ancora piuttosto stanco, si vedeva, dato che le ochiaie non erano del tutto scomparse.

Gli abbassai lo schienale, per poi passargli una mano fra i capelli e lui si girò verso di me, tornando a respirare regolarmente con gli occhi chiusi.

Che cucciolo! Mi agitai sul sedile, cercando di frenarmi dal passare ancora la mano fra i capelli morbidi e lisci, quasi di seta. No, non puoi. Ferma. Lascialo in pace. Mi rimproverai, mordendomi un labbro. Ma è così... PUCCIOSO!

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