#12# *Ein-Luka/Zwei-Derek*

225 12 16
                                    

Boom baby! Sono ancora viva dopo la 2^a prova, non ci credo....

Okay, beh... Dovevo revisionarlo e pubblicarlo in seguito, ma amate la mia amica, che l'ha fatto al posto mio ahahahah
Grazie :D
LOL

OKAY, ora vi lascio al capitolo che, come pattuito, ha circa 1000 parole in più ed è tanto in questo momento

Se vi consola, oggi inizio il prossimo♡♡

~~~~~~~~~~~~~~~

Derek

Girai la pagina sbuffando.
Lessi la prima riga e poi sbuffai ancora...Cominciai a tamburellare con le dita sul ripiano della scrivania, scandendo tutti i secondi che passavo a memorizzare quello schifo.

Cadaveri di qui, cadaveri di là, città per metà assaltate dal così detto "Killer fantasma", che si spostava seguendo la linea della costa e che presto sarebbe arrivato fino a noi...
L'ultimo suo attentato aveva visto la città accanto alla nostra perdere due civili e un sacco di soldi dalla banca centrale.

Il problema era che sapevo benissimo che LUI era in grado di rintracciare Samantha e di ucciderla senza fare una piega, perciò il mio stomaco si stava contorcendo come non mai, sapendola nella sua stanza, ignara di chi fosse il ragazzo in realtà.
Non sapeva della sua indole inumana e della rabbia che poteva esplodere nel momento in cui avrebbe visto me con quella che doveva essere il suo obiettivo.

Chiusi gli occhi, massaggiandomi le tempie per darmi un po' di sollievo e per provare a sciogliere la tensione che mi stava paralizzando i muscoli in quel momento, ma, come sempre, quel gesto non mi aiutava affatto, anzi... Mi ricordava solo quanto fosse impossibile cancellare lo stress di quella vita così piena di imprevisti ed incognite.

La prima fra tutte era la possibilità di rimanere in vita accettando le missioni.
Che poi... La vita per me cos'era?

Un susseguirsi di giorni monotoni e assolutamente privi di qualsiasi gioia o emozione, perché io ero stato, in qualche modo, riprogrammato come un robot a non provarne e a tirare avanti come un mulo da soma.
Avevo visto questa mia caratteristica solo nel momento in cui il professore di Samantha mi aveva chiesto di esprimere un sentimento nei suoi occhi, durante il ritratto e io, cogliendo la similarità che la moretta aveva con me in quel momento, avevo afferrato il carboncino, tracciando i colori di un'anima nera come il petrolio e profonda quanto un gigantesco buco nero, in grado di inghiottire qualsiasi cosa gli orbitasse attorno.

Per la prima volta, in quel sudicio bagno, privo di carta igenica oltretutto, avevo avuto paura di qualcosa. Me stesso.
Quello che ero diventato e quello che avevo scelto di lasciare andare.

Ciò che avevo fatto credere normale a Samantha non doveva essere la SUA normalità. Lei doveva conservare quella luce negli occhi e continuare a vedere il mondo pieno di colori luminosi e vivi, ritraendolo su tela e mostrandolo a tutti quelli che si stavano lasciando cadere dentro al nulla, rinunciando al cuore, ciò che di più prezioso tutti avessero.

Riaprii gli occhi e mi ritrovai davanti l'inchiostro nero che mi raccontava tutte le stragi e il sangue che colava per via di vecchi rancori non del tutto seppelliti.

Il giorno in cui mi ero allenato nella palestra del signor Heaven ritornò a galla, così come quell'osservazione sul mio carattere pieno di odio e di rabbia repressa e rinchiusa nei meandri della memoria, pronta a bruciare tutto ciò che avesse danneggiato il mio autocontrollo.

Successe velocemente: urlai frustrato, afferrai il fascicolo e lo lanciai contro l'armadio, accompagnandolo con una serie di imprecazioni ed insulti molto"forbiti" e articolati.

Revenge AngelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora