Capitolo 18 - Francesca's pov

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Mi svegliai di soprassalto con una mano all'altezza del cuore e l'altra che stringeva a pugno le lenzuola. Tentai di tranquillizzarmi, assicurandomi che fosse stato solo un incubo. Ne facevo molti nell'ultimo periodo, forse causati dal fatto che Alessio non mi voleva e non ero io la ragazza a cui pensava.

Non me l'aveva esplicitamente detto lui, ma le parole che Annalisa aveva speso per me il giorno prima mi avevano fatto riflettere e capire che per lui non significavo nulla. Nonostante il caratteraccio di Alessio e il suo fare da donnaiolo, speravo che lei avesse torto e che lui si accorgesse di me.

Scacciai dalla mente i pensieri negativi e corsi in bagno, dal quale uscii mezz'oretta più tardi già pronta per andare all'università. Ero vestita in modo semplice, d'altronde non stavo andando ad una sfilata di moda bensì semplicemente a lezione e mi piaceva indossare abiti comodi.

Arrivai a destinazione dopo aver camminato per dieci minuti buoni ed entrai nell'edificio dirigendomi al bar per fare colazione, che poi consisteva solo in una tazzina di caffè e una brioche al cioccolato.

Ordinai il mio pasto. Passarono pochi minuti ed il cameriere ritornò sorridente, porgendomi la tazzina dalla quale uscì l'odore familiare della bevanda e un piattino con il mio amato dolce. Lo ringraziai e potei godermi la mia colazione che, però, venne interrotta quasi subito da una figura che mi si parò davanti. Riconobbi immediatamente Lorenzo, il quale mi fissava facendomi sentire leggermente in soggezione.

«Ciao Francesca! Che bello vederti, ehm... Come... Insomma... Come stai?» farfugliò incerto.

«Ciao Lorenzo, sto benissimo, grazie per l'interesse e tu? Come mai in anticipo?» sorrisi, invitandolo a sedersi. Dopo aver preso posto di fronte a me, si sistemò i capelli e notai che le mani gli tremavano leggermente.

«Anch'io sto molto bene. Mi sono svegliato prima del suono della sveglia, perciò ho deciso che per una volta, dato che avevo tutto il tempo a mia disposizione, avrei potuto tranquillamente incamminarmi verso la facoltà ed è quello che ho fatto. Strano, vero?» domandò ed io annuii ridendo, seguita da lui.

Quello che seguì fu un silenzio imbarazzante e per la prima volta non sapevo quali argomenti toccare per interromperlo. Fortunatamente fu lui a spezzarlo.

«Sai stavo pensando, ovviamente se tu hai tempo e voglia, soprattutto... Vorresti... Beh... Vorresti uscire con me un'altra volta?» chiese titubante.

Spalancai gli occhi sorpresa, aveva tutta l'aria di essere un appuntamento ed ero insicura su cosa rispondergli.

«È solo... Solo un'uscita tra amici, non so, potremmo andare un po' in giro, che ne dici?» propose e riflettei forse un po' troppo a lungo perché ad un certo punto vidi Lorenzo agitarsi notevolmente, anche se cercava di non darlo a vedere.

«Va bene, uscirò molto volentieri di nuovo con te.» Nonostante tutto decisi di accettare, e il suo viso s'illuminò in un istante. Ci mettemmo così d'accordo sull'uscita: ci saremmo visti quella stessa domenica, nel pomeriggio, in piazza San Marco.

***

Mancavano esattamente tredici minuti all'inizio della lezione, e uscii dal bar con la testa tra le nuvole e le cuffiette nelle orecchie. Ero talmente persa nei miei pensieri che non mi accorsi delle scale tanto che stavo per fare un bel ruzzolone, ma una mano mi afferrò per la piegatura del gomito e mi strattonò all'indietro. Mi voltai e mi accorsi che era stato Ignazio ad avermi 'salvato'.

«Stai bene?» pose la sua domanda con un sorriso dipinto sulle labbra.

«Sì, grazie per avermi preso, non so dove avevo la testa. Ero sovrappensiero, troppo studio.» Risi, e lui mi seguì in quel vortice di leggerezza che mi mancava da tempo.

«Capita spesso anche a me, tranquilla, non sei sola.» I suoi modi gentili mi colpirono positivamente.

«Pensa che tra tre o quattro settimane avrò l'esame di letteratura italiana moderna e devo ancora studiare metà libro» sospirò, spostandosi una ciocca di capelli dal viso.

«Non so come tu faccia a rimanere così calmo, io tra un mese e mezzo avrò l'esame di letteratura spagnola e ho già l'ansia. Non dormo la notte, faccio le ore piccole per studiare e nonostante sappia la lezione alla perfezione ho sempre il pensiero di non sapere niente, e quindi ripasso ancora e ancora fino alla nausea.»

Le mie parole provocarono una risata amichevole da parte di Ignazio. «Ti consiglio di non ammazzarti di studio perché tanto se sei brava riuscirai a superare tutti gli esami ai quali dovrai sottoporti. Non farti venire l'ansia dato che poi stai male anche tu, cerca di goderti la vita... Questi anni non tornano più, devi viverli al massimo. Forse ti sembrano frasi fatte ma credo che siano le più vere» mi consigliò, e i suoi occhi esprimevano sincerità.

Sorrisi, cercando di tranquillizzarmi. «Sei fantastico, grazie Ignazio, le tue parole mi rincuorano.»

«Figurati, è un piacere aiutare un'amica.» Mi fece l'occhiolino e gli sorrisi nuovamente, sentendomi forse un po' più serena rispetto a poco prima. Parlare con un amico mi faceva sempre bene.

«Devo dirti la verità, non ho mai creduto all'amicizia tra maschio e femmina ma da quando ho conosciuto te, Gianluca, Piero e Lorenzo mi sono dovuta ricredere. Prima pensavo che fosse impossibile perché ero fermamente convinta che uno dei due si innamorasse... Ti sembra stupido?» confessai, mentre Ignazio non lasciò mai che il sorriso abbandonasse il suo viso.

«No, affatto, anzi, devo ammettere che pensavo la stessa cosa anch'io... Però sono felicissima di aver trovato un'amica come te.» Mi mostrò il suo lato dolce e lo abbracciai, felice come non mi sentivo da qualche mese.

«Credo proprio che dovremmo andare, tra poco inizia la lezione di inglese. La segui anche tu stamattina?»

Lui annuì e ci dirigemmo verso l'aula ma poco dopo si fermò, abbassandosi e raccogliendo qualcosa da terra.

«Hai perso qualcosa?» chiesi, avvicinandomi al mio amico accovacciato.

«No, io non ho perso niente ma credo questa sia tua.» Si abbassò e raccolse la forcina che non mi ero accorta di aver perso. Me la porse e l'afferrai, infilandomela nella tasca e stringendo al petto i libri per la lezione che avremmo dovuto seguire a breve.

«Sei davvero carina oggi, lo chignon ti sta benissimo, ha quell'effetto disordinato che rende perfettamente.»

Arrossii a quel complimento inaspettato e risi nervosamente. «Anche tu stai bene, con questi occhiali neri sembri più intellettuale del solito.»

Ridemmo e il tempo sembrava non passare più, mi trovavo bene e avrei voluto continuare ancora a parlare con lui. Il destino, però, volle che l'orario delle lezioni arrivasse e quindi, anche se con dispiacere, interrompemmo la conversazione e ci recammo verso l'aula anche se nel tragitto continuammo a scherzare insieme.

La nostra amicizia era bellissima, mi resi conto solo quel giorno di quanto io e Ignazio fossimo uniti e di quante cose avessimo in comune. Era una persona speciale, come anche i suoi coinquilini, e mai avrei permesso a qualcuno di separarci.

[Scritto da ErikaYellow]

***

Allora, che ve ne pare dell'amicizia tra Francesca e Ignazio? Riuscirà Francesca a dimenticare Alessio?

Se il capitolo vi è piaciuto non dimenticatevi di lasciare una stellina e/o un commento :)

Grazie mille e alla prossima! 

 


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