Capitolo 50 - GRAN FINALE

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16 Settembre 2017

CATERINA

Settembre, è tempo di migrar, avrebbe detto Gabriele D'Annunzio. Io invece, al posto di migrare, a settembre ero tornata a Venezia per sostenere il mio penultimo esame dopo un mese a casa nella mia bella Sicilia.

Nonostante gli avvenimenti di quasi due mesi prima ero rientrata più attiva che mai, avevo cercato di pensare il meno possibile a Piero e agli altri e di concentrarmi esclusivamente sullo studio. Ma proprio quando sembrava fosse arrivata un po' di pace, ecco che qualcosa arrivò a spezzare l'equilibrio... O meglio, qualcuno.

Quella sera di sabato sedici settembre ero tranquillamente seduta al tavolo della sala a ripassare, in casa da sola, quando improvvisamente qualcuno suonò al campanello. Convinta che fosse Francesca che magari aveva dimenticato le chiavi a casa andai ad aprire, ma quando mi ritrovai davanti Piero Barone il mio sorriso svanì e mi pietrificai.

Fui tentata dal richiudere la porta immediatamente senza neanche salutarlo, ma per qualche strano motivo in quel momento non lo feci.

«Che sei venuto a fare?» esordii irritata, a braccia conserte.

«A parlare con te, mi sembra ovvio» ribatté lui con nonchalance.

Scossi il capo. «Non abbiamo niente da dirci, mi sembra.»

«Io invece direi che ci sono fin troppe cose di cui parlare» replicò il mio ormai ex ragazzo alzando un sopracciglio. «E vorrei che mi ascoltassi.»

«E se io non volessi?» sbuffai.

«Parlerei lo stesso.»

Quello non era proprio il momento adatto per discutere, non avevo né tempo né voglia e avrei voluto terminare quella conversazione il prima possibile.

«Senti, Piero» esordii «Non ho tempo da perdere e non voglio arrabbiarmi, lunedì ho un esame e sto studiando.»

«Lo studio può aspettare almeno cinque minuti» continuò lui imperterrito, in tono autoritario. Non sarebbe mai cambiato.

A quel punto presi una decisione drastica. Piero non avrebbe potuto rovinare quel momento più di quanto non lo avesse già fatto.

«Beh, sono io a non voler farlo aspettare. Ciao, Piero» tagliai corto nella maniera più decisa possibile, per poi sbattergli la porta in faccia senza aspettare risposta.

Lo sentii continuare a chiamarmi da fuori ma non me ne curai, non volevo distrazioni in quel momento. Ero ancora troppo arrabbiata con lui e con tutti gli altri.

Una volta che Piero andò via mi barricai dentro chiudendo la porta a chiave e abbassando le serrande, in modo da far credere che non ci fosse nessuno in casa.

No, non me la sentivo ancora di parlare con lui.

***

4 Ottobre 2017

GIANLUCA

Ebbene sì, la mattina del quattro ottobre, giorno anche del ventitreesimo compleanno di Ignazio, io, Francesca e i miei coinquilini, insieme a tanti altri ci laureammo in Lingue e Letterature straniere. Inglese e spagnolo, precisamente.

I nostri punteggi erano tutti superiori al cento, e quello fu un motivo in più per andare a festeggiare allegramente insieme ai nostri amici.

Francesca e Ignazio stavano ormai insieme da un mesetto e tutto sembrava procedere per il verso giusto. Nonostante i miei sentimenti passati ero sinceramente contento per loro, erano due bravi ragazzi che sembravano volersi davvero bene, e speravo che questa felicità sarebbe durata il più a lungo possibile.

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