Capitolo 7 - Venditti's pov

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Ed eccomi di nuovo lì. Un altro giorno di lavoro e sempre il pensiero fisso del temuto arrivo di un'altra rapina.

Perso tra i miei pensieri, non potevo fare a meno di ripensare ai tempi in cui dedicavo ogni attimo del mio tempo alla lotta contro i narcotrafficanti, a quanto fosse pericoloso e di quanto tempo sia passato da allora.

Poi c'erano loro, i ragazzi, con cui avevo condiviso tanti attimi che erano diventati ricordi, fino al momento in cui le nostre strade si erano divise. Era una cosa che mi faceva star male, soprattutto il fatto di non avergli potuto dire la verità sul perché del mio gesto di tanto tempo prima: era stato quasi come tradirli. Col tempo il mio senso di colpa non si era mai attenuato, ma quello che avevo fatto lo avevo fatto per salvare l'amore della mia vita, e ancora adesso ringrazio sempre Dio per il miracolo di averla ancora accanto a me e poterla ancora vedere sorridere ogni giorno.

Dopo di ciò avevo cambiato vita. Un cambio radicale da una vita fatta di imprevisti e rischi a una fatta di stabilità e tranquillità per me e per la mia famiglia: con sacrificio e dedizione ero riuscito a diventare direttore di una banca, ed ero soddisfatto di me stesso e del traguardo raggiunto.

Quando finalmente tutto sembrava andare per il meglio, ecco che arrivarono quei misteriosi furti che non mi lasciavano quasi più dormire la notte. Di giorno non facevo altro che pensare a chi potesse essere il responsabile, ma chiunque fosse sapeva senz'altro il fatto suo: rapidi, calcolatori e perfetti nel loro agire, ogni volta raggiungevano sempre il loro obiettivo.

Presi e riguardai le foto della sequenza dell'ultima rapina in successione, non so quante volte le feci scorrere davanti ai miei occhi. Notai ogni volta dettagli in più sul loro modus operandi e per un attimo mi venne da pensare che c'era qualcosa di familiare nel loro modo di agire... Ma poi mi dissi che non potevano essere stati loro, non mi avrebbero mai potuto fare una cosa del genere.

Disgustato dal mio stesso pensiero, mi alzai dalla poltrona e iniziai a camminare avanti indietro cercando di pensare a qualcosa per poter mettere la parola "fine" a quella storia.

Fino a quel momento tutti i tentativi messi a punto insieme a Marco perché non accadesse più, i sistemi più moderni più sicuri, erano sempre stati un buco nell'acqua. Per di più i correntisti, un po' per volta, abbandonavano la mia banca in quanto non ritenevano i loro soldi al sicuro, e questo non faceva altro che aumentare la pressione nel trovare una soluzione... Il mio senso di impotenza di fronte a quegli eventi non mi aiutava di certo.

Quella mattina riflettei fino a farmi quasi scoppiare la testa e, avendo ormai superato il punto di non ritorno, alla fine giunsi a una sola conclusione possibile: assumere un investigatore privato. Ovviamente non il primo che avessi trovato sull'elenco telefonico, ma uno davvero bravo nel suo lavoro e specializzato soprattutto nel campo delle rapine.

Per fare questo dovetti ricorrere diciamo alla mia "vita passata", e cercare di contattare la sola persona realmente capace che avevo conosciuto indirettamente grazie alle mie esperienze contro i narcotrafficanti.

Accesi il computer e scrissi il suo nome nella barra della ricerca sperando che esercitasse ancora la sua professione di investigatore, e quando apparvero i risultati scoprii che fortunatamente era ancora così.

Massimo Giacchetti, investigatore. Indagini per privati e per aziende. Massima serietà e massima discrezione. Consulenza gratuita e preventivo online. Chiama 800 514 331.

Alzai la cornetta del telefono e composi il numero. Dopo vari squilli finalmente sentii una voce all'altro capo del telefono.

«Massimo Giacchetti, investigatore privato. Posso aiutarla?»

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