Capitolo 1 - Gianluca's pov

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Nothing I can see but you

When you dance, dance, dance, dance...

Le parole di Justin Timberlake come sveglia mi fecero ricordare che erano arrivate le otto del mattino e che, come al solito, avrei dovuto abbandonare il mio caro letto per prepararmi e andare a lezione.

Mi alzai di malavoglia e uscii dalla mia camera. Attraversai il corridoio controllando se i miei coinquilini fossero già svegli, ma ovviamente le mie speranze svanirono all'istante: Ignazio e Piero erano sempre stati molto più pigri di me.

I miei coinquilini, Ignazio Boschetto e Piero Barone, erano due soggetti a dir poco particolari, soprattutto il primo. Siciliani doc, uno di Marsala e uno di Naro, in una maniera o nell'altra trovavano quasi sempre il modo di farsi notare anche in mezzo a una marea di gente. Solo in due casi non si sentiva mai volare una mosca: quando dormivano... e durante le nostre rapine notturne.

Sì, da quasi un anno a quella parte eravamo diventati dei veri e propri rapinatori. Ma il nostro obiettivo era sempre e solo uno: la banca del signor Venditti.

Antonello Venditti in passato era stato una sorta di capo per noi: prima di diventare banchiere lui era il leader di una compagnia anti-narcotrafficanti, per la quale noi avevamo lavorato per più di un anno. Avevamo ottenuto dei buoni risultati guadagnando parecchio, ma a fine anno il signor Venditti si era rifiutato di darci quello che ci sarebbe spettato senza nessuna giustificazione valida. Da quel momento io, Ignazio e Piero avevamo lasciato la compagnia e avevamo deciso di vendicarci periodicamente con una rapina notturna nella sua banca... Fortunatamente nessuno aveva mai sospettato di niente, solo noi stessi eravamo al corrente di queste nostre operazioni.

Raggiunsi la cucina per iniziare a fare colazione e proprio in quel momento la sveglia di Ignazio suonò. Lo sentii protestare in siciliano stretto, aprire la porta di camera sua e raggiungermi in cucina.

«Gianluco! Buongiorno» mi salutò allegramente, anche se visibilmente assonnato.

«Ignà, alla buon'ora» commentai, accendendo il gas.

Ignazio mi squadrò dall'alto in basso per poi aprire il frigorifero. «Ah, tu non puoi proprio parlare, dato che quando torni a Montepagano dormi pomeriggi interi!»

«È anche normale, dopo ore e ore di viaggio» tentai di obiettare.

«È mai possibile che abbiate da ridire anche di prima mattina?»

Una voce ci interruppe. Mi voltai e vidi un Piero spettinato e sbadigliante, con i suoi immancabili occhiali rossi. Ne possedeva diversi, ma quelli sembravano essere i suoi preferiti.

«Pié, ti sei messo un occhiale alla Malgioglio oggi!» ironizzò Ignazio con la sua solita allegria.

Piero avanzò lentamente verso il tavolo della cucina e si accomodò. «Ignazio, ti prego. Ho sonno.»

Ebbene sì, tutte le sante mattine (purtroppo!) si verificava più o meno una storia simile.

***

Alle nove meno un quarto, stranamente, eravamo già pronti per uscire di casa e dirigerci a piedi verso l'università, che per fortuna era dietro l'angolo.

Benché avessimo uno o due anni di differenza tra noi, frequentavamo tutti e tre il terzo anno alla facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università Ca' Foscari di Venezia. Ignazio si era preso un anno di pausa dopo aver finito il liceo e Piero aveva deciso più tardi di intraprendere gli studi universitari, pertanto tre anni prima ci eravamo ritrovati tutti e tre nella stessa casa: un abruzzese e due siciliani.

La mia città, Roseto degli Abruzzi, e soprattutto il mio paesino, Montepagano, mi mancavano un sacco, ma dovevo ammettere che anche Venezia non era affatto male: l'ambiente era meraviglioso, e ci trovavamo davvero bene sia all'università che con i nostri amici.

Proprio quella mattina, lungo la strada, incontrammo uno dei ragazzi con cui avevamo legato maggiormente in quegli anni: Lorenzo Fragola, detto amichevolmente Lorenzino da tutti noi, anche lui al terzo anno, ma di Economia e Commercio.

«Lorenzì, come mai così presto?» si sorprese Piero, dato che Lorenzo era solito arrivare in ritardo alle lezioni.

«Ehm, mi sono svegliato in anticipo solo perché oggi Marco doveva fare delle commissioni prima di andare a lavoro» puntualizzò allora lui.

Lorenzo viveva con suo cugino maggiore, Marco Mengoni, il quale - neanche a farlo apposta - lavorava proprio nella banca di Venditti! A maggior ragione non avremmo potuto raccontare a nessuno delle nostre rapine.

«Ah ecco, mi sembrava strano» scherzai.

«Eh lo so, anche a me» rise Lorenzo, per poi fare una pausa prima di riprendere a parlare.

«Ragazzi, ho preso una decisione!»

«Ovvero?» si incuriosì Ignazio.

«Ho deciso di invitare la ragazza che mi piace al cinema.»

«Oh, bravo! Così si fa» si congratulò Piero, seguito da noi.

«Scusa, Lorè, ma non si può sapere chi è? Saranno tre mesi che ce ne parli ormai» continuò Ignazio, curioso come al solito.

«Ignà, ma tu gli affari tuoi mai?» scherzò Piero.

Lorenzo accennò una risata. «Ve lo dirò più in là se le cose andranno a buon fine, promesso.»

Dopo qualche altro minuto di conversazione decidemmo di entrare nelle nostre rispettive aule, o avremmo fatto tardi a lezione. Così io, Piero e Ignazio ci dirigemmo verso il dipartimento di lingue, mentre Lorenzo verso quello di economia.

Raggiungemmo l'aula di inglese quasi correndo, e una volta dentro mi guardai intorno. Vidi dei posti vuoti vicino a Francesca Michielin e senza scompormi lo feci notare ai ragazzi, in modo da sederci lì.

La verità è che ero innamorato di Francesca dall'anno precedente, ma praticamente nessuno lo sapeva, neanche i miei coinquilini. Solo una persona ne era al corrente: Alessio Bernabei, il barista dell'università, ormai mio confidente e grande amico.

Per quanto riguardava la situazione sentimentale dei miei amici Ignazio era felicemente single, mentre Piero era fidanzato da circa sei mesi con un'amica di Francesca, Caterina, che frequentava economia come Lorenzo. E io... beh, io ero single ma con il cuore occupato.

Presi posto vicino a Francesca seguito dai ragazzi, tirai fuori l'agenda cercando di seguire la lezione e contemporaneamente fare due chiacchiere con la mia vicina.

Chissà come sarebbe andata a finire...

[Scritto da ilvolosvoices]

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Questo è il primo capitolo della nostra storia! Se vi va fateci sapere come vi sembra :D

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