Capitolo 29 - Piero's pov

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Mi svegliai con le guance bagnate di lacrime: ancora un altro incubo, non ne potevo più, era un tormento.

Mi sentivo in colpa. Caterina era all'oscuro di tutto, non sapeva che avevo una doppia vita, pensava di avere al fianco una persona pulita e perfetta come spesso mi ripeteva lei mentre invece ero sporco, sporco dentro per tutto il male che stavo procurando a Venditti e alla sua famiglia.

Da una parte Antonello se lo meritava dato che a suo tempo non ci diede quello che ci spettava, ma dall'altra i rimorsi mi stavano mangiando vivo.

Chiusi gli occhi per una frazione di secondo per poi riaprirli e afferrai il cellulare, soffermandomi sul blocco schermo: l'immagine che i miei occhi stavano osservando con tanto amore e dolore al medesimo tempo, era quella che raffigurava me e Caterina due settimane prima, felici, innamorati e sorridenti sul divano di casa sua.

Sbloccai il dispositivo e scrissi il numero che oramai conoscevo a memoria: la chiamai, deciso a dirle tutto.

«Pronto, Piero? Amore, è successo qualcosa?»

Corrugai le sopracciglia e mi voltai verso l'orologio, accorgendomi che erano solo le quattro di notte. Mi battei una mano sulla fronte, maledicendomi mentalmente per il mio essere così stupido a volte.

«Veramente sì, c'è una cosa che devo dirti» esclamai con il cuore che batteva velocemente.

«Dimmi tutto» rispose Caterina, con la voce impastata dal sonno.

«Ti sto disturbando? Stavi dormendo?»

Che domande sciocche, ovvio che stava dormendo!

«No, tranquillo, stavo guardando una serie tv, non preoccuparti, sono tutta orecchie» mi assicurò, e presi un respiro profondo.

«Ecco...» sospirai e lei tacque, aspettando forse il mio discorso che tardava ad arrivare.

«Piero? Hey?»

Richiamò la mia attenzione e mi resi conto che non potevo parlare, non potevo. Non dovevo pensare solo a me, ma anche all'incolumità dei miei due amici.

«No, è che...» E ora cosa le dicevo?

«Vedi, piccola, ho fatto un incubo e mi sono girato verso la parte sinistra del letto ma tu non c'eri. Mi sono venuti in mente quei giorni a Parigi e mi manca dormire con te e osservarti mentre dormi. Ti amo così tanto.»

Inventai la prima scusa che la mia mente elaborò in quei pochi secondi di silenzio che divise la sua voce dalla mia. Ma in quella bugia, c'era un fondo di verità.

«Ti amo anch'io, mio dolce Barone. E quando mi chiami nel cuore della notte dicendomi che ti manco, capisco che sei una persona stupenda e ti voglio al mio fianco per tutta la vita. Anzi no. Oltre.»

Scossi la testa. Se solo avesse saputo, non avrebbe detto la stessa cosa.

«Beh, dai, domani dobbiamo andare all'università. Ti lascio dormire, un bacione.» Sentii il classico pizzico al naso, segno di un imminente pianto e non avrei potuto piangere con lei al telefono, inoltre come avrei spiegato quel mio sfogo improvviso?

«Va bene, hai ragione. A domani, tesoro.»

Sorrisi al nomignolo affibbiatomi e chiusi la chiamata, infilandomi di nuovo sotto le calde coperte e bagnando il cuscino, rendendomi conto di quanto facesse schifo quella situazione.

***

«Piero! Svegliaaa!»

L'urlo disumano di Ignazio mi fece capitombolare giù dal letto, facendomi pronunciare parolacce su parolacce.

«Un giorno giuro che ti uccido» lo minacciai, rincorrendolo per l'intera casa mentre la sua risata si estese in ogni stanza in cui giungevamo.

Dopo essermi vestito e improfumato come si deve mi diressi verso la porta, ma Gianluca mi fermò.

«Piè, non fai colazione con noi?» chiese con un sorriso stanco sul volto ed io negai con il capo. «Devo incontrarmi con una persona, ci vediamo, ciao!»

Sapevo bene della sua curiosità, e proprio per questo aprii la porta correndo fuori senza aspettare che mi salutasse di rimando.

Arrivai alla facoltà e mi diressi verso il bar, e una volta arrivato a destinazione ordinai un semplice caffè macchiato.

Finita la mia colazione decisi di incamminarmi verso la biblioteca per parlare con Francesca, la quale voleva mettermi al corrente di qualche novità, ma la vidi seduta sulla panchina davanti all'aula adibita alla biblioteca. I suoi capelli sembravano avessero fatto una lotta durante la notte, e risi mentalmente.

«Ma buongiorno, Francesca» sorrisi e lei si girò verso di me, sbiancando e per poco non cadde dallo sgabello.

«Piero, oddio, perdonami, mi ero complemetamente dimenticata del nostro incontro. Scusa ma...»

La abbracciai, provando a tranquillizzarla. «Nessun problema. Possiamo parlare ora se non hai da fare.»

«Sei un tesoro, grazie. E no, sono libera. Devo raccontarti le ultime novità. Una ti sconvolgerà.»

Sbarrai gli occhi, incominciando a preoccuparmi.

«Da dove partire? Ehm... Vediamo... Sai quando abbiamo parlato ma tu eri con Ignazio e Gianluca in un ristorante con gli amici di Gian?»

Io annuii con un cenno quasi impercettibile del capo e lei proseguì.

«Bene. Ignazio a lezione sembrava molto tranquillo e sereno, ma poco prima di uscire mi ha fermato chiedendomi come andassero le cose tra me e te.»

La guardai, non capendo.

«Hai appena assunto la medesima faccia che ho fatto io non appena ho sentito quelle parole uscire dalla sua bocca» rivelò, ed io spalancai la bocca incredulo.

«Ignazio ha pensato che noi due...» indicai entrambi e lei asserì.

«E tu cosa gli hai detto?»

«Gli ho spiegato tutto per filo e per segno, tralasciando però il nome di Lorenzo. Sa che un mio amico mi viene dietro, ma non sa chi sia. Inoltre presumo che Gianluca non sappia niente per cui è meglio evitare che venga a conoscenza di questo, sarà un segreto tra noi due, ok?»

Non compresi appieno il suo timore di far scoprire tutto a Gianluca, ma accettai.

«Avrei voluto chiedere anche a lui riguardo tutta questa storia, ma lasciamo perdere.» Emise un sospiro e si sciolse la crocchia disordinata, lisciandosi i capelli e posizionandoseli su una spalla.

«Sicura? Se vuoi posso provare a chiedergli...»

«No, tranquillo, non chiedere nulla a Gianluca, non fa niente, risolverò questa faccenda da sola o con il tuo aiuto! È meglio non incasinare la vita degli altri con i miei problemi. Speriamo che si risolva tutto, che Lorenzo capisca e che Gianluca non...»

Francesca venne interrotta da una voce. Una voce impossibile da non riconoscere: quella del mio coinquilino Ginoble.

«Qualcuno mi sta nominando invano?»

Io e lei ci guardammo, rimanendo di stucco.

E ora?

[Scritto da ErikaYellow]

***

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Grazie mille e alla prossima! ❤

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