Capitolo 32 - Ignazio's pov

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I miei occhi si aprirono lentamente e la prima cosa che vidi fu la grande vetrata che dava sul Canal Grande: la luce entrò, superando le tende di seta bianca e arrivandomi sul viso ancora assonnato.

Mi alzai e scostai le tende, ammirando il meraviglioso paesaggio che avevo davanti: lo specchio d'acqua rifletteva il sole che, caldo come il fuoco, mi arrivava dritto sul volto.

Abbassai il capo in un gesto quasi automatico e notai la macchina di Shelby parcheggiata sotto casa mia. Corrugai la fronte, vestendomi piuttosto in fretta e scendendo giù.

Giunto nell'androne, la trovai seduta sull'unico gradino presente. Era bagnata dalla testa ai piedi e non appena mi vide, mi corse incontro e mi abbracciò forte, infradiciandomi la maglietta.

«Shelby, che diamine ti è successo?» domandai in preda all'ansia.

«Sei l'unico che può risolvere questo problema» esordì lei, sorridendomi e accarezzandomi la barba che, quella mattina, non ero riuscito a sistemarmi.

«Dimmi che cosa posso fare per aiutarti.» La guardai negli occhi e lei spostò i suoi sulle mie labbra. Avevo già capito le sue intenzioni e non le avrei più permesso di farmi soffrire.

«Ho bisogno di te, di quello che eravamo prima, di noi due insieme. Ritorniamo ad essere ciò che eravamo, pazzi ma innamorati. Io ti amo ancora, Ignazio e so che mi ami ancora anche tu.»

Scossi la testa, staccandomi da lei e sbuffando.

«Shelby...» mi fermai, appoggiando il braccio sul muro beige e posando successivamente la fronte sull'avambraccio.

«Non potrai amare nessuna come hai amato e ami me. Mai.» Affermò lei, arrivandomi di fronte e sollevandomi la testa dal mento con le sue fredde dita.

«Tra noi è già finita da parecchio tempo. Te l'ho detto l'altra volta ma te lo ripeto e lo ripeterò fino a quando non ti entrerà in questa testolina.» Gliela toccai in modo dolce e lei incrociò le braccia, appoggiando tutto il suo peso sulla gamba destra.

«Cos'ha lei che io non ho?» chiese all'improvviso, rendendomi più disorientato di quanto già non fossi.

«Lei chi?» domandai perplesso.

«Quella ragazza con cui hai parlato all'università, quella mora che stava cadendo per causa mia, ah ah.» Rivelò, ed io sentii una strana sensazione nascere dentro di me.

«Poteva farsi molto ma molto male, te ne rendi conto? Ma che cosa ti salta in mente a volte, eh? Ma io dico, sei proprio stupida? Io non ci posso credere... Cosa pensavi di ottenere?»

Ero fuori di me, non riuscivo a controllare l'ira che stava prendendo il sopravvento all'interno del mio corpo.

«Non permetterò mai a nessuna donna di avere il privilegio di stare con te. Solo io posso essere la tua fidanzata, nessun'altra mai lo sarà» dichiarò soddisfatta e troppo convinta per i miei gusti.

«Non stiamo più insieme, per quale assurdo motivo non lo comprendi?» urlai esasperato.

«Sei solo confuso, tesoro mio. Quella scema ti ha confuso le idee ma stai tranquillo, ti posso curare io con i miei baci.» Mi afferrò il collo e mi portò verso la bocca ma prontamente l'allontanai, bloccandole i polsi.

«Eri la mia àncora, eri il mio tutto. Eri, Shelby, eri. Oramai non lo sei più. Ci siamo lasciati e ora non c'è più niente che tu possa fare per risistemare le cose. Il destino ha voluto così. Accettalo e vai avanti» le spiegai mentre i suoi occhi si accesero come fiammiferi.

Si liberò dalla mia presa e mi tirò uno schiaffo per poi spingermi con forza contro la parete alle mie spalle.

«Non ti libererai così facilmente di me, mio caro, assolutamente no. Tu sarai mio per sempre oppure...» Estrasse una pen drive dalla sua tasca e la fece rigirare tra le sue mani e nel frattempo il suo sorriso si trasformò in un ghigno.

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