Capitolo 5

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Mi sveglio nel cuore della notte, urlando.

Sono in un bagno di sudore.

"Costia...", sospiro amaramente. I miei occhi non riescono a trattenere tutte le lacrime che cadono inesorabilmente e mi bagnano il viso.

L'incubo che, per questi due anni, mi ha tenuto compagnia quasi ogni notte, è tornato...

"Mi manchi Costia... Non riesco a lasciarti andare...". Ancora in lacrime cerco di sdraiarmi di nuovo, mi abbraccio le gambe mettendomi in posizione fetale, sperando di tranquillizzarmi un po'. Riesco ad addormentarmi non so neanche io come. Comunque, un'ora prima del suono della sveglia, riapro gli occhi. Visto la notte tremenda... stanca di soffrire sdraiata a letto, mi alzo ed esco per il mio jogging. Nonostante la spossatezza per la notte insonne, riesco a godermi la corsa... non so come, ma mi rimette sempre a nuovo correre, infatti mi riprendo alla grande... Oh forse è una mera speranza la mia.

Rientro nell'appartamento, vista l'ora, dedico un po' più di tempo a me stessa facendomi una lunghissima doccia rigenerante. Vedo le gocce d'acqua scivolarmi sul corpo, come a volermi portar via ogni tipo di pensiero e/o preoccupazione... e in parte ho la sensazione che ci riescano. In una maniera a me ignota riesco ad isolarmi completamente dal mondo esterno... il rumore dell'acqua mi fa da sottofondo, mi sento cullata e al sicuro. Questo limbo, purtroppo però, dura poco, il suono di una sirena proveniente dall'esterno mi riporta bruscamente alla realtà. E mio malgrado esco dalla doccia. Mi asciugo e mi vesto con una lentezza esagerata, ma alla fine sono pronta ad uscire. Solita fermata allo Starbucks, questa volta prendo sia quello per Clarke che quello per Octavia, non si sa mai. Oggi senza caffè non ce la potrei proprio fare.

Arrivo al distretto ed Anya non mi da tregua, e mi tempesta di domande su ieri sera.

"Allora... raccontami... come è andata ieri con la bella dottoressa?".

"Anya... buongiorno anche a te...".

"Sì, sì, buongiorno... dai sono curiosa, com'è andata?", insiste la mia migliore amica.

"Anya, proprio non è giornata, te lo chiedo per favore, smettila... Poi dobbiamo prepararci per l'operazione... Nel pomeriggio dobbiamo muoverci...".

"Ma che fretta c'è, abbiamo tutto il tempo... Raven e i ragazzi devono ancora sistemare qualcosa nel furgone".

"Ecco appunto, forse è il caso di dargli una mano... non pensi!?!", esclamo sarcasticamente, mentre cerco di sistemare la scrivania.

"Ma dai Lexa...". Non ci vedo più.

"BASTA ANYA!!!!", sbotto urlando, facendo girare tutti al distretto. L'incubo e la notte insonne mi hanno decisamente scosso.

"Scusami, Anya... non volevo urlare". Il mio è quasi un sussurro questa volta.

La mia partner mi guarda in faccia e capisce tutto.

"Gli incubi sono tornati vero?", mi chiede retoricamente.

Annuisco quasi impercettibilmente. Anya mi mette una mano sulla spalla e mi sorride gentilmente.

"Ora non pensarci, abbiamo del lavoro da fare... E poi è appena arrivata tua moglie...". Le sorrido timidamente, la ringrazio con lo sguardo. Anya è insostituibile, è la mia migliore amica, e per certi versi mi conosce meglio di me stessa... si è vero a volte vorrei davvero ucciderla... ma ironia della sorte senza di lei non riuscirei a tirare avanti.

"Ok, vado dai ragazzi... magari hanno bisogno del mio aiuto". Ammicca e se ne va.

Mi giro e trovo gli occhi di Clarke che mi fissano in modo a dir poco preoccupato. Cerco di fare finta di niente. Ma so benissimo che Clarke non è stupida.

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