Capitolo 8

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'La colazione è il pasto più importante della giornata!'... Ieri avrei contestato con tutta me stessa questa frase... io che a malapena prendo un caffè. Invece guardatemi, sono seduta nella sala da pranzo di uno dei più lussuosissimi alberghi di New York, con di fronte a me una bellissima donna che mi sorride. Nonostante questo la mia mente gioca brutti scherzi.

Anche se non se ne accorge continuo a fissarla quando abbassa lo sguardo, memorizzando ogni più piccolo dettaglio dei contorni del suo viso. Mi piace guardarla, mi mette serenità, mi sento bene quando sono al suo fianco, quando la sfioro poi vado in estasi...ciò nonostante sono spaventata. Ho paura... una paura fottuta... Qualcosa dentro di me sta gridando di schiacciare il pedale del freno... E, detto tra noi, non so se ha torto. Mi sono lasciata trascinare in questo vortice di passione e sentimenti... lo sfogo di questa notte... il risveglio di questa mattina... quei baci... oddio quei baci... chiudo gli occhi un attimo e posso ancora sentire il sapore delle sue labbra sulle mie... tutte queste emozioni insieme mi stanno letteralmente travolgendo, in tutta onestà non so se riesco a contenerle... sono sopraffatta dal dolore dei ricordi e dal senso di colpa, ma anche dalla paura di andare avanti. Non so davvero cosa devo fare. Abbasso lo sguardo... il timido sorriso che avevo stampato in faccia scompare, lasciando spazio ad un velo di tristezza.

Clarke se ne accorge subito, perché il suo viso da sorridente diventa preoccupato. Non dice nulla, mi prende delicatamente la mano e la stringe, obbligandomi così a guardarla.

Alzo la testa e mi scontro con i suoi occhi. E ancora non ho idea di cosa fare. Probabilmente condividere quel turbine di emozioni che mi stanno facendo impazzire potrebbe essere la soluzione migliore... e se invece fosse troppo anche per lei?

Dopo qualche minuto è lei che spezza il silenzio.

"Ehi... tutto bene?" mi chiede preoccupata.

"Sì... tutto bene tranquilla". Scelgo la strada più facile... Non dirle niente... Ma sarà la cosa giusta? Non ne sono sicura. Cerco di renderlo un po' più credibile e le sorrido.

"Lexa... posso chiederti solo un'altra cosa?". Ora è Clarke che abbassa lo sguardo.

"Ma sì certo".

"Non mentirmi. Se non ne vuoi parlare con me, per me va bene. Però non dirmi bugie".

Sono veramente una schiappa come bugiarda.

Le stringo la mano più forte e mi avvicino con l'altra per sollevarle il mento. Volevo di nuovo quei suoi stupendi occhi azzurri inchiodati ai miei.

"Clarke non ti mentirò più, promesso...". Sospiro prendendo fiato.

"È solo che non mi sembra né il momento né il luogo adatto per parlarne" continuo amareggiata.

Vedo che si alza di scatto. La sua mano sta ancora stringendo la mia, mi tira delicatamente invitandomi a seguirla.

Anche se un po' sorpresa la seguo senza fiatare.

Il suo passo è molto veloce, faccio quasi fatica a starle dietro. Ci buttiamo letteralmente nell'ascensore... e una volta chiuse le porte allaccia le sue braccia al mio collo e mi abbraccia stretta. La sua fronte si appoggia alla mia e sospira. Il mio cuore comincia ad accelerare come impazzito, e questo suo comportamento non mi aiuta di certo a tirare il freno.

"Clarke..." provo a sussurrare qualcosa, ma lei non me lo permette.

"Shhhh... Lexa... ti prego..." la sua è una supplica.

Non riesco a capire... Sai che novità, non sei mai stata un fulmine nel capire le cose al volo.

Entriamo nella 'nostra' camera e richiudo la porta.

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