Capitolo 6

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Sono seduta sul divano, tra le mani ho il fascicolo del caso. Lo sto leggendo per l'ennesima volta, ogni rapporto, ogni deposizione... Deve essermi sfuggito qualcosa, eppure niente, non trovo niente di niente... è veramente frustrante.

Clarke l'ho data per dispersa, infatti da quando siamo rientrate, si è rintanata in camera, e molto probabilmente è ancora a bagno nella Jacuzzi.

Bussano alla porta. Il suono mi ridesta. Vado ad aprire. È la room service. Il cameriere entra spingendo il carrello con le vivande al centro della camera.

"Grazie, adesso ci penso io". Prendo dalla tasca una banconota da 10 dollari e l'allungo al cameriere, che mi ringrazia ed esce dalla stanza silenziosamente.

"Clarke?! È arrivata la cena". Chiamo per avvertirla.

"ARRIVO!!" urla da dietro alla porta.

Sposto il carrello più vicino al divano, e mi rimetto davanti alle scartoffie. Sento la porta aprirsi, ma ho lo sguardo ancora sui fogli.

"Clarke, volevo chiederti una cosa... Ma invece di un tappeto, non è che potrebbe essere moque...". Alzando lo sguardo verso la dottoressa le parole mi muoiono in gola. Clarke esce dal bagno, quasi a rallentatore, mentre si sta spazzolando ancora i capelli bagnati, indossando solo l'accappatoio. Ragazzi... ditelo... su ditelo che non ne potete più di me e mi volete morta.

Credo che la mia faccia vista dall'esterno sia uno spettacolo, mi cadono i fogli e rimango a bocca aperta.

Clarke vedendo la reazione che ha scaturito mi sorride maliziosa. Lexa riprenditi... fai qualcosa... Si, ok ma che cosa? Non so per esempio potresti cominciare col chiudere la bocca... magari distogliere lo sguardo (così sembri una pervertita) e spiccicare qualche parola giusto per toglierti da questo imbarazzo. La mia coscienza a volta è molto utile.

"Ehm... sì ... ok...", mormoro abbassando lo sguardo e raccogliendo i fogli che mi sono caduti.

Clarke si siede proprio di fianco a me. Continua a guardarmi con aria provocante, sorridendomi.

"Scusa... ma non ho capito, cosa mi stavi chiedendo?" replica la dottoressa. Mi alzo di scatto sensibilmente a disagio, e mi dirigo verso il carrello.

"Beh... no niente... ora che ne dici se mangiamo?". Provo a sviare la figura da maniaca pervertita che ho fatto 5 secondi fa, sperando funzioni.

"Questa sì che mi sembra una buona idea".

Comincio a sollevare i coperchi del carrello.

Abbiamo veramente una vasta scelta. Tre primi, tre secondi e altrettante pietanze a contorno, il dessert e lo champagne.

"Ah però... di certo, non vogliono farci morire di fame. Da cosa vogliamo cominciare?" le chiedo decisamente più rilassata.

"Mi piacerebbe fare un assaggio dei primi" replica Clarke.

"Mi sembra un ottima idea. Ti va bene mangiare sul divano o preferisci che ci spostiamo sul tavolo?".

"Se per te è ok, mi piacerebbe rimanere qui... Così riusciamo a chiacchierare meglio..."

"Nessun problema". Preparati i piatti ne porgo uno a Clarke e mi siedo sul divano... però non troppo vicino a lei.

Regna il silenzio a parte il suono delle posate che cincischiano nel piatto.

"Che ne dici di un po' di champagne?" rompe il silenzio Clarke.

"Perché no, visto che c'è, ne approfittiamo". Mi alzo e stappo la bottiglia preparando i due calici. Gliene porgo uno.

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