Capitolo 12

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Usciamo dal ristorante ancora sorridenti, mano nella mano. Adoro tenere le mie dita intrecciate alle sue, per quanto sia un gesto semplice, un 'banale' contatto, mi fa sentire bene, terribilmente a mio agio, e sicura di me stessa. La voce di Clarke mi ridesta dal turbinio dei miei pensieri.

"Allora Lexa, ora dove mi porti? È troppo presto per andare a casa!", mi chiede ansiosamente.

"Beh... aspetta e vedrai".

Saliamo in macchina e in men che non si dica siamo al Rockefeller Center.

Porgo il mio braccio alla bella dottoressa.

"Prego signorina Griffin, mi segua!", affermo in tono giocoso.

"La ringrazio signorina Woods, la seguirei in capo al mondo". Replica Clarke facendomi arrossire sensibilmente.

La conduco verso gli ascensori mostrando i biglietti.

"Non ci credo, mi stai portando al Top of the Rock?" domanda con un'espressione eccitatissima sul volto. Io le sorrido ed annuisco. Comincia a stringersi più forte al mio braccio, e non la smette di ridere.

"Sei la migliore, già mi avevi conquistato con il cibo, con questo hai proprio superato te stessa ... È veramente stupendo!".

Arriviamo all'osservatorio e il panorama è davvero mozzafiato.

Cominciamo a fare il giro, l'una stretta all'altra, in rigoroso silenzio. Dopo qualche momento Clarke sospira e appoggia la testa sulla mia spalla.

"Sai... ci sono venuta tanti anni fa, da piccola, con mio padre... mi ricordo che mi raccontava sempre tutta la storia di ogni singolo edificio che riuscivamo a scorgere, ed io pendevo dalle sue labbra, era il mio idolo... è morto quando avevo 16 anni... e mi manca... mi manca tantissimo". Il suo tono di voce è diventato poco più di un sussurro, quasi di colpo l'allegria scompare dal suo volto, lasciando spazio ad un velo di tristezza. Rimango impietrita dalla sua confessione. Le poso una mano sotto il mento e la costringo a guardarmi.

"Mi dispiace tantissimo Clarke... Stai bene?", mormoro con un estrema dolcezza accarezzandole la guancia.

"Sì, scusa, niente storie tristi stasera... sono qui insieme alla più bella ragazza di New York, non voglio assolutamente rovinare la serata...".

"Tu non potresti mai rovinarla". Le sussurro ad un passo dalle sue labbra. Elimino quei pochi centimetri ancora tra di noi e la bacio dolcemente. Ci stacchiamo pochi attimi dopo... e i suoi occhi azzurri si scontrano con i miei verdi... e in quell'attimo... mi sono già persa, posso percepire l'intensità del momento ed evidentemente anche Clarke. Dopo quegli attimi che mi sono sembrati secoli mi abbraccia stretta. Sento il suo volto contro il mio, e i brividi cominciano ad impossessarsi di me. Il cuore comincia a battere all'impazzata... probabilmente riesce a sentirlo anche lei.

Il suo è poco più di un sussurro nel mio orecchio.

"Grazie di esistere...". E con quelle poche parole le mia gambe diventano molli e cominciano a vacillare. Oddio ragazzi...

Rimaniamo perse in quell'abbraccio ancora per un po' finché non la trascino quasi letteralmente a fare il giro dell'osservatorio.

Neanche con troppa fatica riesco a farla sorridere di nuovo. Le parlo delle mie avventure al distretto, di quanto Anya mi faccia sempre impazzire con le sue strambe teorie, di come Raven sia un genio incompreso, di come Gustus sia la mia coscienza. In tutta franchezza non credo di aver mai parlato così tanto ad un appuntamento. Ma vederla ridere mi riempie il cuore di gioia.

Passa più di un'ora, girando in lungo ed in largo l'osservatorio. Colta da un impulso adolescenziale le propongo un selfie.

"Clarke, forse ti sembrerà stupido e anche un po' banale, ma ti va di fare una foto insieme con tanto di panorama?". Dovreste vedere la mia espressione da cucciolo... non fallisce mai :)!!

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