Epilogo

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Esco dalla tenuta e getto via la giacca che mi difendeva dal freddo

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Esco dalla tenuta e getto via la giacca che mi difendeva dal freddo. Sposto il pugnale nella tasca posteriore dei pantaloni e lo copro con la camicia, cercando di tenerlo il più celato possibile. Mi guardo intorno, ogni minimo rumore mi fa sobbalzare. Percorro le stradine buie di Albanuova, osservo dalla piazza un gruppetto di ragazzi intenti a chiacchierare. Noto subito una chioma rosso fuoco tra questi e cerco di non farmi vedere. Non tollererei anche Valerie adesso. Passo davanti alla pensione di Agata e la fisso con nostalgia. Quanto vorrei poter tornare indietro, poter cambiare le cose...

Mi allontano dal paese e percorro la strada che mi porterà ai possedimenti dei Van Dalen.
Noto i primi alberi piegarsi a causa del vento e cerco di ignorare l'ansia crescente. Con un sospiro mi avvio verso di essi.

La notte mi avvolge, nascondendomi tra le ombre, una bassa nebbia aleggia intorno a me. Attraverso il bosco ed il prato che tanto mi sono familiari, guardando in lontananza il lago e la casa su di esso. Il dolore dei ricordi mi colpisce bruciandomi, come se avessi accostato una fiamma alla mia pelle, non è passato molto tempo dall'ultima volta che sono stata qui, eppure mi sembrano trascorsi secoli.
Sono sopraffatta dalla nostalgia per quei fugaci attimi di felicità, in cui ero soltanto Amy, una ragazza qualunque, che aveva appena conosciuto un ragazzo intrigante.
Il vento mi sfiora, facendo muovere la mia larga camicetta cremisi, questo abbigliamento, accompagnato dagli scuri ed elastici pantaloni, è divenuto ormai la mia divisa, riesce a farmi essere agile nei movimenti e mi ricorda il mio posto, il mio scopo.
Il solo pensiero di ciò che sto per fare, mi strazia l'anima e mi toglie il respiro. Stavolta però il mio egoismo non prevarrà su tutto il resto. Questa volta io, Anita Amalia Deveraux, custode del terzo Tramite, farò la cosa giusta. Ora conosco il mio compito, l'unico motivo per cui sono venuta al mondo, l'unica missione alla quale la mia vita deve essere consacrata.
Un'unica legge è ciò a cui sono subordinata, "l'amuleto prima della vita stessa."

Sfioro il pugnale, che prima ho spostato nella tasca posteriore dei pantaloni ed esco dalla fitta coltre di alberi che mi proteggeva. La luna si specchia sulle scure e cristalline acque. Lui è di spalle, indossa una lunga giacca di colore grigio ed i capelli sono scompigliati dal vento, credo sia in arrivo un altro CCI. Ha le braccia incrociate al petto e l'aria assorta, ad osservare il panorama.

Schiaccio inavvertitamente un ramo, il rumore lo mette in allerta.

-Ti stavo aspettando amore- si volta soddisfatto, i suoi occhi mi gelano il cuore. Ormai le tenebre li stanno del tutto oscurando.

-Quando la smetterai di chiamarmi così? Io non ho nulla a che vedere con te!- Esclamo indignata. Il mio amuleto luccica al suo collo. Devo riprenderlo.

Intercetta subito il mio sguardo e chiude la pietra rossa nella sua mano.

-Non fare cose stupide Amy. Credevo fossi qui per me, che avessi finalmente capito...- Mi guarda con bramosia. Quello sguardo orribile sta per darmi il voltastomaco. Tremo al ricordo delle sue mani sul mio corpo.

Remind: Il Disegno del Destino|| WINNER OF Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora