CAPITOLO 9

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Negli ultimi giorni Mitch evitò in tutti i modi Harry e Louis, nel caso Harry avesse raccontato tutto quello che era successo quella sera al suo fidanzato. Andava bene che fossero così innamorati, ma non pensava che Harry potesse raccontare cose del genere al suo ragazzo. Infatti non sembravano la classica coppia che si dice tutto e che non ha segreti, anzi, di segreti ne avevano eccome.

Ma Mitch era fatto così: una sera non pensava a niente e non rispondeva delle sue azioni, e il mattino dopo se ne pentiva, oppure no, ma comunque doveva accettare qualsiasi cosa fosse successo. E questa volta era davvero arrivato vicino ad un bacio con Harry, cosa che sperava da tempo, ma che adesso gli sembrava terribilmente sbagliata, per Louis, per Scott e per Harry.

Eppure rimaneva nella sua cocciutaggine: avrebbe ripreso le redini della situazione e avvicinato ancora di più quel riccio che tanto lo attraeva. Non aveva mai pensato a Scott come un fidanzato, quindi perché farlo proprio ora che aveva Harry lì vicino?

Certo, era fidanzato, ma nessuno sapeva di questa relazione così ben architettata, in modo da essere nascosta a tutto il mondo. Quindi diventava molto più facile cancellarla, come se non ci fosse mai stata.

Ma non lo avrebbe fatto in quei giorni, o almeno non avrebbe voluto farlo. Era ancora imbarazzato a causa delle cose dette la sera di Vancouver, che, purtroppo, si ricordava molto bene.

- Lo sai, vero, che prima o poi ti verrà a cercare? - domandò Scott al suo migliore amico. Non avevano più parlato della loro notte di sesso, non ce n'era bisogno. Sapevano entrambi che non sarebbe cambiato nulla nel loro rapporto, certo, non era mai successo prima tra di loro, ma ad entrambi non era dispiaciuto.

- Perché dovrebbe? - chiese Mitch. Erano in un taxi, indirizzati allo studio di Phoenix, la data di quella sera. - Perché siete amici? - disse retoricamente Scott, usando con un certo disgusto la parola "amici".

- E si chiederà il perché della tua assenza improvvisa. Non puoi ignorarlo da un giorno all'altro - osservò il maggiore. - Ma lui sa perché lo evito - spiegò il tenore. - Certo, ma vorrà comunque delle spiegazioni - ribatté l'amico. Mitch sbuffò - Ricordami di non bere davanti ad un ragazzo figo - disse.

- Ma tu lo fai continuamente, davanti a me - scherzò il biondo, ma Mitch non colse la nota di ironia - Con te è diverso, tu sei diverso dagli altri ragazzi - spiegò semplicemente, per poi essere, stranamente, preso dal panorama della strada, con le guance rosse.

Lui le pensava davvero quelle cose. Credeva che non ci sarebbe mai stato nessun ragazzo come Scott, semplicemente perché aveva un rapporto così solido e stabile con lui che, se Scott se ne fosse andato,  si sarebbe sentito perso senza di lui, come se il proprio lato migliore se ne andasse con Scott. Era serio quando pensava che Scott fosse la parte di sé che più preferiva, la cosa più bella che gli potesse essere successa.

Entrarono nello studio e, prima che arrivassero nella stanza dove ci sarebbero dovuti essere tutti gli altri, per i corridoi deserti, Mitch cercò la mano di Scott, sfiorandola prima con le dita, poi prendendola completamente. Il biondo non si oppose, sapeva che era un gesto che richiedeva un po' di coraggio.

Mitch aveva paura dell'incontro con Harry, era la prima volta dopo un po' di giorni che si sarebbero dovuti trovare nella stessa stanza per un periodo di tempo maggiore di qualche minuto. E Scott lo sapeva, conoscendolo come le proprie tasche, anzi, meglio delle proprie tasche. Quindi non si tirò indietro e la strinse ancora più forte, facendogli capire che lui c'era, comunque e sempre.

E nessuno dei due si tirò indietro quando, prima di aprire la porta di quella stanza, le loro labbra si incontrarono in un bacio di qualche secondo, quasi come i primi baci che si erano dati in tempi ormai passati, più timidi e insicuri, ma pieni d'affetto.

N.A. N.A. N.A. (Non Accalappiare. Non Amare. Non Abbandonare) durante un tour.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora