Capitolo 23

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Sono passati quindici giorni dal giorno in cui Diego ha avuto l'incidente ed è stato operato. Quindici giorni di agonia, quindici giorni accanto a quel letto, quindici lunghi giorni senza sentire la sua voce, quindici giorni in cui ho potuto riflettere su tutti gli errori che abbiamo commesso, le tante volte in cui ci siamo allontanati per niente, il tempo sprecato, quindici giorni che mi hanno permesso di capire come la vita sia importante e come sia importante vivere attimo per attimo la persona che si ama, quindici giorni in cui non mi sono mossa da qui, per nessuna ragione al mondo. Non volevo si svegliasse ed io non fossi lì. Sono stata qui a pensare a quale sarebbe stata la decisione da prendere nel caso in cui non si sveglierà. Una decisione che dovrò prendere esattamente tra altri quindici giorni. L'ha deciso lui, vorrebbe che fossi io a staccare la spina nel caso in cui non dovesse svegliarsi.

Non sono pronta a prendere questa decisione, non lo sono per nessuna ragione al mondo, non posso togliere la vita a mio marito e non voglio pensare una cosa del genere, ma dovrò farlo se le cose non andranno come voglio.

Dal giorno dell'incidente sta migliorando, ma non da ancora segnali di ripresa ed io non voglio immaginare la mia vita senza di lui...

"Mi si sono rotte le acque!" esclama Stella mentre sono sovrappensiero.

"Cosa?" le chiedo voltandomi di scatto.

"Il bambino sta per nascere" afferma portandosi una mano sotto la pancia mentre Mauro le stringe la mano.

Mi alzo dalla sedia e le vado vicino. So bene che dovrà lasciare Diego lì, da solo, perché dovrò assistere al parto della mia migliore amica. Il primario di ostetricia me l'aveva promesso, dato che sto studiando per diventarlo, ed io l'ho promesso a Stella, lei avrà un assoluto bisogno di me.

"Vai con l'infermiera. Arrivo subito" le dico lasciandole un bacio sulla guancia.

"Ti prego non mi lasciare sola" mi supplica prima di andare via.

Non lo farò, non potrei lasciarla da sola, nonostante ci sia Mauro con lei, Diego vorrebbe che fossi vicina ad entrambi.

Mi avvicino a mio marito, gli lascio un bacio sulle labbra e gli sussurro ciò che sta accadendo, prima di andare via e lasciare il posto a sua madre. Finalmente il tanto atteso momento, anche da lui, è arrivato. Nascerà nostro nipote.

"Qualsiasi cosa accada, chiamami. Sarò nella stanza accanto" ammetto chiudendo la porta della camera di Diego.

Raggiungo la mia migliore amica nella stanza che le è stata assegnata e le stringo la mano.

Le ore passano e le contrazioni diventano sempre più forti. Il travaglio sembra non finire mai e Stella è sfinita. Mi stringe forte la mano e lo stesso fa con Mauro dall'altro lato del lettino.

"Ci siamo!" esclama la ginecologa dopo averla controllata.

Sorrido alla mia amica e la accompagno fino al pianto di Kevin, il nome che i due hanno scelto per un maschietto, che si fa sentire come non mai, come se non vedesse l'ora di nascere.

Li lascio soli per far si che si godano il momento e torno subito da Diego, ma quando entro in camera, vedo una scena che non avrei mai voluto vedere.

È lì, sul quel lettino, e delle infermiere stanno usando il defibrillatore per farlo riprendere dall'arresto cardiaco.

"Carica a 360!" sento dire e so che non è una cosa buona.

È la carica più forte che ci sia e se non si sveglia adesso, potrebbe non farlo più.

Mi avvicino al lettino e comincio a piangere e pregare. Deve svegliarsi, mio marito deve tornare da me e dai suoi figli.

"Libera!" esclama l'infermiera e i suoi occhi tornano a guardarmi.

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Amo per vivere (Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora