7- Non può essere lui

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«Mi vuoi far prendere una polmonite?» urlo mentre Isabella apre tutte le finestre della casa, ho fatto una fatica assurda per riaddormentarmi dopo che Maicol è andato via, e la signorina ha deciso di farmi svegliare in Alaska!
«È tardi la colazione è pronta e dovresti esserlo anche tu, quindi alza il culo, abbiamo deciso di andare al centro commerciale» pronuncia tutta la frase senza riprendere fiato mentre raccoglie alcune cianfrusaglie sparse per la camera.
«Veramente hai deciso tutto tu» obbietto scocciata, ma sono costretta a correre in bagno prima di ritrovarmi qualcosa in faccia.

Isabella non ama essere contrariata, ieri ha chiesto a suo fratello di andare a fare la spesa, e quando si è rifiutato gli ha lanciato una scarpa in faccia.

E così mi ritrovo a girare per negozi, mi piace fare shopping, ma vorrei prima un posto mio dove poter portare gli acquisti.
«Ci possiamo fermare sono stanca»
Isabella mi fulmina con lo sguardo, facendomi tacere all'istante.
«Devi assolutamente provare questo vestito»
«Si così avrò qualcosa da mettere mentre esco a buttare la spazzatura» rispondo ormai rassegnata.

Però devo ammettere che il vestito è bello, un semplice vestito nero che arriva a metà coscia, ha un enorme scolatura sulla schiena a forma di goccia, ricoperta da un tessuto in pizzo.

Dopo svariate ore, torniamo a casa stanche, e con la macchina piena di buste. Devo ammettere che fare spese mi ha messo di buon umore.

La settimana passa veloce, tra pochi giorni è dicembre, Isabella mi ha informata che da quando sono morti i genitori non hanno più festeggiato il Natale.

È venerdì mattina, sono sola in casa lei è dovuta andare in ufficio per una riunione. Solitamente non partecipa, ma visto che Maicol e André si trovano a Londra è dovuta andare.

-Messaggio a Maicol
Isabella è in ufficio, io dovrei fare delle compere posso usare la tua macchina?.-

Invio il messaggio sperando che mi risponda presto. Intanto prendo un pantalone nero e un maglioncino rosa. Mi preparo e metto anche un leggero strato di trucco. Era da tanto che non mi sentivo così serena.

Osservo la mia figura allo specchio, i lunghi capelli chiari scendono liberi sulla schiena. L' ombretto e il mascara risaltano i miei occhi, rendendo quel verde che circonda il castano delle pupille più evidente.

Un messaggio distoglie la mia attenzione dallo specchio.

da Maicol
-Prendi la macchina, le chiavi si trovano nel cassetto del mobiletto all'entrata.-

Non rispondo prendo il cappotto e la borsa. Esco più veloce possibile, prima che Maicol cambi idea.

Infatti un' altro messaggio mi blocca

da Maicol
-Sicura di saper guidare?-

a Maicol
-No, ma imparerò-

Immagino già la sua faccia, metto in moto e parto, non arrivo neanche all'incrocio che il telefono inizia a suonare.

«Pronto»
«Non è divertente, non ti azzardare neanche a salirci in macchina
Tuona dall'altra parte del telefono.
«Tranquillo tesoro so guidare anche meglio di te» rispondo divertita.
Si addolcisce e mi dice di mandargli un messaggio appena arrivo a casa.

Un'ora dopo corro come una matta per il salotto, voglio preparare tutto prima del ritorno di Isabella.

L'albero di Natale è pronto, in più ho messo alcune decorazioni al camino

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L'albero di Natale è pronto, in più ho messo alcune decorazioni al camino. La stanza è luminosa e accogliente, spero che le piaccia.

Mentre preparo la cena sento Isabella rientrare.
«Sono a cas...»
Si blocca appena entra in salotto, le vado incontro e la trovo con le mani sulla bocca, e le lacrime agli occhi.

Forse ho sbagliato, mi sento in imbarazzo volevo renderla felice, sto per scusarmi e dirle che porterò tutto via quando mi salta al collo e mi stringe in un forte abbraccio.
«Grazie Liz» mormora trae lacrime.
«Forza andiamo a prepararci, siamo belle e giovani, non possiamo passare la serata chiuse in casa, andiamo a ballare» propone correndo su per le scale.

In mezz'ora sono pronta e aspetto che Isabella scenda, come mi ha suggerito ho indossato il vestito nero, con dei tacchi alti sempre neri, lasciando i capelli sciolti.

Un' ombretto nero mi circonda gli occhi, rendendoli più grandi e il rossetto rosso copre perfettamente il col pesca delle mie labbra.
«Sono pronta»
Isabella scende le scale bella come un' angelo. Ha indossato un vestito blu aderente, risaltando le forme in modo perfetto.

Il vestito è lungo scollato sulla schiena, e con un enorme spacco che lascia intravedere le lunghe e magri gambe.

Ha raccolto i capelli lasciando solo qualche ciocca fuori, un leggero blu evidenza il nero dei suoi occhi.
«Sei stupenda» ammetto con un sorriso enorme.
»Neanche tu stai male» ridacchia.
Ci vuole un'ora di auto, per arrivare al locale.

Durante il viaggio parliamo un po' di tutto. Mi piace Isabella, riesce a mettermi a mio agio, non è invadente, anche se si vede che muore dalla voglia di fare mille domande.

Finalmente arriviamo al locale, all'entrata ci sono due butta fuori, che controllano i documenti.
«Cazzo» mi lascio sfuggire attirando l'attenzione di Isabella e delle persone che ci circondano.

« Liz che c'è?»
«Ho dimenticato i documenti» rispondo e lei in tutta risposta sorride.
Mostra il suo documento e dice che stiamo insieme, senza neanche parlare ci lasciano passare.

«Mi conoscono bene» spiega notando la mia confusione.
Entriamo in un locale affollato, ci sono divanetti in pelle nera, con tavolini bassi. E al centro una grande pista.

Prendiamo da bere, e ci mettiamo comode su un divano. Il locale è accogliente, ma ho una strana sensazione.

Un odore di sigaro mi raggiunge, ho i brividi non può essere, ci saranno molte persone che fumano il sigaro, non può essere lui. Eppure sento che qualcosa non và.

«Stai bene?»
Isabella mi guarda preoccupata, e come darle torto, vedo il mio riflesso sul tavolino di vetro. I colori hanno abbandonato il mio viso, evidenziando ancora di più la mia carnagione chiara.

«Si tranquilla sto bene» rispondo riprendendo il controllo. Non fa in tempo a ribattere che due uomini si avvicinano per chiederci di ballare.

Accettiamo volentieri, probabilmente sono due fratelli, entrambi con capelli neri anche se tagli diversi. I lineamenti sono simili, uno di loro è magrissimo, mentre il mio accompagnatore e muscoloso.

«Mi chiamo Stefano» dice mentre iniziamo a ballare, appoggio le mani intorno al suo collo, e mi avvicino il più possibile per riuscire a parlare.

«Io sono Liz»
«Bel nome, come te del resto»
Gli sorrido, ma sento sempre quella strana sensazione. Non mi fido, ha qualcosa che non mi convince.

Mi volto per vedere Isabella, ma non la trovo, inizio a preoccuparmi.
Stefano se ne accorge e mi stringe forte i fianchi, mentre avvicina la bocca al mio orecchio.
«Tranquilla ci pensa mio fratello alla tua amica»

Il suo tono non mi piace, mi giro per guardalo dritto in faccia.
Ora stiamo fermi in mezzo alla pista, ha un ghigno che fa paura.

«Chi sei? E cosa vuoi?»
Chiedo in tono minaccioso.
«Non è di me che ti devi preoccupare Jennifer» così dicendo si sposta in modo che io possa vedere l'uomo seduto al bar.

Due occhi azzurri, freddi come la neve, anche da questa distanza riesco a notare il contrasto che fanno con il rosso delle ciglia.
Capelli ben curati sempre rossi, carnagione chiara e un viso angelico.

I suoi lineamenti sono marcati,il fisico asciutto, e anche da seduto si intuisce la sua altezza. Si porta il sigaro alla bocca, senza mai distogliere lo sguardo da me.

La camicia aperta lascia intravedere un pezzo di pelle e alcune parti di un tatuaggio, mi osserva con un ghigno di vittoria.
Mi ha trovata, è finita.

Come una pazza inizio a correre per il locale, devo trovare Isabella.
Mille domande mi affollano la testa, dobbiamo scappare, per colpa mia potrebbe essere in pericolo.

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