21- un cuore nero

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Jennifer

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Jennifer

"Piccola và tutto bene?"
"Certo Daniel"
Mi volto verso il finestrino, osservo la città passarmi davanti, la mia vita è sempre stata turbolenta.
Ma mai avrei creduto che sarei arrivata a questo punto, ho tra le mani una delle ditte più importanti d'America, e sono anche una donna di mafia.

A solo pensarci mi vien da ridere, Alex non avrebbe mai voluto una cosa simile, ha sempre cercato di tenermi fuori da queste cose.
Sospiro mentre l'autista accosta al lussuoso ristorante dove siamo attesi.
"Prego"
Dice Ivan mentre apre lo sportello, naturalmente questa è una cena di affari, da quando è morto Alex fanno tutti i lecchini per entrare nelle grazie di Daniel, naturalmente per loro che sia io ad ereditare tutto compreso il potere è fuori questione.

"Buona sera"
Dice Daniel con il suo solito tono di ghiaccio.
Tutti rispondono e si alzano in segno di rispetto.
L'uomo alla mia destra scosta la sedia e mi fa accomodare.
Siamo in otto intorno a questo tavolo, conosco solo due persone e una mi sta guardando con un disprezzo enorme, come se la cosa mi importasse.

Si tratta di Gordon Thomas, un semplice bamboccio che si occupa della prostituzione e dello spaccio, lui mi odia perché al funerale di Alex gli ho risposto male.

Flashback

"Lo vendicheremo bambina"
La voce di Daniel arriva fredda e distaccata, ma io so che dentro è devastato. In questi due giorni si è preso cura di me, mi ha portato a casa sua mentre io mi comportavo da vegetale.
Ora è tutto finito, la gente si avvicina per le condoglianze, come se la loro presenza potesse aiutare.

"Vieni Jennifer, ti porto a casa mia."
Isabella, e André mi sono stati vicini tutto il tempo, mentre Maicol non si è neanche presentato.
Sto per andare via, quando una frase mi blocca.
"Mi occuperò io personalmente di ritrovarla e fargli pagare quello che ha fatto, sarà un mio dono per lei"

Mi giro e trovo Gordon Thomas che bacia la mano a Daniel.
In un solo istante tutto quello che ho accumulato in questi giorni esplode.
Il matrimonio, lo sparo, Alex a terra e lei che scappa indisturbata.
"Lei non dovrà fare un bel niente"
Urlo spingendo via Isabella.

Daniel e Gordon mi guardano.
Il primo compiaciuto, l'altro infuriato.
"Questi non sono affari suoi signorina" ringhia Gordon.
"Io sono la signora Rudolf, e questi sono affari di famiglia, che sia chiaro se qualcuno si permettere di toccare anche un solo capello a Clara Smith, pagherà con la vita"

Non avevo mai usato questo tono, fredda e cattiva è questo che ora sono e voglio che abbiano paura di me.
"Hai sentito mia nuora Gordon, ora vai ad informare anche gli altri, la vogliamo viva e in buone condizioni"
Gordon mi riserva uno sguardo omicida e vai via.
"Bene bambina, sono felice che tu abbia preso questa decisione"

**********

"Naturalmente la nostra ospitante è troppo impegnata per darci ascolto"
Ringhia Gordon, riportandomi al presente.
Si accarezza la barba nera mentre punta i suoi occhi nei miei, è un uomo squallido grassotello e rozzo.
"Scusate ma stavo pensando che è ormai passato un anno dalla morte di mio marito, e nessuno è stato capace di portarmi la sua assassina. Ma infondo cosa posso pretendere da persone che badono alle puttane"

Gordon sbiancha e alcuni uomini si irrigidiscono, mentre mio suocero come al solito è impassibile, nessuno si permette di controbattere.
"Allora Gordon, sapresti dirmi come mai non riuscite a trovare una ragazzina viziata?" Lo punzecchio ancora.
"Pensiamo che qualcuno la nasconda"
Risponde lui in un righio.

"Oppure voi siete troppo incapaci per questo compito, dovremmo trovare una persona competente."
Ribatto velenosa.
"Piccola putt."
Ma Gordon, non finisce la frase che si ritrova il mio coltello nella spalla.

Nessuno si muove, neanche le mosche volano per fortuna che ci troviamo in una stanza privata del ristorante.
Mi alzo lenta sotto gli occhi di tutti, vado all'altro lato del tavolo.
Gordon mi guarda con disprezzo ma non osa muoversi.
Mi chino leggermente e metto una mano sul coltello spingendolo ancora più nella carne.

"Modera i termini, se non vuoi che la prossima volta ci sia la tua testa sul tavolo" sfilo il coltello di colpo e vado al mio posto.

La cena prosegue tranquilla, di tanto in tanto Daniel mi osserva per qualche approvazione sulle cose che più mi stanno a cuore.
Infatti sono riuscita a far togliere il giro di droga nelle scuole, e di usare prostitute minorenni.
No che a Daniel importi, ma ora sono l'unica persona che gli rimane e farebbe di tutto per tenermi al suo fianco.

Questo non vuol dire che io abbia dimenticato, è stato lui a far uccidere i miei genitori adottivi, se loro fossero ancora vivi ora starei a casa mia e avrei ancora Alex con me.

"Dovresti prestare più attenzione alle cene, e smettila di provocare Gordon"
Mi rimprovera Daniel, mentre l'autista ci riaccompagna.
"Ok"
Dico semplicemente.
Non aspetto Ivan che mi apre lo sportello, appena la macchina accosta scendo e scappo in camera.

"Ahhhh" urlo lanciando le scarpe nel salotto.
"Signora tutto bene?"
Chiede Ivan da dietro la porta.
"Si Ivan, lasciami tranquilla ti chiamo io se ne avrò bisogno"
Mi strappo letteralmente il vestito e appoggio la mia fronte al riflesso dello specchio.
"Cosa sei diventata eh?"

Chiedo tirando un pugno allo specchio, mille riflessioni rispecchiano il mio corpo.
"Drin...drin....drin..."
"Pronto"
"Mi scusi signora ma c'è una persona che chiede di lei"

Stacco il telefono e mi metto qualcosa di più comodo, giusto in tempo per sentire bussare alla porta.
Raccolgo tutto il coraggio che ho in corpo e poi apro.
Due occhi scuri mi guardano con attenzione, passa una mano tra la barba appena visibile.
"Mi avevano detto che eri cambiata, ma non pensavo così"

"Che cosa vuoi?"
"Jennifer, lasciami entrare"
"Perché dovrei?"
"Per favore, voglio solo parlare"
-signori e signore ecco a voi Maicol Evans, in tutta la sua bellezza-
-oh per favore, ci manchi solo tu coscienza-

"Maicol perché sei qui?"
"Volevo vederti sono appena tornato da Tokio, sono più di sei mesi che non ti vedo, mi manchi"
"Ha ha ha, ti manco? Ora ti manco?"
Urlo mentre gli tiro un pugno in pieno petto.

"Dove eri mentre piangevo mio marito eh? Dove ti sei cacciato quando al suo funerale volevo qualcuno che si prendesse cura di me? Dove eri mentre ero svenuta nel mio appartamento in fiamme?"
Continuo a tirargli pugni e lui non mi ferma.

"Sono quasi morta Maicol, ero a terra e tutto bruciava, la mia vita bruciava.
Tutto è andato in fiamme, e ora hai il coraggio di dirmi che ti manco? 
Tu te ne sei andato quando avevo bisogno di te"
"Ti prego calmati"
"No! Io non mi calmo, vattene via Maicol ora!"

Lo trascino fuori alla porta e gliela chiudo in faccia.
Mi appoggio ad essa e mi lascio scivolare a terra.
"È tardi per salvarmi"
Mi dico con un sorriso triste.

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