34- salvate il mio bambino

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JenniferSporca di quell'animale e del mio sangue mi  trascino a fatica nel bagno, entro nella doccia e lascio che l'acqua scorra sul mio corpo coperto dalla maglia lunga, le mie lacrime si mischiano all'acqua mentre il pavimento si tinge di rosso

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Jennifer
Sporca di quell'animale e del mio sangue mi  trascino a fatica nel bagno, entro nella doccia e lascio che l'acqua scorra sul mio corpo coperto dalla maglia lunga, le mie lacrime si mischiano all'acqua mentre il pavimento si tinge di rosso.

Inizio a vomitare, sento gli occhi uscire dalle orbite e le vene della fronte e delle tempie mi pulsano come a voler esplodere.
La pancia mi fa male e le gambe mi tremano, dopo quella che sembra un'eternità riesco ad alzarmi con fatica. Prendo un po' di sapone e cerco di lavare via tutto questo schifo.

Vado nella camera e prendo le poche cose che mi hanno permesso di portare via, un piccolo sorriso mi spunta nel prendere il maglione blu di Maicol lo indosso e inizio a piangere nel sentire il suo odore, infilo a fatica un paio di pantaloni che devo tenere sbottonati.

Tiro un profondo respiro mentre l'alba di un nuovo giorno fa capolinea nella mia camera, una stanza piccolissima dove ci sono un lettino ed una sedia. Un grande vetro mi fa da finestra mostrondomi un giardino, più di una volta ho pensato di rompere il vetro ma sarebbe inutile visto che le sbarre di ferro all'esterno sono troppo strette e non riuscirei a passare.

Con una mano sulla pancia inizio a camminare in questo spazio ristretto, la puzza di quel essere è ancora nella stanza e questo mi fa impazzire.
"Uno, due, tre, dieci"
Dieci passi tra una parete all'altra, li faccio avanti e indietro come un animale in gabbia.
"No,no,no non gli permetteró di rifarlo, mai e poi mai"

Sto perdendo la lucidità e non so cosa fare, presa da un impeto di rabbia afferro la sedia e la scaglio con forza contro il vetro mandandolo in frantumi, lascio che le schegge di vetro volino in tutte le direzioni e mi avvicino osservando con attenzione ogni pezzo rotto.

"Cosa hai fatto?"
Gordon mi afferra per i capelli  trascinandomi  in un angolo della stanza, mi butta sul pavimento mentre con calci e pugni mi  colpisce  la schiena e le gambe, l'unica cosa che posso fare e chiudermi a riccio nel vano tentativo di proteggere la mia pancia.
"Ora basta lasciala stare"
Igor tira via Gordon, mentre rimango sul pavimento immobile, alcuni uomini della sicurezza ripuliscono il pavimento dai vetri, Gordon ordina di lasciare la finestra rotta così l'aria fresca mi calma, poi esce portandosi via l'unica coperta che avevo sul letto.

Rimango tutto il giorno sul pavimento, mi fa male ogni parte del corpo ad un certo punto ho avuto paura che mi stesse per spezzare la schiena.
Sento la porta aprirsi ma non mi muovo, so già chi è e cosa vuole.
Infatti sento la zip dei suoi pantaloni aprirsi.
"Ora ci divertiamo un po', sai non mi ero mai scopato una troia come te!"
Con una forza disumana mi alza tirandomi i capelli.

"In ginocchio"
Ordina il bastardo, stringendomi la gola con forza per farmi aprire la bocca, in un solo gesto infila il suo schifoso membro provocandomi conati e nausea, non mi ribello, non cerco di allentare presa sul mio collo, lascio che il bastardo mi scopi la bocca, vederlo godere aumenta solamente lo schifo che provo.

Ad un certo punto chiude gli occhi e butta la testa all'indietro, approfitto del momento e stringo la presa sul pezzo di vetro che ho preso questa mattina, con un colpo deciso infilo il pezzo di vetro al centro del suo escroto e contemporaneamente gli mordo con forza il pene, con un urlo disumano  si accascia a terra tenendosi le parti lesionate con le mani.

Con ancora il vetro tra le mani cerco di colpirlo alla gola, ma lui mi blocca e cerca di rigirare il colpo verso la mia pancia, è una lotta estenuante se non lo avessi colpito prima sarei spacciata.
"Cosa succede? Gordon lasciala"
Approfitto dell'entrata di Igor e affondo il colpo nella spalla di Gordon, spingo il vetro quando più affondo possibile.
"Non avresti mai dovuto toccarmi bastardo"
Urlo disperata mentre Igor afferra Gordon e lo porta via, cerco di riprendere fiato e osservo la porta socchiusa, non so se l'ha lasciata aperta di proposito o meno, ma non posso sprecare questa occasione.

Dopo essermi assicurata che la via è libera esco dalla stanza, dopo un breve corridoio mi trovo in un piccolo salone, a pochi metri dalla porta d'ingresso, ma alcune voci provenienti dall'esterno mi costringono a nascondermi.
Alla mia destra c'è una scala in legno mi nascondo dietro al sottoscala sperando che nessuno mi noti.

"Mister Rudolf la ragazza è in una delle camere"
"Bene portatemi da lei"
Sento udire dalle voci appena entrate, mi meraviglio che non sentano il mio cuore battere come un tamburo, se scoprono che sono scappata non avrò nessuna possibilità di allontanarmi.
"Rudolf, è un piacere vederti"
"Grazie Igor, portami da lei"
"Prima deve venire da Gordon"
Replica Igor piazzandosi davanti a Daniel.
"E perché dovrei?"
"Ha disubidito agli ordini ho bisogno di lei"
Daniel segue contrariato Igor su per le scale lasciandomi il passaggio libero.

Non posso più perdere tempo, con uno scatto arrivo alla porta e corro fuori, ci sono alcuni uomini vicino al cancello l'unica possibilità che ho è quella di passare tra gli alberi e trovare un'altro passaggio.
Senza farmi vedere mi infilo tra gli alberi, cerco di muovermi veloce  senza fare rumore, un muro alto mi divide dalla libertà.

Non posso perdere tempo, cerco di arrampicarmi ad un albero così da poter saltare dall'altra parte, infilo le unghie nella corteccia fino a sanguinare, la mano destra e piena di ferite a causa del vetro che ho stretto tutto il giorno, il sudore scende con brividi di freddo sul mio carpo.

Dopo diversi tentativi riesco a salire sull'albero un ramo non molto grande passa poco distante dal muro, con il terrore di cadere riesco a lanciarmi sul muro, sbatto con il mento sul muro rischiando di cadere.
Mi tengo con le mani mentre i piedi penzolano all'interno della villa, un altro sforzo e ci sono mi dico mentre cerco di tirarmi su.

"Porca puttana"
Quello che vedo all'esterno mi lascia scioccata, quando mi hanno portata via sono stata drogata e non sapevo dove mi trovavo, ma mai avrei pensato di essere tra le ville lussuose di New York.
Il muro è alto un tre metri, devo saltare non ho scelta, mi tengo con le mani sul muro prendo un profondo respiro e mi lascio cadere.

Cerco di non urlare mentre sento le ossa della mia caviglia destra spezzarsi, mi rialzo piangendo e dolorante, all'interno della villa sento delle urla- mi hanno scoperta-
Con il cuore il gola mi trascino in mezzo alla strada mentre arriva una macchina, mi piazzo davanti facendola frenare di colpo.

"Ma sei impazzita! Potevo ucciderti!"
"Aiutatemi vi prego, portatemi via"
Chiedo implorando mentre sento il cancello della villa aprirsi.
L'uomo al volante vedendomi piena di ferite mentre stingo la mia pancia, scende aiutandomi a salire e parte veloce.
"Cosa ti è successo?"
"Ho bisogno che mi porti in ospedale e che mi faccia fare una telefonata, ho paura che mio figlio non c'è la faccia"

L'uomo mi passa il telefonino e corre verso l'ospedale più vicino.
Faccio il numero pregando che risponda.
"Pronto"
Scoppio a piangere mentre i brividi mi percorrono il corpo, i singhiozzi sono così forti che fatico a respirare.
"Signorina si calmi, cerchi di respirare Andrà tutto bene"
Cerca di tranquillizzarmi l'uomo, ma io ascolto solo Maicol che piange dall'altro capo del telefono.
"Amore ti prego dimmi che stai bene"
"Maicol..... ti amo amore"

Sono le uniche parole che riesco a dire prima di un forte impatto con un'altro veicolo, il telefono vola via mentre la mia fronte sbatte contro il cruscotto, del fumo intenso esce dai veicoli mentre il sangue ricopre la mia vista, poi il buio totale.

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