17-Ho un nonno

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Jennifer

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Jennifer

Arrabbiata e delusa arrivo in poco tempo a casa e senza troppa gentilezza sbatto fuori Lukas desiderando solo la vendetta.
Clara si è appropriata del mio posto, della mia parte di impresa, di tutto quello che doveva essere mio.

Prendo il telefono con le mani tremanti e decido di fare la telefonata che mi può cambiare la vita.
«Pronto» il cuore batte troppo forte, tanto che temo si possa sentire dall'altro capo del cellulare.
«Sono Jennifer» vacillo leggermente chiedendomi se sto facendo la cosa giusta.
«È successo qualcosa?» domanda allarmato.
«Credo che lei mi debba delle spiegazioni» mormoro iniziando a sentire il cuore accelerare.

È notte fonda, mentre aspetto mi sono preparata una camomilla, la tensione è alta, non so come comportarmi.
Il suono del campanello mi fa sussultare, armata di coraggio arrivo alla porta sentendo uno strano formicolio nello stomaco.
«Buona sera dottore» mormoro accogliendolo in casa.
«Chiamami Stuart, cara » annuisco e con calma mi dirigo verso lo studio, tutti i documenti sono sparsi sulla scrivania illuminati da una lampada, i suoi occhi perlustrano ogni foglio con attenzione.
Borbotta di tanto in tanto, e sospira lasciando penetrare una forte tensione.

«Dio piccola, sei proprio come Clara»
Spalanco gli occhi e lo osservo incredula, come può paragonarmi a quella donna?
«Parlo della tua mamma, quella vera» un sorriso tormentato compare sul suo viso stanco.
«Conobbi tua nonna a Napoli, durante un viaggio, ne fui rapito» Porta una mano tra i capelli ed osserva un punto indefinito della stanza, mi muovo a disagio in questo silenzio scomodo senza sapere cosa fare.
«Restó incinta un mese dopo che la conobbi, eravamo giovani e innamorati, volevo sposarla e portarla in America con me. Tua nonna era una donna meravigliosa, solare e piena di energie. Quando le feci la proposta mi confessò di avere un tumore al cervello, i dottori le davano pochi mesi di vita.» mi siedo non riuscendo più a stare in piedi ed osservo il suo dolore non sapendo come comportarmi, un dolore sordo si espande lentamente nel petto.
«Morì poco dopo il parto, se né andò felice di aver donato al mondo il frutto del nostro amore. La odiai, Dio se l'ho odiata ma è stata anche il mio unico amore, e non potevo fare a meno di dare a tua madre tutto l'amore che avevo»

Stuart ha le lacrime, e commovente vedere con quanto amore ne parla.

«Tu somigli molto a loro sai, sei bella e forte, hai il sangue di Napoli nelle vene tesoro, tu sei un vulcano non permettere a nessuno di placarti»
Annuisco, sentendo un nodo alla gola.
«Poi cosa hai fatto?» domando con la voce inclinata.
«Sono tornato qui, tua madre era piccola e avevo bisogno di una donna, non per me ma per la mia bambina, ero giovane e di buona famiglia, un giorno incontrai Angelina, ci sposammo quasi subito, avevo bisogno di dare una madre alla mia principessa, e dovevo continuare gli studi» mi osserva affranto.
«Ma Angelina non era la donna che credevo, dopo aver avuto un figlio con lei  cambiò. Iniziava a trattare Clara in modo sgarbato, fortuna che tua madre era uno spirito forte, e appena si sposò lasciai Angelica. Il figlio che ho con lei non è molto diverso, è avaro e cattivo, forse è per questo che il testamento dei tuoi genitori nominavano gli Evans come tuoi tutori»

Rimango un po' a pensare a tutte queste informazioni, non so come agire ma devo stare attenta.
Non posso presentarmi in azienda e pretendere il mio posto, Smith è un uomo potente e gestisce gli affari di mio padre da molto tempo, se andassi lì reclamando il mio posto mi farebbe fuori, dicendo che non sono capace di rivestire questo ruolo.

«Ehy, piccola tranquilla troveremo il modo di riavere ciò che ti spetta»
Annuisco osservando gli occhi di quest'uomo, uno sconosciuto che forse è la persona che più mi conosce.

Maicol
 
«Ora mi spieghi cos'è questa storia della gravidanza?» osservo inferocito Clara desiderando di vederla sparire nel pavimento.
«Non pensavo che dovevo spiegarti come succedono queste cose»
Ribattere divertita.

«Smettila di fare la stupida, sono sempre stato attento, e tu avevi detto che prendevi la pillola» urlo adirato.
«Si tesoro ma è un po' che non la prendo, e poi non sei sempre stato attento, ti sei dimenticato della scopata selvaggia che ci siamo fatti, dopo la cena in quel ristorante?»

Ribatte tranquilla, fregandosene della mia rabbia.

Alexander

«Capo è tutto pronto, come vuole procedere?»
«Me ne occupo io, il vostro lavoro è finito»

Riattacco il telefono assaporando la vittoria, la mia piccola tornerà a casa, non ho intenzione di lasciarla scappare un'altra volta, lei è mia.

Flashback

«Alex, sveglia Alex. Dannazione ti vuoi svegliare»
«Jenn che c'è?» Dico mentre cerco di tenere la calma.
«Ho fame, mi prepari la pasta col sugo, come la mangiavamo in Italia»
Dice facendo gli occhi dolci.

«Jennifer sono le tre del mattino, lasciami dormire»
«E tu avresti il coraggio di lasciare una donna incinta morire di fame!»
«Jennifer sei solo all'ottava settimana, ti rendi condo che se continui così diventerai una vacca!»

Esclamo tra l'esasperato e il divertito, in tutta risposta mi butta giù dal letto e mi colpisce con il cuscino.
«Ok ok donna senza cuore, vado a preparare la pasta»

La verità e che mi piace questo suo carattere, ma preferisco non dirlo.
Mentre preparo la pasta, due piccole mani scivolano sul mio petto nudo.
E con piccoli baci contorna i lineamenti del mio tatuaggio sulla schiena.

È un tatuaggio particolare, raffigura un angelo, è la mia Jennifer, con il viso verso l'alto e due enormi ali.
«Se continui così non sarò in grado di cucinare» ammetto mentre la sua risata cristallina invade la cucina.

Fine flashback

Ingoio lentamente il nodo che ho in gola e cerco di non pensare ai momenti felici che ho vissuto con la mia piccolina... Ho distrutto la mia felicità, ho distrutto la donna che amo.

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