It's Time - Imagine Dragons

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«It's time to begin, isn't it?
I get a little bit bigger but
Then I'll admit
I'm just the same as I was»


Capitolo 10

Ero seduta su una di quelle scomode sedie dell'aereoporto, attorno a me soltanto un giovane ragazzo dalla pelle scura che giocava con il suo telefono di ultima generazione e un anziano che osservava fuori dall'enorme finestra la pista di atterraggio.

Da circa una decina di minuti aspettavo che Tom comprasse le pillole per le vertigini. Sotto mio consiglio, sia chiaro, Tom avrebbe fatto a meno di imbottirsi di prodotti chimici, affrontando di petto le sue paure, ma cosa sarebbe accaduto in caso di un'eventuale crisi isterica dentro un aggeggio a un'impensabile numero di piedi da terra, perdipiù completamente da solo?

No, non potevo permettere una cosa del genere.

Tom ritornò poco dopo con la sua camminata sciolta, una busta di plastica in mano e i suoi immancabili occhiali da sole ancorati fermamente tra i capelli. Mi sorrise, sollevando la busta, ed io ricambiai.

Sprofondò sul posto accanto al mio e sospirò. Avvertì immediatamente un alone di sicurezza intorno a me, accompagnato da un lieve profumo di pulito e di vaniglia emanato dalla sua camicia bianca un po' aperta sul petto. Arrossii poco dopo, ricordando del nostro passionale saluto a casa mia, di quell'improvviso bacio che aveva il gusto di un addio. Era strano pensare questo di Tom, pensare a qualcosa che non fosse la sua sbadataggine o i suoi capricci ma alle sue labbra e a quanto fossero morbide e—

Spalancai un po' gli occhi e mi schiarì la gola imbarazzata.

Non devo pensare, non devo pensare, non devo pensare.

"Come riesci a convincermi ogni volta, davvero non riesco a comprendere"

Mi ripresi poco dopo e finalmente riuscì a far tornare le mie guance ad un colore neutrale e assolutamente insospettabile.

"Forse perché ti sopporto ogni singolo giorno e l'unica cosa che puoi fare è ascoltarmi?"

"Uhm," arricciò le labbra poco convinto "in tal caso sarebbe il contrario, tesoro. Non sono io quello che si chiude in bagno per ore solo per prepararsi a fare una passeggiata. Sono io quello che sopporta te"

"È successo solo una volta, non fare il melodrammatico" lo spinsi con la spalla.

"Oh certo, la prima di tante altre" ridacchiò lui.

Roteai gli occhi e lasciai cadere l'argomento. Con la mente sgombra da ogni altro pensiero non potei fare altro che pensare che sarebbe partito da un momento all'altro e che non lo avrei rivisto per un bel pò, ed il solo pensiero mi distrusse il cuore in mille pezzettini.

Cosa avrei fatto senza Tom? Ancora una volta senza di lui.

"Lo sai che..." Si schiarì la gola "L'offerta è ancora valida, se vuoi"

"Tom," iniziai cautamente "non posso lasciare Nate qui da solo e no, lo sai che non accetterebbe mai." Lo interruppi prima che potesse parlare "Lo sai com'è fatto"

Sospirò, facendomi capire quanto non fosse d'accordo sulla questione.

"Almeno avvertimi se..." Mi guardò di sfuggita il polso" Non credo di poterlo pronunciare ad alta voce senza andare lì e prenderlo a calci"

"Ormai è passato, non mi sfiorerà" cercai di rassicurarlo, afferrandogli la mano e stringendogliela brevemente prima di lasciarla cadere sulle mie gambe.

Poggiai il capo sulla sua spalla, aspettando pazientemente il suo volo mentre segretamente mi godevo il calore emanato dal suo corpo.

L'aeroporto non era così affollato come me lo sarei aspettato. C'erano soltanto gruppi di turisti qua e là e qualche viaggiatore smarrito alla ricerca del proprio gate. Le persone sembravano troppo indaffarate per guardare nella nostra direzione, e gliene fui molto grata. Tom aveva incontrato solo qualche fan dentro l'aeroporto e, in cambio di un autografo e una foto-ricordo, aveva chiesto loro di non diffondere il luogo in cui si trovava, al fine di non attirare troppa gente, cosa che le ragazze avevano accettato con una rassicurazione e un timido sorriso imbarazzato.

Lay Your Heart On Me [A Tom Hiddleston Fanfiction]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora