"Brooke?" Chiedo riconoscendo la ragazza fuori dalla mia porta con un sorriso stampato in volto e alcune ciocche di capelli leggermente arricciati e mori che le cadono sulla fronte pallida.
"Ciao, disturbo?" Chiede lei gentilmente ed io ancora confuso per la sua visita scuoto la testa lasciandola entrare, la mora si toglie il cappotto appoggiandolo sul'attaccapanni ormai conosce questa casa, ho perso il conto delle volte in cui è venuta qui con Luke o delle volte che sono rimasti a dormire dopo una festa."Non ti preoccupare, non sono qui di nuovo per assillarti con qualche mia paranoia ti ho solo portato questa" dice porgendomi una felpa, la afferro confuso e la guardo riconoscendo lo stemma della mia squadra di football preferita.
"Questa è la mia felpa, perchè la avevi tu?" Chiedo e lei sorride dolcemente, come se avessi detto una cosa stupidissima.
"L'hai lasciata in camera da Samantha, viviamo nella stessa sorellanza te l'ho riportata, lei si è rifiutata" dice alzando le spalle ed io annuisco mentre appoggio la felpa sul divano, non appena mi giro vedo Brooke con gli occhi puntati su un peluche di Rebecca lasciato sul tavolino, mi lamentavo di continuo con la piccoletta quando lasciava i giocattoli per casa, ma ora non posso più farlo."Emh, ho saputo da Luke quello che è successo" dice lei puntando i suoi occhi azzurri nei miei, sorrido leggermente prima di annuire non sapendo cosa dirle.
"Mi dispiace Ashton" sorrido scuotendo la testa.
"Smettetela di scusarvi tutti, non è colpa di nessuno se non la mia" dico e lei si irrigidisce immediatamente stringendo i pugni.
"Non è colpa tua Ash, tu non eri un genitore orribile come credi, tu sei migliore di così" dice come se si fosse incazzata ed io scoppio in una risata ironica, come Luke crede di sapere quello che sto passando e quello che provo."E tu cosa ne sai? Non puoi sapere cosa è un buon genitore, non sei madre, non sai cosa significa crescere qualcuno, probabilmente te, come Luke, sei cresciuta in una bolla di vetro perfetta creata dai tuoi perfetti genitori, tu non puoi sapere niente di tutto ciò Brooke" dico fissandola dritto negli occhi e lei mi guarda con i suoi occhi azzurri come se da un momento all'altro potesse schiaffeggiarmi.
"Io sono cresciuta in una casa famiglia Ashton, nessuno meglio di me sa cosa ci si prova a passare in questa merda, nessuno mi ha mai creato una fottuta bolla di vetro attorno a me e tu brutto coglione non hai neanche idea di cosa sia un vero genitore di merda, uno di quelli che ti prendono a schiaffi ubriachi di notte, uno di quelli che non si ricorda neanche il tuo nome, uno di quelli che non ti guarda neanche in faccia perchè troppo fatto, questo è una merda di genitore"La ragazza mi urla contro mentre i suoi occhi diventano lucidi, la guardo in silenzio mentre mi sento sputare addosso questo pezzo del suo passato, Brooke mi guarda per un mezzo secondo prima di sorridermi amaramente e dirigersi verso l'uscita.
"Che cretina, ed io che volevo venire qui a chiederti come stavi per essere gentile visto che tu ti sei subito le mie paranoie su Luke, ma fa niente, non sono ben accetta" dice afferrando la maniglia ma io scuoto la testa prima di oltrepassarla e chiuderle la porta evitando di farla uscire."Okay, sono stato uno stronzo di prima categoria e mi dispiace, non dovevo urlarti contro Brooke, ma non andartene ti prego" dico io e lei mi guarda indecisa sul da farsi.
"Sei stato una merda Ashton, non osare mai più dirmi chi sono o la prossima volta ti schiaffeggio" dice lei facendomi sorridere ed io annuisco mentre anche lei inclina le labbra in un sorriso.
"Posso farmi perdonare offrendoti una sigaretta?" Chiedo mostrandole il pacchetto e lei annuisce afferrandone una e seguendomi sul piccolo balconcino dove in genere Calum fa crescere le sue piantine, mi dice sempre che sono piccole piante di edera ma ormai ho smesso di farmi domande su di lui."Perchè sei finita là?" Chiedo io riferendomi alla casa famiglia e Brooke mi ascolta mentre si accende la sua sigaretta per poi passarmi l'accendino di un rosa sgargiante, piacerebbe a Rebecca.
"I miei genitori erano molto giovani, avevano solo venti anni quando mi hanno avuta, ero stata uno sbaglio fatto in una notte in cui avevano esagerato con l'alcol, non mi hanno mai davvero voluto ma mia nonna era cristiana e non ha lasciato abortire mia madre, così mi hanno messo al mondo e per loro ero solo uno stupido intralcio alle loro vite composte da droga, alcol e feste. Erano cattivi con me, mi chiudevano in camera per ore mentre loro uscivano, stavano fuori tutta la notte e quando tornavano ubriachi facevano a gara a chi mi dava il calcio più forte, mi prendevano in giro perchè piangevo, mia madre a volte neanche si ricordava il mio nome, mi chiamava cosetta e mio padre era troppo impegnato a provare a farsi altre ragazze per considerarmi, litigavano di continuo e quando osavo intromettermi prendevo altre botte" dice lei ed io la ascolto in silenzio immaginandomi una bambina da sola con quei due stronzi, troppo piccola per potersi difendere e troppo sola per poter chiedere aiuto a qualcuno.